PAPA FRANCESCO – MARADONA - E LA PARTITA PER LA PACE.


Quando c’è Papa Francesco di mezzo, tutto sembra unirsi per incanto. Già, il Sommo
Pontefice con la sua semplicità, con il suo modo discreto di porsi davanti al
mondo, è l’unica persona capace di unire tutti. Infatti, da quando Francesco è
stato eletto Papa, non abbiamo mai sentito alcuna critica nei suoi confronti,
ma solo grande stima e affetto. Egli è al centro di ogni cosa terrena; si
chiami pace, fraternità tra popoli o tenerezza dei buoni sentimenti, Francesco
è lì in qualità di figura misericordiosa a dare respiro a un mondo falcidiato
dalle guerre, dai soprusi e da tutto ciò che si identifica nel male. Ma c’è l’amore
infinito che è senso di ogni cosa. E c’è pure il suo significato a dare
sostanza alle giornate più buie, quelle che ti fanno pensare tristemente alla
difficoltà di vivere. Ma Francesco è sempre lì, ed appare costantemente con gesti
e parole che sono il toccasana per il cuore. Non è facile retorica la nostra,
ma più semplicemente la traduzione di quanto ci viene insegnato attraverso i
messaggi di pace, che non devono mai venire a mancarci come senso di unione per
un bene così inestimabile, di cui troppe
volte davvero ne offuschiamo la limpidezza. E così nel corso della partita per
la pace, in cui si sono raccolti i proventi per i bambini e per tutte le
persone più bisognose (tra cui i recenti terremotati di Amatrice, Accumoli e i
paesi colpiti dal sisma il 24 agosto scorso), il messaggio di unione per la
pace ha avuto il solito grande e profondo significato capace di entrare dentro
l’anima e sollecitare le pigre corde del fare. Un pallone che rotola in mezzo
al campo dell’Olimpico di Roma, grandi campioni del passato come Diego Armando Maradona a far da testimonial, le telecamere della Rai per dare
maggiore risalto all’evento calcistico, e poi la gente sugli spalti a far da
cornice a un quadro che ne disegna chiaramente i tratti di quei sentimenti che
non possono far altro che unire. Unirci sopra ogni cosa attraverso il calcio e
l’aggregazione sociale che, una volta tanto, non si divide in fazioni ma si
sente unicamente partecipe di un messaggio di pace. Ma ciò che ci ha colpito
maggiormente, è stato come i gol, il risultato della partita, la curiosità di
vedere all’opera giocatori come Maradona,
Totti, Di Natale, Cafù, Candela, Burdisso,
Mauri, Ronaldinho, Veron, Davids, Bojan, Abidal, Crespo e altri illustri
nomi del calcio mondiale che vantavano pure la presenza dell’allenatore Fabio Capello, erano poca cosa in
confronto al messaggio di pace e di unione che aleggiava su quello Stadio Olimpico,
in una notte romana che ha saputo conciliarne i grandi temi. Sì, ci piace proprio
questo pallone ispirato da Papa
Francesco che è venuto dall’altra parte del mondo per sensibilizzarci e per
ricordarci la grande responsabilità di sentirci uniti, non a parole ma con i
fatti. In questa occasione, come peraltro anche in altre, il calcio ha dato una
mano a Francesco, ma anche a noi che abbiamo apprezzato questo evento trasmesso
al mondo come qualcosa di alto spessore umano.
Salvino
Cavallaro