IL GIORNO DOPO LO CHOC, IL NULLA CAMBIA E IL RADICALE CAMBIAMENTO.


25 Agosto 2020. Una data da ricordare per gli sportivi italiani.
tempo: 39ms
RSS
Torino, 26/08/2020 -


E’ la sintesi del giorno dopo, in cui si è vissuto lo “Choc” provocato dalla notizia ufficiale che Leo Messi ha detto addio al Barcellona, il “Nulla Cambia” di marca interista che conferma Conte e tutti i quadri dirigenziali, e poi il “Radicale Cambiamento” della Juve di Andrea Pirlo, che resta il grande mistero del popolo bianconero.

Ma andiamo per ordine e analizziamo i tre punti:

Lo “Choc” provocato da Leo Messi: Dall’Argentina la Pulce ha già preso la sua decisione e l’ha comunicata ai blaugrana con il chiaro intento di volere andarsene gratis. A lanciare l’indiscrezione è il portale TyC Sports che tra le righe battute informa che Messi, tramite fax, avrebbe comunicato al Barca la sua intenzione di cambiare squadra e di volersi avvalere della clausola che gli permette di rescindere unilateralmente il contratto al termine della stagione. Un colpo a ciel sereno, capace di alimentare le speranze delle tante pretendenti che aspirano ad assicurarsi il campione argentino: l’Inter, il Manchester City, il Manchester United e il Paris Saint – Germain, mentre qualcuno ci aggiunge pure il nome della Juventus in un’eventuale operazione commerciale promossa dallo sponsor Adidas. Ma a parte quest’ultima possibilità bianconera che noi riteniamo molto remota e suggestionabile, tutti sperano in questo sogno che fino a ieri sembrava tale e che oggi assume i contorni di una possibile realtà. Intanto arrivano conferme dalla Spagna sulla decisione definitiva di Messi che in questo fine settimana non prenderà parte ai test e agli allenamenti previsti agli ordini del nuovo tecnico del Barca Ronald Koeman. Insomma, un vero e proprio uragano si è abbattuto sulla società blaugrana la quale, dopo avere dato il benservito a Luis Suarez, Vidal, Rakitic, dopo aver venduto Artur alla Juve e avere incassato i malumori di Piquè e compagni, adesso si trova a dovere sbrogliare la matassa assai ingarbugliata da Messi, proprio lui, il simbolo blaugrana per antonomasia, il capitano dei capitani che non ha sopportato l’8 a 2 subito in Champions dal Bayern Monaco. Uno sfacelo maturato secondo i malumori nati da molto tempo all’interno dello spogliatoio blaugrana, per l’inadeguatezza della presidenza di Josep Maria Bartomeu, reo di non avere capito in tempo il repentino cambiamento di una società che aveva bisogno di essere ammodernata a partire dalle figure tecniche e dirigenziali. Un po’ come dire che era finito il grande ciclo del Barca e si doveva cominciare a cambiare in maniera graduale. Questo non è accaduto e Messi che da sempre è il personaggio più rappresentativo del Barcellona, già da molto tempo aveva avvertito il generale malumore della squadra nei confronti della società. Morale della favola, adesso il presidente Bartomeu si trova praticamente solo contro la squadra e i tifosi che hanno manifestato in piazza sotto il grido “Vattene”. Dunque, mala tempora currunt in quel del Barca Calcio. E adesso il Messi tanto sognato dal mondo del calcio, diventa realtà per le squadre che economicamente se lo possono permettere. Sempre che il capitano del Barca faccia un passo indietro a fronte delle dimissioni del presidente Bartomeu. Ipotesi, questa, che riteniamo molto improbabile, viste le dichiarazioni agguerrite del massimo dirigente del Barca. Staremo a vedere i prossimi sviluppi!

