DYBALA E ITURBE, UN GOL DI VITA TRA I DIMENTICATI DA TUTTI


Non vorremmo essere marchiati con il timbro
indelebile di buonisti e dei fautori della facile retorica dei sentimenti, ma
nell’apprendere certe notizie non possiamo davvero non allargarne i contenuti. E
anche se viviamo in una società in cui il male fa sempre più notizia del bene,
noi insistiamo nel credere che nonostante certi articoli vengano letti da poche
persone, comunque lascino una piccola scia di riflessione. Detto questo,
passiamo a commentare la notizia che a Torino, in una di queste notti di freddo
gelido, due campioni di calcio hanno portato la loro solidarietà ai senzatetto.
Già, proprio così! E’ successo che tra le strade, i vicoli e i portici di una Torino notturna e
infreddolita, Paulo Dybala e Juan Manuel
Iturbe, si sostituissero alle decine di associazioni di volontariato che
fanno capo alla Comunità di Sant’Egidio. Prima incappucciati per non farsi
riconoscere e poi lentamente svelati i volti per parlare e donare un piatto
caldo ai clochard, i due campioni che sono amici da tanti anni, distribuiscono
cannelloni e lasagne, bevande calde, ma soprattutto calore umano, vicinanza,
sensibilità verso chi è meno fortunato ed è reduce da storie che rattristano perché
non hanno nulla da spartire con la vita vera, quella che merita di essere
vissuta e abbia un significato. “Può
servire da esempio ai bambini, ma anche a tanti adulti che ci seguono” - dice
Paulo Dybala – “alla gente che passa sempre per strada e guarda queste persone con
indifferenza, ha fretta e non si ferma mai un attimo. Mia madre mi ha insegnato
ad aiutare chi ha bisogno. Ricordo che facevo queste azioni anche quando ero a
Palermo. Certo, all’inizio era più facile perché non mi conosceva nessuno, ma
poi ho continuato lo stesso. A Torino esco anche con la mia ragazza e porto
quello che ho in casa, un pezzo di cioccolato o altro, l’importante è fare qualcosa”. E anche il neo granata Iturbe manifesta qualche significativo
pensiero in merito: “Lo faccio spesso,
specie quando non mi vede nessuno”.
Sono due argentini che vengono da famiglie umili. Radici che raccontano certe
difficoltà economiche della vita che sanno di vissuto, ed oggi che hanno
conosciuto la gloria e la ricchezza non dimenticano il passato. Girarsi indietro
per guardare il presente e immedesimarsi. Impossibile restare mani in mano,
passare, guardare e fare finta di niente. No, per Dybala e Iturbe non è davvero
possibile, perché certe visioni che manifestano l’abbandono della persona nel
sentirsi ultimi e dimenticati, non può certamente passare inosservato. E il
bello è pure che per qualche ora, nessuno dei barboni ha riconosciuto i due
campioni che hanno portato amicizia, attenzione, il calore di un gesto, di una
parola buona. Certo, quando questi gesti vengono fatti da personaggi importanti,
tutto assume una cassa di risonanza che deve fungere da esempio per emulare,
anche se non sei Dybala, Iturbe o
qualsiasi altro personaggio pubblico di grande importanza. L’aiuto verso chi
soffre non conosce nomi e cognomi, ma l’anima e il cuore di chi agisce
spontaneamente anche nell’anonimato. E noi che raccontiamo la storia del
pallone e le sue molteplici vicissitudini, non possiamo dimenticare di riferire
certi gesti di vita che ci fanno riflettere e ci servono da insegnamento. Tutti
possiamo fare qualcosa per gli altri. E anche se il bene viene letto poco o
niente, noi continueremo lo stesso a raccontarlo. E’ il nostro modo di fare
gol, anche se ne hai già subiti quattro.
Salvino
Cavallaro