ROMA CALCIO, SOCIETÀ GRAVEMENTE ASSENTE.


Si può spiegare solo
così, l’eterna diatriba tra Spalletti e
Totti che sta pure diventando
pesante. Una storia senza fine che nuoce alla squadra, allo spogliatoio e alla
società stessa. Così, nell’ambito della tifoseria romanista c’è stata una sorta
di spaccatura. C’è chi si schiera a favore di Spalletti e chi preferisce
tutelare il “pupone” Francesco Totti. Una sorta d’ambiente farraginoso in cui
la polemica si accende ogni domenica, grazie a una società lontana mille miglia,
che più di una volta ha dimostrato di non sapere risolvere di petto la
situazione. Dopo il gol di Totti, che tra le mura bergamasche è valso il
definitivo pareggio dei giallorossi per 2 a 2 contro l’Atalanta, negli
spogliatoi c’è stato un alterco tra Spalletti
e Totti. Pare che siano volate
parole pesanti, mentre i toni decisamente accessi tra i due, hanno confermato
la guerra di nervi che è ormai sotto gli occhi di tutti. E, come dicevamo, la
società latita senza mai prendere una posizione. Più d’una volta abbiamo
scritto il nostro parere su questa squallida storia del pallone nostrano, così
ricco di denaro e talora pure inconsapevole di vivere un mondo a parte. Totti
non può pensare di essere un eterno calciatore e anche se resta il simbolo più
eclatante della tifoseria giallorossa, i suoi 40 anni dovrebbero fargli capire
che il tempo è passato. Lui deve capire che nell’assetto tattico voluto da
Spalletti, c’è bisogno di costruire il gioco ma anche di difenderlo, trovandosi
preparati in fase di interdizione. Per fare questo, devi correre tutta la
partita e non puoi più permetterti di pennellare da fermo passaggi di alta
scuola, senza avere più la forza di partecipare a quel movimento perpetuo che
lega i settori di centrocampo, difesa e attacco. Per questo Spalletti lo sta
utilizzando con il contagocce, perché se Totti viene inserito gli ultimi 15 o
20 minuti, è pure possibile che ti risolva la partita facendo la differenza.
Tutto ciò, non deve essere inteso come lesa maestà, ma più semplicemente come filosofia
di un gioco del calcio interpretato dalla squadra e non dal singolo calciatore.
Oggi il calcio è diventato più fisico e meno tecnico, per cui nella logica
dell’interscambio dei ruoli c’è bisogno di maggiore preparazione fisica e
mentale. Ed è proprio questo che il presidente Pallotta e la società Roma, avrebbero dovuto mettere in chiaro con
Totti fin dall’inizio del campionato. Un chiarimento necessario, tale da
sgomberare il campo da ogni fraintendimento o retro pensiero di mancanza di
rispetto. E invece Spalletti ha
dovuto affrontare praticamente da solo una situazione che si trascinava ormai
da troppo tempo. Francesco Totti è
un campione che per la Roma ha significato troppo, forse anche tutto. Ma adesso
deve dimostrare onestà intellettuale nel capire e dimostrare che è ora di
aiutare la Roma e i suoi compagni. Come? Mettendo al servizio degli altri la
sua grande esperienza di campione vero. Non fare polemica, non remare contro, ma
essere il fulcro dello spogliatoio di una Roma che gli resterà sempre nel
cuore. La società chiarisca una volta per tutte questi aspetti basilari. Con
dolcezza si accompagni Totti alla fine del calcio giocato e magari si proponga
un ruolo di dirigente nell’ambito di quella Roma che da sempre è stata il senso
della sua vita.
Salvino
Cavallaro