L’eterna opinabilità del
calcio
che spesso fa vedere realtà diverse da angolazioni opposte, non riesce mai a
farci capire qual è l’oggettività sulla
valutazione di un match. Essere
obiettivi e super partes nel descrivere l’andamento della partita, diventa
sempre più
difficile. Così, se poniamo in analisi l’incontro di calcio di Roma
tra i giallorossi di Garcia e il Torino di Ventura, ci
accorgiamo quanto sia
difficile essere equilibrati sul giudizio del gioco visto in campo nell’arco di
tutti i 94 minuti
della partita. A sentire Garcia nelle sue dichiarazioni post
gara, sembrerebbe che il Torino abbia condotto una partita
d’attesa per poi
colpire in contropiede. A noi è parso, invece, che il Toro abbia condotto una
gara volitiva sotto
l’aspetto propositivo del gioco, chiudendo bene gli spazi a
centrocampo e imponendo ottime ripartenze. successive alla fase
di un
contenimento dettato a tratti più dallo svolgere del gioco stesso, piuttosto che
dalla scelta tattica voluta fin
dalla partenza dai granata. Il gioco del Torino,
nonostante in alcune fasi della gara si presentasse con un 5-3-2 piuttosto
che
con il 3-5-2 di partenza, è stato armonico in maniera tale da far soffrire la
Roma fino all’ultimo per avere la meglio.
Chi ha visto la partita ha potuto
notare quanto il Torino sia apparso meglio messo in campo al cospetto di una
Roma che pur
riconoscendogli una oggettiva superiorità tecnica, non ha saputo
chiudere facilmente la partita a causa di troppi errori a
centrocampo. Il Toro,
invece, intelligentemente ha saputo contrastare i giallorossi proprio in quella
nella zona nevralgica
del campo, con Vives sugli scudi e con El Kaddouri e
Kurtic coadiuvati in più occasioni a turno da Darmian e Vesovic,
allungandosi a
elastico in fase di attacco e di interdizione, con un buon movimento nel non
possesso palla. Più di una
volta abbiamo visto l’efficienza e l’intraprendenza
di Glik, Maksimovic e Moretti che non hanno disdegnato di aiutare Cerci
e
Immobile in fase d’attacco. Non ci pare d’avvero che il Torino si sia
presentato a Roma con l’intento di non perdere e di
fare le barricate,
tutt’altro! Il fatto che la Roma abbia sofferto fino al 91esimo per avere
ragione di un bel Toro, la
dice lunga su quanto i granata abbiano reso la vita
dura ai giallorossi di Garcia che, dopo aver segnato il secondo gol
con
Florenzi, hanno dato l’impressione di essersi liberati da un incubo. Tutto
questo va certamente a vantaggio di un
Torino che, a nostro avviso, se avesse
vinto questa partita non avrebbe certamente demeritato. Se poi l’avesse
pareggiata
(come forse sarebbe stato più giusto) non avrebbe sicuramente rubato
nulla, anzi avrebbe magari recriminato su più d’una
occasione fallita e non
aver vinto. Un po’ in ombra c’è parso Cerci, sicuramente non nel suo periodo
migliore. In compenso,
Immobile ha segnato un gol da cineteca e si mangiato
(come spesso gli accade) alcune palle gol che avrebbero consentito al
Toro di
andare in vantaggio. La Roma ha avuto il merito di crederci fino alla fine, ma
la squadra di Garcia sembra
risentire il peso del dover vincere sempre a tutti
i costi per poter ancora sperare di acciuffare la Juve (impresa che
appare
ormai ardua) e consolidare il secondo posto in classifica a discapito del
Napoli. Per quanto riguarda il Toro, come
dicevamo, ci sono ottime indicazioni
di gioco ma, purtroppo, non di risultato. I dieci punti mancanti dalla
classifica,
dovuti a chiari errori arbitrali, avrebbero messo i granata ad
aspirare all’Europa. Ma questo è l’ennesimo discorso
penalizzante per il Torino
che, purtroppo, continua a non avere peso politico nell’ambito dello sport. E’
giusto che il
presidente Cairo si faccia sentire, tutelando l’immagine del Toro
e adeguandosi ad un sistema in cui bisogna fare presente
apertamente le troppe
ingiustizie che penalizzano in maniera totale. E pensare che anche Garcia si
lamenta delle sviste
arbitrali che, a suo dire, durante questo campionato
avrebbero penalizzato la sua Roma. Ognuno difende le proprie ragioni.
Perché il
Toro no?
Salvino
Cavallaro
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