Facciamo fatica a capire se quella vista in
Champions sul campo del Lione e in altre reiterate circostante, sia la Juventus
o una qualsiasi squadra dilettantistica che si atteggia con il massimo sforzo a
emularne il mito. E invece quella vista con le maglie azzurre che ha perso
malamente contro la settima squadra del campionato francese, era proprio la
Juve di Maurizio Sarri. Già, proprio
il filosofo del calcio moderno, della mentalità innovativa, del giro palla che disarma
gli avversari, delle trame di gioco filtrate in maniera verticale, del pressing
alto, del furore agonistico e dello spettacolo assicurato, è solo una bolla di
sapone che galleggia nell’aria e poi svanisce. La sua bruttezza è stata tale da
fare persino disarmare la critica all’arbitro per due rigori negati. Sì, perché
se la Juve avesse lasciato tracciata di sé in quel di Lione, allora potremmo
anche porre nella nostra cronaca questi due momenti che avrebbero potuto essere
decisivi ai fini del risultato. Ma l’andamento della gara condotta dalla Juve è
stata tale che, obiettivamente, ci sentiamo solo di mettere in primo piano ciò
che ha colpito negativamente tutti: vedere
la non Juventus. Più volte nel corso
di questa stagione abbiamo messo in rilievo le tante falle di un gioco che
stenta ad essere tale e che nasce da un centrocampo che mal sopporta l’idea di
costruire e interdire, disponendosi armonicamente a ventaglio sia in fase di
possesso palla che in fase di non possesso. Ma per far questo ci vuole gamba,
polmoni e testa per tutti i 95 minuti e oltre, tanto da determinare il trait d’union
tattico tra i vari reparti. Purtroppo, questo non è dato vedere, e allora ci
viene il dubbio se è Sarri a non essere adatto a questi giocatori, oppure sono
gli stessi giocatori a non essere adatti a quest’allenatore. E intanto questo tremendo
ko ha avuto ripercussioni negative non solo nella gestione della squadra a
disposizione di Sarri e nei tenebrosi umori del popolo juventino nei confronti
dell’allenatore, ma anche dal punto di vista economico finanziario che ha visto
crollare le azioni della Juventus in Borsa. E’ tutta una catena di situazione
che fanno pensare a una stagione fallimentare, anche se in questo momento, il
fatto di essere prima in classifica in campionato, di essere ancora in corsa in
Champions e in Coppa Italia, lascia uno piccolo spiraglio di speranza per una
immediata ripresa di situazioni che al momento sono davvero negative al
massimo. Chi ha avuto modo di vedere Lione
– Juventus e Real Madrid – Manchester
City si sarà accorto dell’abissale differenza di gioco prodotta nei due
match. Da una parte la palla cantava e dall’altra era stonata (Fabio Capello dixit). A Madrid si è
giocato a football e a Lione a nulla. Zero tiri in porta della Juve, pochissima
tecnica, zero giro palla, zero corsa nel proporsi, infiniti passaggi sbagliati
in difesa, a centrocampo e in attacco, dove il solo Ronaldo predica nel
deserto, avendo accanto le penose prestazioni di Cuadrado, Rabiot, Pjanic,
Bentancur e un Dybala che rispetto ad altre volte è stato incolore. Dunque il
discorso sulla situazione della Juventus non è tanto se riuscire a sovvertire
il risultato in Champions nel match di ritorno che si disputerà all’Allianz
Stadium il prossimo 17 marzo, ma trovare il bandolo di una matassa che invece
di srotolarsi si attorciglia sempre più. Una cosa è certa, a meno di un
miracolo che ad oggi ci sembra davvero molto improbabile, Maurizio Sarri non sarà più l’allenatore della Juventus. Il suo
credo calcistico (se esiste davvero) ha fallito per tanti motivi che vediamo sul
campo e altri di spogliatoio che immaginiamo. In questi casi è proprio l’allenatore
che dovrebbe risolvere la situazione che, a dire il vero, secondo noi gli sta
pure sfuggendo di mano. Ci auguriamo per il popolo bianconero di essere
smentiti da fatti positivi che al momento non scorgiamo all’orizzonte. E adesso
lo stato maggiore della Juventus alzi la voce con chi di dovere e non resti
supinamente nel retroscena a osservare passivamente.
Salvino
Cavallaro
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