IL TORO TARGATO MAZZARRI FA GIÀ BEN SPERARE


Dopo il terremoto granata a seguito del derby
di Coppa Italia, l’evanescenza di gioco, le polemiche scatenate dopo il fallo
di Khedira su Acquah che non è stato punito dall’arbitro, l’ennesima espulsione
e l’atteggiamento esasperatamente reiterato di Sinisa Mihajlovic che è stato poi
esonerato dal presidente Cairo, adesso in casa Toro sembra essere ritornata la
quiete dopo la tempesta. Nella prima giornata di ritorno di Campionato contro
il Bologna, il Toro si è presentato allo Stadio Grande Torino con il nuovo
tecnico Walter Mazzarri e con una
vittoria netta di 3 gol a zero. Ma al di là di questo risultato rotondo nel
punteggio che è maturato attraverso l’assetto tattico del 4-3-3, la squadra del
nuovo mister granata è apparsa convincente nel gioco e rinfrancata dal punto di
vista mentale. Adesso tutti diranno che la cura Mazzarri ha dato i suoi frutti,
noi diciamo che i meriti vanno attribuiti maggiormente alla squadra per la sua
compattezza globale e la voglia di presentarsi al meglio davanti al nuovo
tecnico, che prima della partita ha avuto soltanto il tempo materiale di
sostenere due allenamenti. Poco, troppo poco per incidere positivamente sulla
squadra. Tuttavia, ci preme sottolineare che il Toro, pur presentandosi con l’ormai
rodato modulo tattico voluto da Mihajlovic, grazie a Mazzarri si è evidenziata una
meno scriteriata frenesia, più possesso palla, più ordine nel far girare la
palla senza mai avere fretta di disfarsene e più aggressività ragionata. Spesso
abbiamo visto i due centrali del Toro N’Koulou e Burdisso stare all’altezza del
centrocampo, con una fisionomia di gioco molto più convinta a costruire e
proporre il gioco offensivo, piuttosto che a distruggere l’iniziativa dell’avversario.
Un atteggiamento propositivo che è stato anche frutto di un convincersi ad
aggredire alto l’avversario, non soltanto con un giocatore, così come abbiamo
visto prima, ma con l’ausilio degli attaccanti che sono stati spesso aiutati a
turno dai centrocampisti. E poi ci è piaciuto molto il segnale che Mazzarri ha
dato nel saper leggere la partita in corso, quando ha modificato la posizione
di Baselli in risposta a Donadoni, il quale ha fatto entrare Donsah per
costruire una maggiore manovra. Tutte cose da non sottovalutare, che non
nascono dal nulla, ma che sono emblematiche di un Toro nuovo che ha l’obbligo
di rasserenare l’ambiente e incoraggiare i suoi tifosi che hanno bisogno di
credere in se stessi, piuttosto che piangersi addosso per i torti subiti.
Imporre il proprio gioco a testa alta con la forza dell’autostima, è il primo
obiettivo da raggiungere per centrare quell’Europa cui il Toro ambisce. Vedremo
cosa accadrà in seguito. Poi, come sempre, parleranno chiaro i risultati che
sono sempre il frutto della grande dedizione, del lavoro assiduo, dell’impegno
da parte dei giocatori di affidarsi ai dettami del nuovo mister e del capire
durante gli allenamenti cosa bisogna fare quando si scende in campo. Se così
sarà, siamo sicuri di vedere un Toro più cinico, più ragionevolmente aggressivo,
pragmatico nella sostanza e meno nascosto dietro quell’orgoglio sentimentale diventato
ormai alibi di quell’emblema che da sempre si identifica nel Vecchio Cuore
Granata.
Salvino
Cavallaro