--------------------------------------------------------------------------------------------------

Il “Nulla Cambia” dell’Inter: Antonio Conte resta allenatore dei nerazzurri e anche i quadri dirigenti restano intatti. Il teatrino è finito, andate in pace! Zhang ha fatto da paciere facendo condividere la strategia tecnica con quella dirigenziale, evitando l’addio dell’allenatore che ha ancora due anni di contratto firmato. Tre ore di incontro a Villa Bellini di Somma Lombardo in provincia di Varese, hanno decretato una riappacificazione per il bene della società nerazzurra. Al momento non sono emersi i punti d’incontro per il lieto vivere, ma si presume che alla base ci siano motivi economici da mettere in primo piano, uno su tutti il lauto contratto di Conte firmato l’anno scorso a 12 milioni netti a stagione. Poche note trapelano da un incontro che ha visto uscire alla spicciolata sia il presidente Zhang che l’allenatore e tutti i dirigenti nerazzurri. Ciò che si è saputo è che questo accordo non prevede la forzatura della società di vincere lo scudetto il prossimo anno e di lavorare il più possibile tranquilli, portando avanti il lavoro triennale previsto già lo scorso anno con Antonio Conte. Non ci sarà un mercato con colpi da Top Player come quello fatto l’anno scorso con Lukaku e dove è facile pensare all’addio di Asamoah, Vecino (per lui si parla dell’interessamento del Cagliari) e poi Skriniar, cui è possibile farlo rientrare nell’operazione Ndombèlè con il Tottenham. Vedremo cosa accadrà. Una cosa pensiamo di questa Inter sempre alle prese con la sua vera identità mai trovata a parte gli anni del pre e post Mourinho, ed è sempre quella latente immagine di società fragile dal punto di vista organizzativo, in cui tutti parlano, tutti dicono la propria idea pubblicamente anche contro la società stessa. Tutto ciò crea disordine, anarchia, non rispetto delle gerarchie in un ambiente in cui si vorrebbe arrivare a quel “Vincere non è importante, ma è l’unica cosa che conta” che è l’emblema dell’odiata Juve. Per far questo, però, c’è bisogno di fatti concreti, di un’organizzazione societaria perfettamente organizzata nei suoi quadri dirigenziali e tecnici, ma non di parole spifferate pubblicamente che sono devastanti per la coesione del gruppo e l’interruzione continua di progetti iniziati e mai conclusi. Anche in questo caso, il tempo sarà giudice di quanto la società cinese Suning e il giovane presidente Zhang ha optato per lasciare le cose come stanno, ovviando alla gravità dei pensieri espressi pubblicamente da Conte nei confronti del società.

--------------------------------------------------------------------------------------------------

IL “RADICALE CAMBIAMENTO” DELLA JUVE DI ANDREA PIRLO: Anche per la Vecchia Signora ieri è stata una giornata importante. Andrea Pirlo si è presentato in conferenza stampa con: “Voglio riportare un po’ di entusiasmo che è mancato nell’ultimo periodo. Voglio un calcio propositivo con grande padronanza del gioco. Ai ragazzi ho detto solo due cose: dobbiamo avere sempre il pallone e quando lo perdiamo dobbiamo recuperarlo velocemente. Sono due concetti importanti a livello mentale, da fare entrare nella testa dei giocatori. Dybala? Mai stato sul mercato! Higuain? Ciclo finito! Con Ronaldo ho già parlato. Per il mercato ho già in testa un certo tipo di giocatori che ho richiesto al club”. La sua voce è bassa, lenta, così come sempre è stato Andrea Pirlo, l’artefice della “maledetta” che s’infilava liscia nel sette della porta avversaria. Il regista di centrocampo dotato di intelligenza. Ma essere allenatore della Prima Squadra della Juventus è tutta un’altra cosa, soprattutto per lui che è neofita della panchina. Il mondo bianconero ascolta in silenzio ed è più confuso che persuaso su quelle che sono le aspirazioni di una Juventus, la quale si è affidata con coraggio a un allenatore fatto in casa ma senza nessuna esperienza da coach. Pirlo è un vero e proprio outsider per una Juventus che si è scoperta con poche possibilità economiche e l’idea di fare un reale cambiamento per cominciare un nuovo ciclo. E’ un rischio forse anche calcolato, ma resta pur sempre un azzardo, soprattutto perché stiamo parlando di una Juventus delusa dall’anno quasi fallimentare di Maurizio Sarri che ha vinto il nono scudetto consecutivo, ma ha deluso sotto le aspettative europee di squadra che non è andata oltre gli ottavi di Champions. Riuscirà Pirlo a riportare l’interesse dei tifosi bianconeri, nei quali regna lo scetticismo più forte di sempre? Il tempo darà le risposte a domande che in  questo momento appaiono lecite, ma neanche tanto convinte per avere una certezza che non c’è.

Salvino Cavallaro

                     

            

 

 

Salvino Cavallaro