Incontro
Zhang – Conte. Il club è finalmente presente con tutti vertici.
Si scrive Inter, si legge Italia. L’avevamo
scritto in onore dell’Atalanta e lo riscriviamo adesso anche per l’Inter, unica
squadra italiana rimasta nell’Europa del calcio a difendere i colori
nazionali. Con Handanovic in porta – Godin,
DeVrij e Bastoni a comporre la difesa a tre – D’Ambrosio, Barella, Brozovic,
Gagliardini e Young a costituire un centrocampo a cinque – e poi Lautaro e
Lukaku a pungere lì davanti lo Shakhtar – l’Inter di Conte si
presenta a questa importante semifinale con quel 3-5-2 di base che resta da
sempre il suo credo tattico di un calcio costruito per valorizzare il gioco
degli esterni, dando al contempo maggior tutela al centrocampo in fase di non
possesso palla. Questo significa che ancora una volta Christian Eriksen è
destinato a partire dalla panchina, segno evidente che l’allenatore salentino
lo vede più come appoggio alla squadra quando l’avversario è stanco, piuttosto
che dall’inizio gara in cui si richiede gamba e vivacità nell’interdire e
offendere. Gli avversari si presentano con Pyatov, Dodò, Kryvtsov, Khocholava,
Matviyenko, Marcos Antonio, Stepanenko, Marlos, Alan Patrick, Taison e Jumior
Moraes, un ibrido tattico che visto sulla carta potrebbe considerarsi
come un 4-3-3 ma che poi in campo si potrebbe tramutare in un 4-2-3-1. Insomma,
un osso duro per l’Inter di Conte che deve in qualche modo essere molto concreto
sottoporta per non recriminare sulle eventuali ripartenze degli avversari, i
quali essendo molto veloci sono particolarmente pericolosi. In più, c’è da dire
che lo Shakhtar ha grande acume tattico e spiccate caratteristiche
nell’imbrigliare il gioco degli avversari nel chiudere ogni varco. D’altra
parte, l’Inter di Conte è chiamata a sostenere una semifinale di Europa League
e non può pensare di avere di fronte una squadra abbordabile, perché se lo
Shakhtar è arrivato a questo punto un motivo ci sarà pure. Tuttavia,
nell’ottica di un’Inter volitiva e compatta, così come l’abbiamo vista dopo la
famosa polemica di Conte contro il Club, diciamo che i nerazzurri nulla hanno
da temere se la testa funzionerà ancor prima dei piedi. L’incontro e
l’abbraccio di Conte con Zhang a Dusseldorf, pregiudica una sorta di reunion
rappacificante dopo la pubblica lamentela per un’assenza vitale e costante da
parte del massimo dirigente di Suning. Dopo lo sfogo la squadra si
è compattata con il suo allenatore, al punto di dare dimostrazione a coloro i
quali l’hanno criticata ingiustamente, che l’Inter è composta da giocatori in
grado di seguire il suo coach con serietà e spirito di gruppo. “Abbiamo
dimostrato di avere gli attributi” ha detto Barella dopo la
vittoriosa gara contro il Bayern Dusseldorf, quasi a dare una
risposta concreta a chi stava seminando zizzania all’interno dello spogliatoio.
Comunque, questi sono discorsi che trovano il tempo che trovano, anche perché
quando nel calcio le cose vanno bene si è tutti amici e si vedono le cose con
l’enfasi talora anche esagerata. Poi, quando le cose vanno male, tutti devono
sentirsi colpevoli, dal massimo dirigente all’ultimo magazziniere. E’ la legge
del calcio che non si nega a nessuno, neanche a chi si sforza da sempre di
percorrere la retta via dell’equilibrio che non esiste. Ma questa notte l’Inter
deve mettere da parte ogni pensiero di questo tipo e concentrarsi
immediatamente contro un avversario ostico, difficile da battere ma possibile
se affrontato con tignosa caparbietà. Dieci anni dopo il triplete, i tifosi
nerazzurri sognano di alzare al cielo la UEFA EUROPA LEAGUE. Ma prima deve
superare lo scoglio Shakhtar e poi pensare alla finale con il Siviglia. Step by
step.
Salvino
Cavallaro
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