L'ex difensore del Bari, inetrvistato da Tuttosport, si sente di nuovo in forma dopo un periodo di crisi, che l'anno scorso gli è costato il posto all'Inter.
Sei mesi da incubo, un'estate passata a sgobbare e un inizio stagione da protagonista. In attesa di ritrovare pure la Nazionale (che gli manca assai), Andrea Ranocchia si confessa in questa lunga vigilia che porterà alla sfida di gala dell'Olimpico contro il Torino. Una partita speciale per lui che deve molto a Giampiero Ventura, l'allenatore che insieme ad Antonio Conte -, gli ha permesso di fare il salto nel grande calcio.
Andrea cosa le ha insegnato Ventura?
«Lui dà molta importanza al possesso palla, fa in modo che tu sia a tuo agio quando hai il pallone tra i piedi e ti dà grande tranquillità. Ventura è un maestro di calcio ed un tipo simpaticissimo che fa battute su battute. Sul lavoro però è molto, molto meticoloso e prepara la partita benissimo: quando scendi in campo sai perfettamente cosa devi fare e sai pure quello che faranno i tuoi avversari».
Le squadre di Ventura, di solito, partono forte: un problema in più per l'Inter?
«Partono forte perché le sue squadre sanno giocare a calcio: dal portiere al centravanti, tutti sanno cosa fare col pallone, per questo è uno dei migliori allenatori che abbia mai conosciuto. Noi però siamo l'Inter e a Torino dobbiamo fare l'Inter: non possiamo perdere più altri punti dopo averlo fatto con la Roma».
A proposito, cosa è successo quella sera?
«Si sono dette tante cose, ma con la Roma abbiamo giocato veramente bene e sull'1-1 pensavo che l'avremmo pure vinta la partita. Poi però è arrivato quel contropiede che ci ha tagliato le gambe. La strada però è questa: bisogna soltanto migliorare le cose che sono andate bene perché in un campionato come questo, vince chi fa meno errori».
Un Ranocchia così, farebbe bene anche alla Nazionale. Quanto le fa male non essere stato convocato?
«Dispiace, però in questo momento forse è un bene perché posso lavorare, allenarmi e concentrarmi sulla mia squadra. Poi, se continuerò su questi livelli, il ritorno in Nazionale sarà soltanto una conseguenza».
Prandelli, o chi per lui, le ha spiegato il perché dell'esclusione?
«No, non ho sentito nessuno. Il mister non è una persona che chiama per dare spiegazioni: lui fa le sue scelte e si accettano tranquillamente».
L'anno scorso cosa è successo?
«Ho passato un periodo in cui non ci stavo molto con la testa, ci sono pure stati episodi sfortunati ma ci ho messo del mio. È stato un anno sbagliato, ma credo che, alla fine, queste esperienze ti facciano crescere tanto, anche più di quando vai bene. Perché, migliorando i tuoi errori, impari come persona e cresci da calciatore».
Vero, però ha trovato pure allenatori che non hanno creduto in lei&
«Sì, anche quello è stato un problema perché nel mio ruolo è sicuramente importante sentire la fiducia, ma, ripeto, ci ho messo anche del mio. Però non voglio stare a dar colpe, me le assumo quasi tutte io e sono contento di quello che ho passato perché credo sia stata comunque una tappa fondamentale della mia crescita».
Cosa è scattato quest'estate?
«Avevo voglia di riscattarmi. Ma già a fine stagione è cambiata qualcosa, ho capito di aver toccato il fondo e mi sono dato una spinta verso l'alto. Mi sono detto che dovevo fare qualcosa in più perché quello che avevo fatto non bastava e non è bastato. Così, ho preso tre giorni di vacanza e poi ho iniziato subito ad allenarmi e sono arrivato a Pinzolo che andavo già forte. Era l'unico modo che avevo per riscattarmi».
Chi l'ha aiutata a risalire?
«Gigi (l'amico ed addetto stampa dell'Inter, ndr), mi è sempre stato vicino. In certe situazioni però gli altri possono soltanto darti una parola, ma ti devi tirare fuori da solo: così sono andato in America, ho staccato per tre giorni e poi mi sono rimesso ad allenarmi in palestra dopo aver spento il cellulare».
Quando l'ha riacceso, quanti sms ha trovato di Conte per convincerla ad accettare la Juventus?
«No, no& Ho spento il telefono e avevo un numero americano. Non so se i dirigenti della Juve abbiano parlato con la società ma con me non hanno assolutamente parlato. Quest'estate mi sono allenato per l'Inter e non per un'altra squadra».
D'accordo, ma ha mai pensato di andare via?
«Io ho un contratto fino al 2015 e darò tutto quello che avrò per questa maglia».
Con Stramaccioni, come va?
«Quando è arrivato l'anno scorso, c'ero fisicamente ma non mentalmente. Quest'anno mi ha dato fiducia da subito e cercherò di ripagarlo. È una persona diretta che se deve dirti qualcosa te la dice in faccia e questo credo sia un bene».
Questa Inter è da scudetto?
«Questa Inter deve pensare solo a lavorare. Dopo il Triplete con mondiale per club e Supercoppa arrivati nei mesi successivi, si è parlato tanto bisogna continuare a vincere ed è arrivata solo una coppa Italia. Per questo bisogna solo correre, poi i conti si faranno alla fine».
Essere coinvolto nell'inchiesta di Bari, quanto la disturba?
«Quando è uscita questa cosa, sono rimasto di sasso perché non me l'aspettavo assolutamente. È giusto che la giustizia indaghi se ha dei dubbi perché il calcio deve essere pulito, perché le famiglie e i bambini che vengono allo stadio devono vedere uno spettacolo e non cose strane che non vanno d'accordo con questo mondo».
Ma lei è preoccupato?
«No, io sono tranquillo e chi mi conosce sa che queste cose non mi toccano. Adesso faranno tutte le indagini del caso e finirà lì, assolutamente senza problemi».
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