BUFFON BATTE LIONE, 1 A 0


Con tutto il rispetto per la
rete realizzata da Cuadrado, è evidente
a tutti che la partita di Champions League tra Lione e Juventus, sia
stata vinta dal numero 1 e capitano della Vecchia Signora. Infatti, oltre il
rigore parato, Gigi Buffon ha
neutralizzato almeno due chiare occasioni da gol degli avversari. In più, ha
messo in campo una grinta e una determinazione di particolare intensità
emotiva, che sono state l’emblema del suo recondito offeso dalla smisurata
critica fatta a sue spese, dopo alcune recenti incertezze tecniche capitate tra
la Nazionale e la stessa Juventus. “Che
vadano al funerale, tanto non troveranno nessuno”, dice con comprensibile
amarezza Gigi Buffon a fine partita. “Ho già detto tante volte, senza
presunzione, di essere da solo molto autocritico e non ho bisogno di sentire la
spocchia degli altri che mancano di rispetto alla carriera e allo spessore di
una persona. Ho sentito tante stupidate in questi giorni, ma una sola cosa è stata
giusta: da Buffon si deve pretendere di più”. Faccia dura e sguardo fisso
alle telecamere, il Gigi nazionale sembrava quasi non assaporare una vittoria
che sarà ricordata per le sue strabilianti parate, talmente era la voglia di
togliersi dalle scarpe quei fastidiosi sassolini. Ma, detto questo, veniamo
all’analisi di un match per nulla interessante sotto il profilo del gioco,
anche se caparbio nel volere ottenere da parte della Juve, un risultato capace
di metterla al sicuro per proseguire il suo cammino in Champions. E’ la
fisionomia che appare a tutti in questo inizio di stagione della Vecchia
Signora, la quale è cinica più che mai, senza fronzoli e, a tratti, pure
noiosa. Sarà perché si chiama Juventus, sarà per il nome altisonante dei
campioni che ne fanno parte, fatto è che il suo non giocar bene e quindi non
divertire, è davvero una notizia che non ti aspetti. Certo, nel calcio ci sono
pure gli avversari da considerare, tuttavia, il problema non sta propriamente
in questi termini, poiché è proprio il gioco che è latitante. E quando nel
calcio manca il gioco, vuol dire che gli interpreti devono ancora capire bene
il da farsi. Ecco, a parer nostro il problema sta proprio qui. Tenuto conto che
questa estate la Juve ha cambiato molti dei suoi interpreti principali, ci vorrà
un po’ di tempo affinché i meccanismi di gioco vengano assimilati in maniera
lineare. Questa incertezza tecnica che si aggiunge a quella tattica, (difesa a
tre o a quattro? Centrocampo a cinque o a tre? Attacco a due o a tre?
Trequartista o no dietro le due punte? Chi metto centrale davanti alla difesa?)
fanno pensare a un cantiere che, tuttavia, tiene conto della sostanza e cioè
della vittoria. Prova ne è che questa Juve, pur con tutti i suoi grossi limiti
di gioco e quindi di spettacolo, si trova a essere prima in campionato con 5
punti di vantaggio sulle seconde in classifica, ed è pure in testa in Champions
League a pari punti con il Siviglia. Che dire allora? Stiano zitti (almeno per
il momento) i fautori del bel calcio, del gioco limpido e arioso capace di
giocate che conquistano, mentre i tifosi juventini si consolino di vincere,
passando attraverso quella sofferenza che storicamente non è di casa nella
società di Corso Galileo Ferraris a Torino. Aspettare questa Juventus è
obbligo, perché oggi come oggi non vediamo come possa controbattere le potenze
calcistiche europee come, Real Madrid, Bayern Monaco, Barcellona. Per questo
siamo convinti che fin dal prossimo febbraio – marzo, sarà tutta un’altra
musica.
Salvino
Cavallaro