IL CONI E LA CHIESA, DUE ISTITUZIONI AL SERVIZIO DEGLI ALTRI


C’è un concetto filosofico interessante
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04/04/2013 -

C’è un concetto filosofico interessante che si propone in maniera insistente in questi ultimi tempi: “Mettere il proprio Potere al servizio degli altri”. Non è fantascienza o fantapolitica e non è neppure illusionismo o utopia. Per molti lustri abbiamo sentito fare simili promesse soprattutto in ambito politico, più per acquisire consensi sugli interessi di parte che per reali convincimenti di operare per il bene degli altri. Il risultato era sempre deludente, da presa in giro, da sonora bugia, da aggiramento. Un qualcosa sbandierato dall’uomo soltanto a parole e con immancabili risultati fatui, evanescenti che, all’atto pratico, sfociavano in grossolane sceneggiate recitate dai soliti millantatori di turno. Oggi, sotto l’esempio concreto di Papa Francesco e del neo Presidente del Coni Giovanni Malagò, c’è una maggiore presa di coscienza capace d’incrementare l’aprirsi di nuovi orizzonti e di significare un mondo migliore, più attento all’etica e a certi valori essenziali della vita. Insomma, uno squarcio di luce in un cielo sempre plumbeo. Finalmente, sembra davvero che alle parole possano seguire i fatti, con coerenza e concretezza. Chiesa e Sport uniti, forse casualmente, in un connubio perfetto, fatto di progressismo e modernità nel desiderio d’instaurare sani principi che vadano a beneficio dell’etica e a favore dei bisogni dell’uomo. Di Papa Francesco e dei suoi esempi significativi nel dare un’impronta moderna e progressista alla Chiesa Cattolica di oggi, abbiamo lungamente parlato in altre precedenti occasioni. Ma, di quanto sta facendo il neo presidente del Coni Giovanni Malagò, sembra passare tutto in sordina. Fin dal primo giorno della sua inaspettata elezione, la più alta carica dello sport italiano ha manifestato il suo diniego a tutto ciò che è rappresentato dal “protocollo” e le prassi istituzionali da seguire. Un qualcosa di casualmente simile a quella che è la conduzione ecclesiale di Papa Francesco. Giovanni Malagò è un uomo semplice, dai sani principi umani. E, a questo proposito ci piace ricordare che, dopo avere appreso della sua inaspettata elezione a Presidente del Coni, Malagò ha lasciato di scatto la sua postazione intorno al tavolo delle alte cariche dello sport italiano, per correre incontro alle sue due figlie e abbracciarle con particolare e duratura intensità, rendendo evidente il desiderio profondo di condividere la sua gioia con i suoi affetti più cari. Non è un film e neanche una favola, ma più semplicemente un momento di chiara umanità che va oltre ogni logica istituzionale spesso ammantata d’ipocrisia. Sono atteggiamenti nuovi, sicuramente inusuali, ma capaci di emozionarci per il suo essere così affettivamente profondi, entrare dentro l’anima e farci riflettere su certe manifestazioni spontanee di vita che nascono proprio da chi ha maggiore visibilità nel dare l’esempio da seguire. Un po’ come dire che anche nelle segrete stanze del Potere batte un cuore che è simbolo di umanità, di un atteggiamento nuovo, di un esempio di umiltà che vuole accorciare quel gap apparentemente abissale, che c’è sempre stato tra alte cariche istituzionali e la gente comune. E, a riprova di quanto detto, apprendiamo che in questi giorni il Presidente Giovanni Malagò si è abbassato lo stipendio, dichiarando al contempo di volere aiutare le Associazioni Sportive. Un gesto e una dichiarazione esemplare, alla quale non siamo davvero abituati. Sì, cari amici lettori, avete capito bene! Il Presidente del CONI ha deciso di rinunciare al suo stipendio di 90 mila euro netti l’anno, per aiutare le Associazioni Sportive sprovviste di fondi. “Noi presidenti federali non riceviamo alcuna indennità, ma solo un gettone per le riunioni. Sarebbe ipocrisia pura acquisire anche lo stipendio”, ha dichiarato Malagò. E, a chi pensa malignamente che questi gesti siano diventati una moda che enfatizza il populismo per avere un tornaconto gratuito di simpatie, noi invece diciamo che certi esempi di sano vivere sociale sia il frutto d’intelligenza e sensibilità non comune, capace di far maturare il mondo e collocarlo in una vita più qualitativa sotto l’aspetto umano.

Salvino Cavallaro


Salvino Cavallaro