IL TORINO E IL CONCETTO DI UNIONE DI SQUADRA


I granata preparano un grande futuro
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Torino Stadio Grande Torino, 01/12/2016 -


Piace questo Torino che gioca un bel calcio, diverte e, soprattutto, si diverte. Non sembra soffrire antichi limiti tecnici e di mentalità che erano presenti in casa granata. E anche quando, come nella partita di Coppa Italia contro il Pisa di Gattuso, in cui non è riuscita a sbloccare il risultato nei tempi regolamentari, ha trovato il modo di vincere e fare un poker di gol nei tempi supplementari. E non si pensi che l’avversario sia stato dei più facili da battere, perché i nerazzurri pisani sono usciti tra gli applausi e a testa alta dallo stadio Grande Torino. Dunque, un Toro pimpante,volitivo, pungente, dalle idee chiare e senza tanti fronzoli. Frutto della filosofia calcistica de suo allenatore Sinisa Mihajlovic, ma anche di uno spogliatoio e di uno spirito di squadra capace di fondersi in un unico obiettivo da raggiungere insieme senza personalismi, ma tutti al servizio di tutti, com’è giusto che sia nel gioco del calcio che è l’emblema della coralità. Merito della società, del suo nuovo tecnico, della sua giovane squadra che fa emergere valori tecnici di notevole qualità che si fondono perfettamente a una mentalità ritrovata: quella della personalità e dell’autostima perduta in tanti anni in cui il Toro, spesse volte ha confuso il mortificante presente con la suprema gloria del suo passato. Ma adesso no! Questo Toro arrembante piace, non tanto per quel rispolverato cuore granata, ma anche per un vento nuovo dato anche da un razionale atteggiamento di squadra e di società che maturano di pari passo, domenica dopo domenica. Non sono solo i gol di Belotti, Iago Falque, Ljajic, piuttosto che quelli segnati da Boyè o Maxi Lopez, è la squadra nel suo insieme ad essere apprezzata con un centrocampo attento e una difesa pronta a interdire, attaccare e fare movimento senza palla. C’è freschezza al Toro, tono muscolare vivace e cervello pronto a sfamarsi di piccoli traguardi capaci di aprire le grandi porte dell’Europa calcistica. E poi c’è una maturazione che avvertiamo come nuova nello spirito granata, ed è quella del confronto con i cugini bianconeri. La prossima settimana, infatti, ci sarà il tanto atteso derby della Mole. Ma questa volta, dopo tanti anni della sua storia, lo si attende con lo spirito giusto della partita che racchiude sì, mille profonde motivazioni, ma che non rappresenta più il solo e unico obiettivo granata da raggiungere come appagamento di una stagione. Oggi, per il Torino, vincere il derby non è più la conditio sine qua non di un anno di calcio, ma è la continuazione di un equilibrio che significa maturazione verso il percorso di grande squadra. In poche parole, questo Toro non è più fiamma che si accende, divampa e poi si spegne al primo intoppo. C’è cuore, passione, ma c’è anche tanto cervello e una migliore gestione di squadra. C’è il condottiero capace, ci sono gli interpreti che si affidano a lui, e c’è pure un presidente cui bisogna dare atto di avere apportato poco per volta un ammodernamento culturale e calcistico che deve essere da sprone a tutto l’ambiente. Insomma, adesso pare proprio che attorno al Toro si respiri aria nuova, quella di una società di calcio vera che fa grande la sua squadra.

Salvino Cavallaro               

Salvino Cavallaro