E siamo alle solite. Dopo Cagliari e Parma, per il Torino si ripresentano i soliti fantasmi che fanno perdere improvvisamente la testa. Nella notte del sabato Santo che precede la Pasqua di Resurrezione, il Torino di Ventura che giocava in casa contro il Napoli, ha palesato le stesse inspiegabili lacune già viste in precedenza. A 11 minuti dalla fine, infatti, il Torino conduceva la partita per 3 a 2. Poi, la pazzia di un finale folle da far rabbrividire. Uno dopo l’altro, infatti, i partenopei hanno infilato tre gol nella porta granata, che hanno determinato la loro vittoria finale per 5 a 3. Come abbiamo più volte evidenziato, queste improvvise defaillance della squadra granata sfuggono a ogni motivazione logica nell’analisi tecnico-tattica dell’ultimo quarto d’ora delle partite del Torino di questi ultimi tempi. Qualcuno potrà sostenere che si tratta di macroscopiche disattenzioni difensive (prima la colpa era stata data a Ogbonna ritenuto fuori forma…e ora a chi?), qualche altro promuove la tesi di una mancanza di sostegno da parte del centrocampo a supporto della difesa, proprio per non cedere campo all’avversario proprio negli ultimi minuti in cui tenta legittimamente il tutto per tutto per ristabilire le sorti della gara. Insomma, fatto è che questo Torino perde nell’ultimo quarto d’ora partite che avrebbe potuto e dovuto vincere, talora anche con merito. Poi, possiamo disquisire sulla disamina della partita contro il Napoli e sulla scelta di mister Ventura, di aver optato fin dall’inizio per un Toro privo di punte di ruolo. Per tutto il primo tempo e, fino all’11 del secondo tempo, il Torino è apparso esageratamente guardingo con un assetto tattico riconducibile ad un 4-4-1-1 che vedeva soltanto Barreto in avanti come sola unica punta (che non è) e alle sue spalle Cerci che avrebbe dovuto agire a suo sostegno. Poi, episodicamente, gli inserimenti di Santana in avanti avrebbero dovuto garantire il tentativo di offendere il Napoli con una certa assiduità. Purtroppo non è andata così, perché subito si è avvertita l’assenza di una punta vera che potesse dare il senso di un calcio propositivo e non sparagnino. E così, Bianchi, Meggiorini e Jonathas si accontentavano di guardare lo spettacolo dalla panchina. Certo, con il senno di poi tutto è più facile. Tuttavia, siamo convinti che non si possa affrontare in questa maniera un Napoli che veniva a Torino con il chiaro intento di vincere la partita nonostante che il matador Cavani, reduce dall’impegno con la sua Nazionale e da un viaggio aereo piuttosto stancante, fosse stato lasciato in panchina per tutto il primo tempo. Mazzarri voleva la vittoria e l’ha ottenuta grazie non solo a Cavani utilizzato nel secondo tempo, ma soprattutto a Dzemaili, autentica spina nel fianco della squadra granata, cui sembra avergli fatto bene il ritorno alle sue origini di ex giocatore del Toro. Napoli dunque, che consolida il suo secondo posto in classifica, nell’attesa dello scontro diretto contro il Milan. Il Toro, invece, deve guardarsi necessariamente allo specchio e porre in analisi certe situazioni di partite che, non a caso, l’hanno penalizzato oltre misura.
Salvino Cavallaro
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