Il calcio non è solo uno sport,
che deve il suo successo ai risultati delle partite della domenica, ma anche
alle forti passioni, che esso può far nascere in ognuno di noi,anche insospettabili
persone,che vivono i momenti della loro vita quotidiana con routinarietà e
monotonia.
Non si spiegherebbe altrimenti
perché tanta gente si sobbarca sacrifici inenarrabili, che possono apparire
esilaranti per chi vive il fenomeno dall’esterno, ma spontanei e giustificati
dal grande amore, che lega un vero tifoso alla squadra del cuore.
Questa è la premessa,l’avete
capito, per potervi raccontare,magari con una sottile punta d’ironia, la mia
avventura a Lisbona a tifare Juve per la prima volta all’estero.
Cominciamo dall’inizio. Nei
giorni precedenti si vive in trepida attesa del sorteggio di Coppa per
conoscere subito la squadra,che dovremo affrontare nel turno successivo perché così potremo
attaccarci al pc per cercare di
organizzare il viaggio con la più bassa tariffa sul mercato.
Benfica! Dunque si va a Lisbona.
Neanche il tempo di leggere il nome della squadra avversaria che il prezzo dei
biglietti d’aereo aumenta così vertiginosamente
da sconsigliare il viaggio. Alla
delusione per il progetto svanito a
causa dell’ingordigia delle grandi compagnie aeree di linea,subentra ben presto
l’euforia a causa di un’occasionale viaggio low-cost,anche se con uno scalo
intermedio a Marsiglia, scoperto dal presidente dello Juve Club “G.Scirea” di
S.Lucia del Mela. Quindi si parte per
Lisbona da Palermo per ritornare a Catania all’indomani della partita, facendo
scalo intermedio a Marsiglia. Prima della partenza purtroppo bisognerà asciugare le lacrime di
una nipotina,juventina anche lei, rimasta a casa controvoglia per ovvi motivi
d’età.
Dopo un lungo viaggio di circa 12
ore atterriamo a Lisbona e il primo pensiero è per la foto ricordo con lo
striscione dello Juve Club dinanzi all’uscita dell’aeroporto portoghese. La
sera per le vie del centro Lisbona si offre in tutta la sua bellezza e si
scopre ospitale: si notano sciarpe dedicate alla partita dell’indomani con i
colori di entrambe le squadre, bandiere bianconere a sventolare assieme a
quelle biancorosse! Sembra veramente una
festa lusitana e juventina, che ci sorprende un po’ perché non ci aspettavamo
un clima ostile,ma neppure così caloroso. Sembra di essere ad una festa di
piazza. Ci manca il calcio comunque, per
cui non appena scorgiamo un maxi-schermo, che trasmette le immagini di Real
Madrid- Bayern Monaco, ordiniamo un boccale di birra, mentre lì davanti a noi
si sfidano due gruppetti di spagnoli e tedeschi a seconda delle sorti della partita.
Arriva il giorno della sfida e la
mattina ci rechiamo di buon’ora a ritirare la busta con i biglietti per lo
stadio. Nella hall di uno splendido hotel ci aspetta Antonella (nome di
fantasia), che ha l’incarico di consegnare i biglietti ai rappresentanti dei numerosi Juve Club d’Italia. Restiamo
piacevolmente sorpresi dalla perfetta organizzazione messa in piedi in un paese
straniero dalla società per esaudire le richieste di biglietti dai numerosi
club d’Italia.
Adesso comincia la seconda fase
dell’incarico assegnatomi dal presidente dello Juve Club: rintracciare e
distribuire ai soci presenti a Lisbona i
biglietti per lo stadio da Luz del Benfica.
