Ci sono storie nel calcio che spesso s’intersecano con la vita di tutti i giorni. Storie che ricordano il nostro passato di come eravamo e che romanticamente affascinano nel ripercorrere momenti e situazioni che appartengono a noi stessi. Una sorta di dolce dietrologia il cui racconto, talora, può essere da esempio anche agli altri, a chi ascolta ed è interessato a scoprire storie che qualche volta si somigliano e che possono aiutarti a capire meglio te stesso. Chi mi conosce sa che per me essere giornalista sportivo al seguito del calcio, significa non solo scrivere di fatti tecnici e di cronache limitate alle partite di calcio. Ho sempre pensato e scritto che attraverso questo pallone che gira in mezzo al campo inseguito da 22 calciatori, ci fosse sempre il lato umano da rispettare, a prescindere dalla popolarità dei calciatori stessi e dalla loro fantasmagorica ricchezza. Ma è l’essere umano la centralità di ogni cosa, con le sue storie di vita, con i suoi percorsi talora impervi e tortuosi, con le sue fragilità, con le delusioni, ma anche con i propri sogni e le proprie legittime aspirazioni. Così, ho sempre dato spazio a storie di vita che in qualche modo possano far riflettere e possano servire anche da esempio agli altri. Ad esempio, chi di noi da bambino non ha mai rincorso un pallone ai giardinetti, all’oratorio, nel cortile sotto casa, in una società di calcio. E chi non ha mai accarezzato il sogno di diventare calciatore e fare le fortune della propria vita e quella delle persone a noi care. Ma, come in tutte le cose, c’è sempre il rovescio della medaglia, nel senso che se tale sogno viene infranto ci si può perdere nei meandri della pericolosa delusione. Dico questo perché ai tempi in cui seguivo il calcio giovanile, ho visto parecchie delusioni che sono poi sfociate nella disperazione. Giovani che si sono abbandonati alla droga o che bighellonavano per le strade con compagnie sbagliate, magari a lanciare pietre da un cavalcavia di autostrada per non sapere cosa fare. Situazioni umane, ai margini sociali, che però danno il senso di quanto il sogno di arrivare a raggiungere un obiettivo s’infranga e provochi traumi assolutamente pericolosi. Ma, per fortuna, ci sono anche racconti e storie che sono da esempio a tanti giovani che invece, pur fallendo un obiettivo non vanno alla deriva, anzi acquistano la spinta necessaria per raggiungere altri obiettivi. Tra i tanti personaggi e storie di vita di tutti i giorni, che il giornalismo mi ha fatto conoscere, c’è quella di Federico Pinsoglio classe 1982. Innamorato del calcio giocato e della Juventus, Federico (seguito da papà Tommaso, anch’egli calciatore nel settore giovanile della Juventus ai tempi in cui in prima squadra giocava Pietro Anastasi) ha fatto tutta la trafila di giovane calciatore fino agli allievi. Buona tecnica, intelligenza, arguzia, capacità di fare gruppo e relazionarsi con compagni e avversari, Federico Pinsoglio ha legittimamente accarezzato il sogno di arrivare un giorno a giocare in prima squadra. Ma, per molteplici motivi, il destino gli ha cambiato orizzonti e aperto scenari professionali di assoluto prestigio, che nulla hanno a che fare con il calcio. La sua intelligenza, l’arguzia e la capacità di relazione che aveva riposto nel mondo del calcio, gli sono ritornati utili nella vita. Federico studia con ottimi risultati, ottiene la maturità scientifica con indirizzo linguistico al Liceo Scientifico Giordano Bruno di Torino, conseguendo il punteggio di 96/100. Le lingue straniere con indirizzo turistico alberghiero sono la sua passione che scopre al pari di quel calcio che, adesso, comincia a non essere più la priorità dei suoi interessi personali. Si, è vero, la Juve lo affascina, lui è sempre grande tifoso della Vecchia Signora, ma adesso la vita gli si presenta diversa, più interessante. Federico, prosegue negli studi e si laurea all’Università di Torino in Scienze della Mediazione Linguistica – Lingue e Letterature Straniere, con una votazione di 101/110. E, non contento di tale prestigioso raggiungimento negli studi, continua il suo percorso di conoscenza linguistica – culturale, frequentando corsi di perfezionamento della lingua inglese, francese, spagnolo, tedesco, con soggiorni in Germania e conseguimento di attestati prestigiosi conseguiti presso scuole di lingue tedesca “In lingua Sprachscule” e “Mittelstufe”. A gennaio 2006 a soli 24 anni, Federico Pinsoglio entra a far parte della grande catena alberghiera degli Hotel Idea. Qui, si mette subito in luce per le sue qualità di intraprendenza, alta professionalità e capacità di appartenenza a un’azienda e a un settore a lui congeniale. Oggi è Direttore dell’Area Hotel Idea e Malpensa (Torino Mirafiori, Moncalieri e Milano Malpensa) ed è uno dei più apprezzati Manager degli Hotel Idea a livello nazionale. Questa è la storia di Federico, la storia di un ragazzo come tanti che comincia con il sogno poi infranto di diventare un calciatore e che continua nella vita con altrettante soddisfazioni. Vorremmo che questa esperienza di vita fosse un esempio per tanti giovani, soprattutto oggi che siamo così soffocati da una crisi occupazionale che è disarmante. Ma ciascuno deve poter credere sempre in se stesso senza mai perdere la speranza e la fiducia, anche coloro i quali come Federico Pinsoglio, non hanno avuto fortuna in quel pallone che hanno rincorso come un sogno fin dalla più tenera età.
Salvino Cavallaro
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