TONINO ASTA, ALLENATORE IN ATTESA DI PANCHINA


Più che da calciatore,
vorremmo parlare di Tonino Asta allenatore. Sarà perché tutti ricordano i suoi
recenti fasti di calciatore arrivato alla ribalta in età matura, sarà per il
ricordo del suo essere capitano – trascinatore di un Torino che ha divertito e
fatto sognare i suoi tifosi, fatto è che di Asta allenatore, oggi più nessuno
ne parla. Eppure, la sua carriera da mister è cominciata in maniera superlativa,
allorquando dal 2005 al 2007 è stato allenatore degli Allievi Regionali del
Torino, dal 2007 al 2008 ha condotto gli Allievi Nazionali e poi dal 2009 al
2012 ha dato lustro alla squadra Primavera del Toro. Dal 2012 al 2014 è passato
ad allenare il Monza in Lega Pro e dal 2014 al 2015 è stato sulla panchina del
Bassano. Poi, nel 2015 il Lecce ripone in lui la speranza di una promozione che
avrebbe dovuto dare una risposta immediata. Ma si sa che nel calcio, così come
in tutti gli altri settori professionali, è il tempo a dare la risposta sui
risultati. E a Lecce,in quel fatidico 2015, a mister Asta non è stato dato il tempo
materiale per capirlo, per conoscere fino in fondo la sua preparazione
professionale, il suo credo calcistico, la capacità di motivatore e
assemblatore di un gruppo coeso che significa vera squadra di calcio. Ma per
fare questo occorre pazienza, assiduo lavoro, ricerca di empatia con i propri
giocatori e, nel frattempo, la capacità della società di aspettare che tutte
queste cose maturino assieme all’allenatore. Per vedere un po’ di luce, si
parla sempre di una continuità minima di almeno 5 o 6 mesi di lavoro. Ma quando
certe componenti importanti vengono oscurati da chissà quali motivazioni, ecco
che il calcio frettoloso trancia di netto ciò che di importante avrebbe potuto essere
e non è stato. E così, dopo poche partite dall’inizio del campionato di Lega
Pro 2015, mister Asta è stato esonerato dal Lecce. Da allora, non abbiamo più
notizie di lui, che aspetta con pazienza la chiamata di una società in grado di
dargli fiducia collaborando attraverso un serio progetto di base. 45 anni, ma
non li dimostra. Mister Asta è pronto ad affrontare valide esperienze, purché,
come dicevamo pocanzi, siano suffragate da seri progetti. Le sue squadre
prediligono un gioco propositivo, per concetto di base. Tuttavia, Asta sa bene
che essere allenatore di un gruppo di calciatori, significa studiarne bene le
caratteristiche tecniche prima di adottare l’eventuale modulo tattico da
mettere in campo. Troppo arguto e intelligente è mister Asta, per non capire
che non sono i giocatori ad adattarsi all’allenatore, ma è l’allenatore che deve
adattarsi ai suoi giocatori. E oggi che stiamo ammirando il gioco espresso dal
Napoli di Sarri, un allenatore che viene dalla gavetta, ci domandiamo perché in
questa nostra Italia del pallone, non si possa dare più spazio e voce a giovani
allenatori fatti in casa. Si cerca l’esperienza, ma se non ti è data l’occasione
per farla,come si potrà mai dare affidamento a chi ha qualità da dimostrare? E poi non facciamo altro che riflettere su
certi errori di valutazione, quando spuntano i casi come quello di Claudio
Ranieri, che a 65 anni di età è stato capace di vincere il campionato inglese
con la favola del suo Leicester. Di lui, in Italia, si diceva che non avrebbe
mai vinto nulla.
Salvino
Cavallaro