MIHAJLOVIC, CARATTERE DECISO MA MAI IPOCRITA


Il Sinisa granata sembra essere stato
disegnato dal destino. Sì, perché ha tutto, ma proprio tutto quello che
significa essere del Toro. Sanguigno, furioso, istintivo, ma capace di mettere
cuore e anima nel suo lavoro, per il bene della squadra. E così mister
Mihajlovic somatizza, s’incazza, ci sta male, si aggroviglia e s’incasina di
cause e concause, dopo ogni partita in cui il suo Toro gioca bene per 45
minuti, poi molla, riprende a giocare bene, ma alla fine perde la partita. E’
quello che abbiamo visto a San Siro nella partita di Coppa Italia che il Torino
ha giocato contro il Milan. Nel primo tempo abbiamo visto un Toro capace di
piacevoli manovre, bello e determinato. Ha aggredito l’avversario ed è andato
in vantaggio con una bellissima rete di Belotti, che si è involato in area di
rigore avversaria ed ha fatto partire un destro che ha superato Donnarumma. Il
Milan di Montella si è subito trovato spiazzato, forse perché non s’aspettava
un Toro così ordinato tatticamente, intelligente nelle ripartenze e anche
preciso nei passaggi e nelle verticalizzazioni. Brillanti i componenti di
centrocampo che si sono avvalsi di uno splendido Ljajic salito in cattedra, e della
velocità di un Iturbe che sembrava andare a mille all’ora, mentre Belotti lottava
da vero guerriero contro un Paletta che gli ha fatto sentire più d’una volta i
suoi tacchetti. Ma è tutta la squadra del Toro che ha brillato nel primo tempo,
con il pensiero fisso di potere regalare ai suoi tifosi il derby di Coppa
Italia con la Juve, dopo aver vinto contro il Milan. Poi, nel secondo tempo, la
confusione, l’incertezza e forse anche un’ingiustificata paura di perdere, ha
fatto sì che i granata si abbassassero in maniera smisurata, dando così campo a
un Milan che fino a quel punto non aveva dato segni di vitalità. Così i
rossoneri hanno preso animo, il Toro è andato in barca e tutto è stato più
facile per il Milan che ha approfittato del momento propizio, per pareggiare le
sorti con Kucka e poi segnando il 2 a 1 definitivo con Bonaventura. Tutto in 3
minuti di pura follia granata, che così facendo ha mandato ai quarti di finale
un Milan che dovrà vedersela con la Juve allo Juventus Stadium. Certo, il Milan
di Montella è apparso cinico e sornione, davanti un Toro ingenuo che pecca di
maturità. Ma forse è proprio questo il cruccio di Sinisa, che si danna sul
fatto di una tenuta psicologica che non avviene nell’arco dei 90 o 95 minuti di
partita. Egli è convinto che il problema dei suoi ragazzi sia psicologico e non
fisico e atletico. I ragazzi si allenano bene e riprovano a memoria schemi e
ripartenze, mentre si dà pure molta importanza anche ai calci piazzati. Insomma
la squadra c’è, il livello tecnico si è alzato, anche se manca ancora qualcosa
in difesa e, soprattutto,bisogna avere pazienza che giovani interessanti e di
qualità crescano dal punto di vista del carattere, della tenuta e anche della
gestione della partita dopo averla dominata anche per lunghi tratti della gara.
Noi siamo convinti che si tratti di tempo, che Baselli, Barreca, Benassi, Boyè,
Iturbe, Ljajic, maturino mentalmente al pari del loro talento. Per Belotti,
invece, il discorso è da fare a parte. Lui è il valore aggiunto di un Toro che si
pregia di un attaccante di qualità superiore. Il “gallo” sarebbe già pronto per
la Champions League, ma questo Toro no. Bisogna dunque avere pazienza e
affrettare una maturazione che tarda ad arrivare. Sinisa Mihajlovic, con il suo
carattere, con la cocciutaggine che si ritrova, con la voglia di Toro che ha,
sicuramente ci riuscirà. Si arrabbierà ancora, non dormirà la notte, vivrà
ancora qualche domenica pomeriggio in cui si presenterà giustamente rabbuiato in
conferenza stampa contro noi giornalisti, ma è il suo modo di essere. Meglio
così, perché tutto ciò è significativo di chi mette l’anima in tutto quello che
fa. E in un mondo del calcio in cui esistono solo i lauti contratti, ed il vile
denaro sembra essere l’unico scopo di un calcio che non è più gioco, noi
diciamo senza remora alcuna: “Ben vengano personaggi come Sinisa”.
Salvino
Cavallaro