Non era mai successo di
vedere due calciatori con l’esperienza di Barzagli e Buffon, scoppiare in
lacrime durante un’intervista del dopo partita. Una reazione emotiva che fino
ad oggi è sempre stata consumata in campo dopo una sconfitta bruciante. Ma così,
davanti alle telecamere, non la ricordiamo mai. Segno evidente di quella Contemania
capace di solcare l’anima dei calciatori che prima di tutto sono uomini. Ma la
Nazionale Italiana con il suo lavoro e i suoi risultati, ha invertito una
tendenza che da qualche anno la vedeva scemare sotto il profilo dell’interesse
dei tifosi, dei media e degli addetti ai lavori. Ma anche certi giocatori storcevano
il naso alla chiamata azzurra. Tutto questo aveva portato a una sorta di
decadimento da parte della Nazionale Italiana nel Ranking Uefa, dopo la
delusione della gestione Prandelli. Con l’avvento di Conte, fortemente voluto e
lungamente corteggiato dal Presidente della FIGC Tavecchio, si è imboccata la
strada giusta; quella della rinascita, del lavoro nei minimi particolari. E
così, anche se il CT Antonio Conte ha toccato con mano la difficoltà di
costruire una Nazionale competitiva senza avere a disposizione per lungo tempo
i suoi convocati a causa degli innumerevoli impegni delle società di calcio, ha
costruito pazientemente un gruppo di giocatori, non da selezionatore ma da vero
e proprio allenatore. Esattamente come se si chiamasse ipoteticamente Juventus,
piuttosto che Nazionale Italiana. Quello era il concetto, quello era lo spirito
che lui voleva e che conosce come lavoro serio. Purtroppo, a febbraio di quest’anno
sentendosi solo contro tutti, decide di lasciare la panchina azzurra dopo gli
europei, per fare un’esperienza inglese al Chelsea. Forse è questo l’unico
errore vero di Antonio Conte, che non ha riflettuto abbastanza sull’importanza
di portare a termine il suo lavoro, almeno fino ai Mondiali del 2018. Una
semina della quale raccoglie solo in parte i frutti, in questo Euro 2016. Forse
Conte si è pentito di questo, tanto è vero che tra le lacrime di commiato ha
voluto mettere in chiaro che non si tratta di un addio alla panchina azzurra,
ma di un arrivederci. Detto questo, poniamo in analisi la sconfitta maturata
soltanto ai rigori contro la Germania. Riteniamo che sia stato un gran peccato
non continuare il cammino verso la semifinale di Euro 2016. Nell’oggettività di
una partita difficile da affrontare contro i campioni del mondo in carica dopo
avere superato l’ostacolo della Spagna, ci riesce difficile capire alcuni punti
che per noi sono rimasti senza risposta. Fermo restando che la Germania ci è
superiore dal punto di vista tecnico, perché attenderla per tutta la partita
lasciando loro il possesso palla, senza andare mai ad aggredirli sul nascere
delle loro ripartenze? Si dirà che, vista la forza dell’avversario, era consigliabile
non scoprirsi troppo per tentare un contropiede che però non c’è mai stato. Questo
ci lascia presupporre un eccessivo timore reverenziale della Nazionale di Conte
nei confronti dei tedeschi, i quali alla resa dei conti e nonostante un loro
asfissiante possesso palla, non possiamo dire che gli uomini di Low abbiano
fatto una grande gara. Loro volevano essere cinici, ma in realtà ci temevano. E
gli azzurri con la rinuncia al furore agonistico visto contro il Belgio, la
Svezia e la Spagna, gli hanno dato l’opportunità di prendere coraggio. E così
Ozil ha sfruttato al 65’ l’occasione di andare in gol e portare la Germania in vantaggio.
Sotto di un gol, l’Italia ha tentato un timido accenno al gioco offensivo, e al
78’ Bonucci pareggia le sorti dell’incontro, trasformando un calcio di rigore
per fallo di mani in area da parte di Boateng. A questo punto, sulle ali dell’entusiasmo,
bisognava insistere con dei cambi oculati che sono arrivati in ritardo: perché
il primo cambio di Conte è arrivato al 41’ della ripresa, quando Darmian ha
sostituito l’esausto Florenzi? E perché si è aspettato il 2’ dei tempi
supplementari per sostituire Eder con Insigne e poi il 16’ degli stessi
supplementari a mettere dentro Zaza per Chiellini? Poi i calci di rigore: una
estenuante lotteria che vede la Germania superare l’Italia per 7 a 6. Zaza fa il
balletto davanti Neuer, e butta la palla fuori. Ma sbaglia anche Pellè, quando
ciabatta malamente un pallone, prima di aver schernito il portiere avversario.
Poi Darmian fallisce ancora. Che peccato, visto che all’inizio i tedeschi hanno
sbagliato tre rigori su cinque, mentre l’Italia non ha saputo approfittarne.
Naturalmente, nonostante questa nostra analisi che può essere condivisa o meno,
diciamo che l’Italia è uscita dall’europeo a testa altissima, senza tuttavia
approfittare di una Germania che ci ha temuto senza farlo capire agli azzurri
di Conte. Pazienza, la vita continua. Anche se la delusione di un sogno a lungo
accarezzato e poi svanito, ha solcato l’anima di tutta quella “famiglia”
chiamata: NAZIONALE ITALIANA targata ANTONIO CONTE.
Salvino
Cavallaro
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