LO STATO MAGGIORE DELLA JUVENTUS INCONTRA I SUOI CLUB DOC


Che bello sarebbe se nel calcio come nella
vita si potessero attingere le cose positive per scartare gli esempi più
negativi. Tutto questo indipendentemente da certe aprioristiche chiusure
mentali che ne inibiscono la possibilità di crescita collettiva. Nessuno è
perfetto, ma qualcuno sbaglia meno di altri e dunque merita di essere preso
come esempio. Partendo dunque dal presupposto che la perfezione non esiste e che
dalla medaglia delle cose buone c’è sempre il risvolto di quelle meno buone,
dobbiamo dire che al di là delle simpatie o antiche antipatie, l’esempio di
qualità, di programmazione, di gestione amministrativa, commerciale e tecnica
che dà la Juventus, è oggettivamente da imitare per potere crescere. Ci
rendiamo conto che questo nostro articolo non possa suscitare apprezzamenti da
parte di quella metà di tifosi italiani che non sono di fede juventina, tuttavia, riteniamo
opportuno fare buona informazione facendo cronaca e parlando di certe tematiche di professionalità
gestionale emerse dall'incontro voluto da una azienda calcio di successo come la Vecchia Signora. Valutazioni
che quantomeno devono essere prese in considerazione attraverso punti di
riflessione, nel tentativo di costruire insieme un mondo del pallone italiano,
che al di là della disparità di potenza economica, deve essere amministrato con
capacità progettuali che ne fanno la differenza. Una sorta di formazione collettiva
che va oltre il minimalismo degli spiccioli veleni e della pochezza delle insanabili rivalità,
per una crescita esponenziale di settore. Detto questo, ci piace dare
informazione dell’incontro avvenuto allo Juventus Stadium da parte della
società con i suoi Club Doc. Ecco i concetti più esplicativi di una
comunicazione che tiene anche conto dell’etica professionale. La festa del
coordinamento ha fatto emergere i dati di 133 mila iscritti per 488 Club Doc,
di cui 69 fuori dall’Italia, con il 32% di crescita rispetto al 2016. Un evento
atteso da tutti i Club bianconeri ma anche dalla dirigenza della Juventus che
si è presentata puntuale con tutto il suo stato maggiore. Agnelli, Marotta,
Nedved, Mazzia e in appoggio al centro di coordinamento anche Mariella Scirea, moglie
dell’indimenticato Gaetano. Un incontro che si è occupato marginalmente di
caricare la tifoseria, in vista dell’imminente partita di Champions che si disputerà
martedì prossimo allo Stadium contro il Barcellona. Naturalmente, non è stato solo
questo il pretesto di un evento di qualità che, se fosse stato solo per tale
motivo, sarebbe risultato davvero riduttivo. Diciamo che si è approfittato di
tale circostanza per rafforzare la qualità di un rapporto che deve restare
sempre rispettoso delle parti, senza tuttavia prevaricare mai il senso di una
collaborazione che deve sempre unire nella passione e mai disgregare. Queste le
parole di Andrea Agnelli: “Per voi
io sarò sempre Andrea, perché io sono il primo tifoso della Juventus e perché penso
che come tifosi siamo tutti uguali. E’ un piacere accogliere voi, primi
portatori di juventinità dentro e
fuori dal campo”. Qualche maligno potrà pensare a frasi fatte, capaci di
ruffianarsi i tifosi per chissà quale scopo oscuro. Noi, più democraticamente, pensiamo
invece che attraverso il dialogo, l’incontro, la relazione, il rispetto e la
buona educazione delle parti, si possa costruire un rapporto di durevole stima
a prescindere da ogni cosa. E’ la partecipazione alla vita dell’azienda calcio che
coinvolge i suoi sostenitori e li rende collaborativi al fine di unire. Tanto è
vero, che nel corso dell’evento lo stato maggiore della Juventus ha presentato
il nuovo logo bianconero, facendo partecipare i presenti alla visita del
cantiere dove sta sorgendo il nuovo centro sportivo della Continassa. Dunque,
riteniamo davvero che questo rapporto che la società Juventus ha instaurato con
i suoi Club Doc, sia da ritenersi
assolutamente positivo alla luce di un obiettivo comune da raggiungere, che è
quello della maturazione, del reciproco rispetto e di una crescita culturale
che può e deve innalzare i valori sportivi di un calcio troppo spesso ritenuto
pericoloso e alla mercé di personaggi ambigui. Sì, perché l’adrenalina per una
partita vinta o la delusione per aver perso, non può cancellare quanto è stato
seminato oggi allo Juventus Stadium, nelle menti dei suoi Club Doc sparsi in
Italia e nel mondo.
Salvino
Cavallaro