“Dovevamo chiudere la partita nel momento in cui si è verificata l’occasione”. Questa frase detta e ridetta mille volte nel corso dei dopo gara, ha sempre il sapore del rimpianto di non avere vinto o almeno pareggiato la partita persa a causa di un gol mancato che avrebbe chiuso la gara. C’è sempre un condizionale che non è mai certezza di nulla se non dell’idea non dimostrata che, se fosse stato gol……! Se, se, se….! Il gioco del calcio ci insegna che durante l’arco dei novanta e più minuti a disposizione, si determinano una serie di situazioni tattiche, atletiche e psicologiche tali da ribaltare in pochi secondi ciò che potenzialmente sembrava acquisito. E così, nell’ambito di tanti incontri di calcio, s’innesca quel meccanismo di rimpianto per ciò che avrebbe potuto essere e non è stato. Ultimo di questi emblematici episodi è avvenuto domenica scorsa al Massimino di Catania nel corso della partita Catania Inter. Primo tempo arrembante e vittorioso del Catania sull’Inter per 2 a 0 e secondo tempo a favore dei nerazzurri che ribaltano il risultato vincendo la partita 3 a 2. Il Catania, in verità, avrebbe potuto chiudere il primo tempo con uno scarto di gol superiore a quello realizzato, tuttavia, per mancanza di freddezza sottoporta e ansia di vedersi già in una posizione di classifica insperata, gli etnei hanno fatto sì che non ci fosse in loro la dovuta concentrazione, nell’essere cinici e buttare dentro la porta il pallone della tranquillità. Nel post gara Spolli dichiara: ”Dobbiamo abbassare la cresta”. Non siamo d’accordo con il campione argentino se, nell’affermare questa frase, voglia significare la mancanza di umiltà necessaria per arrivare là dove il sogno fa sperare. Per raggiungere il diritto di partecipare all’Europa League, come per il raggiungimento di altri importanti risultati, ci vuole sì l’umiltà necessaria ma anche la concentrazione e la consapevolezza di non essere inferiori a nessuno. E’ necessario un essenziale equilibrio di squadra, capace di indurre all’autostima e al raggiungimento di risultati importanti. Andare in vantaggio, chiudere la partita e amministrarla fino alla fine, sono atteggiamenti che danno la dimensione di maturità acquisita, un segnale determinante ai fini del diritto di essere considerata una grande squadra. Ma, talora, anche la grande squadra stessa cade nell’errore di non aver vinto una partita a causa della mancanza di questi fattori. Possono essere tante le cause e, non ultimo, l’avversario, la mancanza di lucidità, il non possesso palla, l’irrefrenabile ansia di ascoltare il triplice fischio dell’arbitro che decreta la fine della gara e poi l’imponderabile, ciò che non avevi pensato neanche tra le più catastrofiche previsioni. Tutto questo ci fa riflettere che nel calcio è importante sfruttare l’occasione e approfittare del momento opportuno. Battere il ferro finché è caldo e mai rimandare quello che hai già a portata di mano. Ma questo lo sanno tutte le squadre, sia all’inizio sia alla fine della partita. Gol mancato, gol subito. La teoria è semplice, ma è la pratica e la forza dell’adrenalina che spesso ti fanno andare in confusione. Riteniamo dunque, che il Catania debba fare tesoro di questo scivolone casalingo contro i nerazzurri e che la squadra di Maran debba preparare la partita di domenica prossima allo Juventus Stadium di Torino contro la Juventus, (reduce dall’importante passaggio ai quarti di finale di Champions), nella consapevolezza di fare il proprio gioco senza riverenza alcuna. Poi si tireranno le somme. D’altra parte, nel bene e nel male, questo Catania ha dimostrato di essere capace di tutto. Vero, presidente Pulvirenti?
Salvino Cavallaro
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