LE RONDINI, IL SOGNO DI VOLARE E LA VITA CHE VA OLTRE LA MORTE


E’ stata la domenica del pallone che non
scorderemo mai. E’ stata la 28ma giornata di Campionato di Serie A, in cui
neanche il sorpasso in classifica della Juventus sul Napoli ha fatto rumore
quanto il silenzio assordante degli attimi e delle emozioni suscitate nel
ricordo di Davide Astori. La voce di
Lucio Dalla che canta: “Vorrei girare il cielo come le rondini….”sembra arrivare dall’aldilà, mentre
con fare discreto penetra tra le pieghe dell’anima. E intanto scorrono impietose
le immagini di Davide mentre rincorre il pallone della vita. Stadi ammutoliti e
calciatori abbracciati in mezzo al campo prima dell’inizio della partita. Ma
questo abbraccio sincero è stato diverso dal solito momento di ipocrisia cui
siamo purtroppo abituati ad assistere. Questo abbraccio tra giocatori che
vestono maglie diverse e hanno diversi obiettivi da raggiungere, adesso, in
questo momento, ha il gusto vero dell’umano. Arbitri, assistenti, giocatori,
avversari di squadra, tutti stretti a guardare quelle immagini e ascoltare la
poesia cantata da Lucio Dalla: “Le
rondini” appunto. E anche il cielo in questa mesta domenica pallonara di
marzo ha deciso di piangere, di commuoversi, di insegnarci che la vita e unica
e va oltre ogni cosa. Nuvole basse, cielo plumbeo in tutta Italia e pioggia a catinelle,
hanno accompagnato un momento di riflessione verso il senso dell’esistenza,
della morte e della vita, che per Davide
Astori si è recisa troppo presto. E intanto, quelle che sembravano essere gocce di
pioggia scendere sul viso dei calciatori, ci accorgiamo che sono lacrime vere. Momenti struggenti,
forti, intrisi di emozione, in cui anche il pallone ha dato
la dimostrazione di sapere aspettare. E mentre tace anche il fischio dell’arbitro,
che in questi momenti rifiuta con discrezione e rispetto la sua autorità di
sempre, i tifosi sugli spalti mostrano al mondo i loro pensieri toccanti, i
loro sentimenti manifestati attraverso le sciarpe, le bandiere, le foto giganti
di Davide Astori con dediche tipo “Ciao capitano”, che prendono il cuore e
danno un calcio al pallone della morte. Un minuto di raccoglimento che sembra
una dolce e commovente eternità. Per ovvie ragioni lo stadio di Firenze (dove la
partita è stata interrotta per un attimo al 13 minuto del primo tempo, per
ricordare il numero di maglia di Astori) è stato il fulcro di questo inizio di gara
particolare. Ma anche Cagliari, Roma, Verona, Torino, Bologna, Genova, Crotone,
Reggio Emilia, Milano, hanno tributato il ricordo di Astori. Cerimonia davvero
toccante, unica per rispetto, per affetto e voglia di inebriarsi di sentimenti
di amicizia. E intanto l’arbitro decide che adesso è ora di cominciare. Il suo
fischio stavolta è autoritario e doveroso. E’ ora di giocare, di rincorrere il
pallone, di scontrarsi,di fare fallo e se possibile di chiedere scusa e dare la
mano all’avversario per rialzarsi. Sono le premesse, ma anche le promesse mai
mantenute di un mondo che non è così, lo sappiamo. Ma oggi, almeno per un minuto, per un solo attimo,
grazie a Davide Astori, abbiamo vissuto
il sogno di una illusione che fa bene all’anima. Sono “Le rondini” di Lucio Dalla (ma anche le nostre), dalle
quali cerchiamo sempre di estrarre il significato profondo della vita, delle
cose semplici, di quelle cose che contano davvero. Già, questa volta il pallone
ci ha dimostrato la sua vera faccia: quella della vita oltre la morte.
Salvino
Cavallaro