Ne approfitto così per conoscere un giovane di Foggia, che è arrivato
assieme ad altri quattro amici nella capitale portoghese con un pulmino,che
hanno guidato per 24 ore consecutive, alternandosi fra di loro fino a Lisbona
dalla lontana Puglia. E’ tuttavia contentissimo di stare lì e non vede l’ora
che inizi la partita nonostante la stanchezza accumulata lungo il viaggio senza
dormire. “Provare per credere”, ci dice.”Ci credo,ci credo”, gli rispondo, ma
non penso che proverò mai a fare un viaggio in auto di ben
Mancano ormai poche ore alla
partita,ma dobbiamo ancora consegnare alcuni biglietti a Gerardo,così mi è
stato detto dal presidente del nostro Juve Club. Finalmente Gerardo mi viene a
trovare all’Hard Rock; si nota in volto che ha incontrato notevoli difficoltà
per arrivare a Lisbona. Ci racconta così di essere partito ieri da Napoli,la
sua città, per l’aeroporto di Ciampino, ma di aver perso il volo prenotato perché
è rimasto bloccato nel traffico di Roma. Sembrava tutto saltato, ma la sua
passione non conosce ostacoli e quindi ha deciso,seduta stante, di traghettare
verso Barcellona prendendo a
Civitavecchia una nave, che fa questo servizio. Giunto a Barcellona, ha dormito
come un ragazzino in un ostello della gioventù e l’indomani si è imbarcato sul
primo aereo per Oporto. Qui atterrato, è salito su un treno per Lisbona, dove è
arrivato trafelato giusto in tempo per farsi consegnare il biglietto per lo
stadio.
Insomma un’odissea quella
raccontata da Gerardo, a cui difficilmente si troverebbe gente disponibile a
credere, se non fosse che tutto diventa possibile, se animato dalla forza
della passione per la squadra della Juve! Tutto è
sopportabile per avere un’altra chance di gridare “Forza Juve” e poter ammirare
i nostri ragazzi all’estero.
Gerardo diventerà per me,che
vengo dalla Sicilia, il simbolo dei tifosi del Sud,che amano,forse in maniera
troppo viscerale,appassionata,senza confini la squadra bianconera.
Ma non è il solo episodio di
amore sconfinato per la Juve,che ci è stato raccontato. Alcuni tifosi milanesi
hanno deciso di volare verso Londra e da qui a Lisbona per poter risparmiare
qualche euro,mentre altri addirittura sono arrivati a Lisbona l’indomani della
partita perché il loro aereo ha avuto un guasto,per cui è dovuto ritornare
indietro all’aeroporto di Milano Malpensa,da dove è ripartito soltanto
all’indomani. Sono rimasto a bocca aperta,come si suol dire: non solo la paura
del volo interrotto all’improvviso,ma anche la fregatura di non poter assistere
alla partita ,che era l’unico motivo del viaggio. Al loro confronto appare
banale un viaggio in auto da Carrara di alcuni tifosi fino a Marsiglia, per
volare da lì a Lisbona e ritorno!
C’è però l’altra faccia della
medaglia. Di fronte ad esempi come questi di attaccamento alla squadra bianconera ,non si
può fare a meno di sottolineare
l’assenza a Lisbona del grande tifo organizzato. Quello per intenderci sempre
presente allo Juve Stadium. A Lisbona
eravamo circa trecento o poco più e per
una partita di semifinale di Europa League,non sono molti. C’è da dire che già
in altre partite importanti,come a Firenze o in Turchia, si era notato il
ridotto numero di tifosi al seguito della squadra bianconera. Non ci pare di
aver visto il club dei “Drughi” di Torino,ad esempio ,che rappresenta il club
più famoso della tifoseria juventina. Peccato davvero,hanno perso un’occasione
perché con il loro contributo la Juve avrebbe sicuramente avuto un uomo in più in
campo. Mi chiedo se sia un’assenza voluta oppure casuale. Tutto però fa pensare
che qualcosa si sia guastato nelle relazioni fra società e club di tifosi
organizzati. Al di là di questa nota negativa, le storie raccontate dai tifosi
a Lisbona sembrano in realtà storie di romantica follia verso la squadra del
cuore. Ma la Juventus,dopo queste vere e proprie disavventure di viaggio,che
hanno richiesto sacrifici fisici ed economici non indifferenti,può essere
considerata ancora soltanto una squadra di calcio? Oppure è qualcosa che
travalica il concetto di squadra di calcio,come fenomeno sportivo? Penso
proprio di sì ! la Juventus è come se fosse diventata per gran parte dei tifosi la fidanzata,che non ti tradisce mai; la donna,che
colora i tuoi pensieri; l’amica che ti fa sentire importante , invidiato
dai colleghi ; è un’opportunità in più
per vendicarti delle ingiustizie,che ogni giorno hai dovuto sopportare; è la
gioia dopo tante amarezze, che la vita non ti ha risparmiato. E’ quel sogno che
ogni tifoso insegue per una vita e che si rinnova ogni volta che undici ragazzi
in bianconero inseguono una palla su un prato verde e conquistano una vittoria
anche per lui.
Attilio Andriolo
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