ALDO AGROPPI, “NON SO PARLARE SOTTOVOCE”


Adesso è ufficiale, il libro di Aldo Agroppi
uscirà il prossimo dicembre in tutte le librerie d’Italia e sarà pubblicato da
Cairo Editore. Mai titolo di un libro fu adatto al suo contenuto. Aldo è così,
prendere o lasciare. E’ il destino di tutte le persone schiette come lui,
toscano fino alla punta dei capelli nel non conoscere dove sta di casa l’ipocrisia.
Ricordo di aver letto con molto piacere il file che mi era stato inviato via
mail. Bozze corrette e ricorrette dall’autore, che sapevano di impegno
letterario da parte di chi si accingeva per la prima volta a scrivere un libro da
solo, chiarendo pubblicamente come egli è nella sua anima e nel suo più
profondo essere, con i pro e i contro di un carattere che è simile a un “legno storto”, così come (dice lui),
era il “su babbo”. Devo dire che lo scorrere di questo lungo e intenso lavoro
letterario, mi aveva affascinato sotto l’aspetto della conoscenza di un
percorso di vita fatto in rettilineo, ma che spesso ha subito curve improvvise
e inaspettate. L’amore eterno per Nadia, sua moglie, donna perfetta, con la
quale condivide lunghi anni di matrimonio felice. E poi momenti di ricordi e figure
incancellabili della sua famiglia che tracciano un passato fatto di umiltà e
tanto orgoglio. Tutto questo s’interseca agli aneddoti che si sono sviluppati
tra antipatie e polemiche vissute con personaggi del mondo pallonaro, vedi
Mancini, Lippi, Sacchi. Pagine e capitoli in cui Aldo mette a nudo le proprie
ansie, le fragilità, l’oscurità e il pessimismo verso il mondo d’oggi che ha
perso il senso dell’equilibrio e dei valori umani. Ma al contempo ho letto pagine
che fanno sorridere, che sono esilaranti, capaci di contrapporsi a certi
racconti commoventi. Il Toro, Gigi Meroni e la giornata di una maledetta domenica
d’ottobre che inizia con la vittoria sulla Sampdoria e si conclude tragicamente
con la morte della “farfalla” granata. Chi conosce Aldo Agroppi lo ritiene un
caro amico, e chi come me ha avuto l’occasione di intervistarlo più volte,
coglie sempre in lui il tratto malinconico di un’anima spesso inquieta,
sensibile, reattiva alle storture e alle ingiustizie della vita, ma al contempo
capace di sciogliersi come un bimbo. Sono i forti sentimenti contrapposti che
lo coinvolgono personalmente, e forse, chissà, sono stati gli artefici del suo
male oscuro che a un certo punto gli ha cambiato la vita. E’ l’Aldo Agroppi degli
estremi opposti tra loro, che si sviluppano tra picchi di positività ad altri
di negatività. E’ il marchio della sua vita di ex calciatore professionista e
di uomo che con la sua schiettezza si è inimicato anche i “papaveri” del
Potere. Per questo ha pagato a lungo sulla sua persona, ma la cosa più bella è
che egli fa di questo suo modo d’essere il suo orgoglio. Senza rimpianti, senza
incertezze, ma con la consapevolezza che se la sua vita dovesse ricominciare
rifarebbe esattamente ciò che ha fatto. E’ Aldo Agroppi, mediano arcigno e
marcatore senza mezzi termini in campo e nella vita. Incendiario e mai
pompiere, per questo non sa parlare sottovoce.
Salvino
Cavallaro