QUELL’IMPRESA SFIORATA PER POCO


A chi si chiede perché! A chi non ha dormito
tutta la notte per quell’ingiustizia subita! A chi si mangia ancora le mani per
avere visto i bianconeri arrivare a un passo dalla storia! A chi pensa che
sarebbe stato meglio che la Juventus fosse uscita dalla Champions in un altro
modo, oggi, con la mente meno sottoposta ad alta adrenalina, diciamo che questa
bruciante eliminazione si può tradurre in un altro modo. In fondo quell’arbitro
Oliver che ha concesso un rigore assai dubbio al 93mo scatenando le ire di
Buffon, dei suoi compagni di squadra e di tutto il mondo innamorato della
Vecchia Signora d’Italia, può avere un altro significato. Dopo avere assistito
attentamente alle partite di andata e ritorno, pensiamo che la Juve si sia
giocata banalmente l’accesso alle semifinali, grazie a quella sua abulica
partita d’andata (non) giocata a Torino contro il Real Madrid. Sì, perché se la
squadra di Allegri avesse interpretato quell’incontro con soltanto la metà
della concentrazione mentale espressa in campo al Bernabeu, ebbene, siamo
convinti che l’episodio del rigore e tutte le inevitabili polemiche che ci sono
state a fine partita, non sarebbero successe. E’ vero che nella partita d’andata
la Juve può recriminare un rigore non dato a Cuadrado all’ultimo minuto,
tuttavia, abbiamo ancora negli occhi quell’atteggiamento disarmato e disarmante
che la squadra di Allegri ha messo in campo in quella occasione. Come se tutto
fosse ancora retaggio reverenziale di quella maledetta sconfitta di Cardiff in
cui la Juventus fermò tutto il suo grandioso essere, in un secondo tempo di
inspiegabile metamorfosi. Una sorta di blocco mentale che l’ha condizionata
ancora a Torino, proprio nel suo Stadium che splende sempre per nutrita
presenza di tifosi che arrivano in massa da tutta Italia e anche dall’estero. E
neanche il popolo bianconero inteso come dodicesimo giocatore in campo, è valso
a destare, a spronare, a sollecitare l’orgoglio di una nobile Signora apparsa
troppo timida, paurosa e che ha sbagliato di tutto e di più. Ed è stato quindi
inevitabile che il cinismo di Cristiano
Ronaldo e compagni che hanno approfittato della situazione psicologica a
loro vantaggio, si tramutasse in un regalo davvero inaspettato. A quel punto la
squadra di Zidane ha affondato i
colpi, passeggiando letteralmente sul corpo di una Juve che ha fatto harakiri.
E’ successo a Cardiff ed è successo a Torino.
Stesso film, stessa mancanza di riparare gli errori commessi. Ma quante volte Barzagli, Chiellini e De Sciglio devono rimproverarsi i danni
fatti in tutta la partita contro un Real Madrid, che si è subito sentito
superiore e agevolato nell’autostima rafforzatagli dagli avversari? Aveva proprio
bisogno questo Real di avere dei vantaggi, visto che è già forte di suo? E così
è venuto il primo gol di CR7 e poi la seconda rete da cineteca, mentre l’incredulo
Barzagli alzava le braccia al cielo
invece di marcare l’avversario e entrare come un motocarro spinto da grinta e senza
freni inibitori. Bastava più attenzione, più concentrazione mentale che non c’è
mai stata. Poi, la terza rete di Marcelo è stata la saga della delusione, dello
scoramento, anzi dello sbracamento di chi disarma con il pensiero di chi ha
davanti una squadra di marziani. Già, gli stessi “marziani” che quella stessa
Juventus ha poi incontrato una settimana dopo al Bernabeu con un altro spirito,
con un altro cipiglio capace di far sbarrare gli occhi increduli di tutti quei
juventini che speravano ma che non osavano credere per scaramanzia. E allora
qual è la vera Juve che ha sfiorato l’epica impresa contro questo Real Madrid
che giocherà la sua semifinale con il Bayern Monaco? E’ la Juventus che ha
capito come si giocano certe partite in Europa! E’ la Juventus che ha compreso
che in Champions si gioca in modo diverso che nel campionato italiano! E’ la
Juventus che oggi recrimina quell’ingiustizia subita, ma che ha capito che in
fondo è tutta colpa sua, prima che quella dell’arbitro Oliver, dell’assistente
di linea e di una serata che ha scatenato anche gli animi più nobili di un
Buffon e di una società che vanta da sempre il suo impeccabile stile. Poi si
può parlare di designatori e di ingiustizie italiche nel mondo del calcio
europeo. Ma se prima non fai autoanalisi, se prima non cerchi di fare la
partita perfetta come hai saputo fare al Bernabeu, non puoi sempre pensare che
la colpa sia solo degli altri. Gli errori e le ingiustizie fanno parte del
calcio, ma se tu li previeni al momento giusto con la grinta, l’orgoglio, il
gioco e la determinazione, forse, come abbiamo detto, un po’ di colpa è anche
tua: Juventus!
Salvino
Cavallaro