IL MEMORIAL MARCO SALMERI COLLEGA TORINO A MILAZZO


I lettori ricorderanno che pochi giorni fa ci
siamo resi partecipi dell’informazione sul “Memorial
Marco Salmeri” di Milazzo (Me), che
quest’anno giunge alla sua terza edizione. Marco è stato un giovane calciatore morto
tragicamente in un incidente stradale all’età di 22 anni. Una storia che ha
coinvolto tante persone della città di Milazzo e dintorni, ma che ha saputo
sensibilizzare anche il mondo sportivo di Torino, tramite la società di calcio dilettantistica
Cit Turin. In quell’occasione avevamo parlato di un futuribile incontro tra i
genitori di Marco e il presidente Angelo Frau. Ebbene, questo incontro è
avvenuto in un tardo pomeriggio di sabato 4 febbraio. Le ombre della sera
imminente hanno accompagnato con un po’ di tristezza un momento di particolare
intensità emotiva, subito stemperata dalla grande ospitalità del Cit Turin e
del suo primo rappresentante. In questo appuntamento già fissato da tempo, si
sono creati i presupposti per un Memorial calcistico di grande importanza, che
verterà probabilmente su un triangolare
di Squadre Primavera, di cui ancora non si conosce il nome ma che sicuramente appartengono
a società di Serie A. Il presidente Frau, mettendo in mostra la sua grande
correttezza morale che lo contraddistingue da sempre, non ha incrementato
facili illusioni e voli pindarici, ma ha dato il suo appoggio per la riuscita
di un Memorial che, se si realizzerà, alzerà di gran lunga l’asticella di un
ricordo fatto attraverso la partecipazione del pallone che conta. Ma c’è ancora
un'altra cosa che vogliamo riferire di questo bellissimo incontro in casa del Cit
Turin, ed è la promessa del presidente Frau a papà Nino Salmeri, di regalare la
maglia con dedica a Marco (che era interista), di Maurito Icardi. Non una
maglia qualsiasi, ma la stessa maglia indossata dal capitano nerazzurro in
occasione della partita contro la Juve, che si è giocata allo Juventus Stadium.
In questa circostanza abbiamo avvertito attimi di intensa commozione da parte
della mamma e di papà Nino, il quale con grande dignità e attenzione a non
farsi scoprire con gli occhi lucidi di commozione, ha esclamato: “Grazie presidente, mi auguro che Marco da
lassù capisca i sacrifici di papà, mamma e adesso anche delle persone che, pur
non avendolo conosciuto personalmente, stanno imparando a volergli bene. Grazie
davvero. Di cuore”. E’ la parte più bella di un calcio che spesso non siamo
soliti cogliere, pieni come siamo di fatti e misfatti che nascondono certi
sentimenti che appartengono al senso di un gioco che resta pur sempre la
metafora della vita. Il dolore per la perdita di un figlio così giovane e in tragiche
circostanze, non ha prezzo. Tuttavia, l’unione di intenti e la sensibilità di
un mondo del calcio dilettantistico capace di prodigarsi per una nobile causa
nonostante la distanza logistica tra Torino e Milazzo, è davvero ammirevole e meritevole
di attenzione da parte di noi cronisti. E’ il calcio dei dilettanti, delle
persone di buona volontà che fanno volontariato per il bene sportivo e sociale
dei giovani. E’ il pallone dei pochi soldi e dei sacrifici immensi, che contatta
il mondo professionistico come collegamento ad una forza unica che significa
atto di umanità, di vicinanza, di affetto. Eppure, il presidente Frau, forse
per dissolvere un momento carico di emozione, l’ha definito il “Memorial del
sorriso e dell’amicizia”, nel ricordo di un giovane calciatore travolto da un
tragico destino. Sono storie di vita e di calcio, come tante ce ne sono al
mondo. Famiglie colpite dal lutto e da un insanabile dolore, che spesso cercano
di curare piaghe inguaribili e lottano per non far cadere nell’oblio dei
sentimenti la figura del proprio figlio. E’ l’inevitabile trascorrere del tempo
che induce a dimenticare. Ragazzi che attraverso il calcio hanno amato la vita e
anche un sogno da sempre sognato, che però non si è mai realizzato. E’ l’altra
faccia di un pallone legato ai sentimenti che non conosce fazioni, odi e veleni
sportivi, ma che ci fa riflettere su un qualcosa che vale la pena credere
insieme. Da nord a sud di questa nostra Italia del pallone, che non deve porre
barriere limitanti a qualcosa che va oltre la delusione del gol mancato e della
partita persa. E’ il calcio che significa vita. E quando questa vita si perde
tragicamente e tronca i suoi interpreti, allora si ha l’obbligo di continuare a
credere nel ricordo dell’esempio che ci è stato lasciato come patrimonio. Sì, perché
il tempo non può cancellare un puzzle mai ultimato, per la mancanza di alcune
tessere che non si sono potute incastrare per colpa del destino. E’ questo il
pensiero verso Marco e verso chi, come lui, amava il calcio e la vita che non
gli è stata amica. A noi non resta che proseguire il nostro dovere di cronisti,
rendendo tutti partecipi di incontri come quello avvenuto a Torino in una sera
di Febbraio al Cit Turin, tra i genitori di Marco venuti da lontano e un
presidente generoso come Angelo Frau. Per non dimenticare.
Salvino
Cavallaro