Forse parlare di crisi è ancora
prematuro, ma vedere il Toro alla terza giornata di campionatorelegato in fondo alla classifica con un solo
striminzito punto, beh fa proprio impressione. Le colpe? Certamente
attribuibili a una campagna trasferimenti sbagliata, almeno per quanto riguarda
l’assetto tattico creato da Ventura che l’anno scorso ha dato ottimi risultati.
Ma c’è un piccolo particolare: quest’anno non c’è più né Immobile e neanche
Cerci, ovvero l’ossatura portante di un Toro che ha saputo dare ai suoi tifosi
il capocannoniere del campionato e, soprattutto, l’opportunità di entrare in
Europa League. Ma era la qualità del gioco che aveva creato i presupposti per
un futuro carico di speranza verso una continuità di calcio e di risultati ad
alto livello. C’era un bel giocattolo che non solo non è stato migliorato, ma
con acquisti e vendite sbagliate, sembra che qualcuno l’abbia rotto. Ok
l’acquisto di Quagliarella al posto di un Immobile che non era di proprietà
granata. Errato invece l’acquisto di Amauri, che nulla ha a che fare con la
figura di esterno alto rappresentato da Cerci, capace di ripartire, dribblare
l’avversario, accentrarsi, fare gol o crearne i presupposti. E, in questa
confusione tattica che si è creata, persino Darmian ha perso lo smalto iniziale,
dando la sensazione di non sapere cosa fare con la palla al piede. Il Toro
visto contro l’Hellas Verona ha dato la sensazione di ritornare ad essere in
cantiere, cioè una squadra da reinventare quando invece avrebbe potuto e forse
dovuto, ripartire da ciò che è stato costruito l’anno scorso. Magari
migliorando il livello tecnico della squadra, non certo indebolendolo come
invece è stato fatto. E poi, perché Ventura non crede su Quagliarella titolare
per 90 minuti? Che significato ha sostituirlo con un Larrondo che sembra essere
un giocatore di livello inferiore? Non sappiamo davvero come questo Toro potrà
sbrogliare una matassa che troppo presto si è ingarbugliata. Nelle tre partite
di campionato, partendo dal primo match casalingo contro l’Inter, l’esterna
contro la Sampdoria, e quella interna contro il Verona, si è evidenziato uno
stato confusionale da parte dei giocatori di Ventura. Timida foga agonistica,
poco movimento senza palla, incapacità di gioco sugli esterni che, nel 3-5-2
espresso dai granata, deve rappresentare la base dalla quale partire. Ma c’è un
altro handicap che si evidenzia nel gioco del Tor la mancanza assoluta di
profondità. Quasi sempre vediamo le due punte, Quagliarella e Amauri con le
spalle alla porta, quasi volessero far da sponda: ma a chi? A che cosa? Se sono
proprio loro due a dovere essere messi in condizione di tirare in porta e far
gol?. Questo pregiudica, come dicevamo pocanzi, non solo l’incapacità di
costruire da parte di un centrocampo imbottito di incontristi, ma anche una
marcata insufficienza di gioco sugli esterni. E così il gioco langue, diventa
farraginoso e si accentra in quell’imbuto di fuori are avversaria, dove sempre
si spengono le timide velleità granata che, inconsapevolmente, con questo gioco
favoriscono gli avversari. E così, pochissimi tiri in porta e quasi nulle
occasioni da gol. C’è poi un altro punto da chiarire: i calci di rigore. Ci
sembra che Ventura abbia sbagliato a scegliere prima Larrondo e poi El Kaddouri
a far tirare dal dischetto due rigori che, se fossero stati realizzati,
avrebbero in qualche modo potuto cambiare, non certo la sostanza di questo
Toro, ma certamente la sua posizione in classifica. A nostro parere bisogna
dare a Quagliarella l’opportunità di essere il rigorista del Torino, così come
è stato per Cerci. Certo, si può sbagliare, ma è nella forma mentale che si
deve costruire e responsabilizzare un giocatore che deve acquisire carisma a
beneficio della squadra stessa. Apprezzabile il tentativo del Toro di volere
vincere la partita contro il Verona, ma è stata poca cosa. Sì, perché quando
mancano le idee, nel calcio manca tutto. E dire che sarebbe bastato poco per
migliorare la spettacolare stagione del Toro dell’anno scorso. Si doveva
crescere e invece siamo sempre al punto di partenza. Vero presidente Cairo?
Salvino
Cavallaro
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