Tre, numero perfetto. La Juve delle meraviglie è passata da Moggi, Giraudo e Bettega ad Agnelli, Marotta e Nedved. Triade perfetta, capace di essere la garanzia di grandi progetti ed attuazioni di infrastrutture, come ad esempio lo Juventus Stadium (sempre esaurito), Juventus Museum e tutta un’ampia area limitrofa che sarà sede di allenamento della Prima Squadra oltre che della nuova sede bianconera. Ma ci sono anche e, soprattutto, le vittorie costruite sul campo, per i tifosi e anche per chi è amante del bel calcio. Una Juve che pare sempre di dover smentire i più scettici e suoi arrembanti critici, ai quali però risponde con autorità e dati di fatto. Oggi la Juve, in Campionato si trova a più 9 punti sul Napoli che è secondo in classifica e, in più, è entrata a far parte dopo lunghi anni d’attesa tra le migliori otto squadre d’Europa. Certi traguardi non sono certo frutto d’improvvisazione e neanche semplice fortuna momentanea, ma tutto ha una sua spiegazione ben precisa. Con l’avvento di Antonio Conte si è vista dopo tanti anni una mentalità nuova, un modo di gestire la squadra in maniera provinciale e con la convinzione che certi traguardi si raggiungono semplicemente avendo “fame” di risultati, che non può essere confusa con quella borghesia del pallone fatta solo di “nome importante” e fumo negli occhi. Con Conte e con una schiera di giocatori desiderosi di vincere, fin dall’anno scorso la Juve ha mostrato tutta la sua unione d’intenti costruendo uno spogliatoio sano, senza grandi mugugni e cattiverie ma, soprattutto, ha dato un’impronta netta a una mentalità di squadra fatta di gruppo coeso. La squadra di Conte infatti, tranne il portiere non ha dei ruoli ben precisi, siano essi centrali di difesa, esterni bassi, centrocampisti, esterni alti o punte, nessuno può vantare un ruolo ben definito. Tutti all’occorrenza, nel 3-5-2 voluto da Conte, devono necessariamente adattarsi ai ruoli più disparati che le circostanze del momento richiedono. Un tipo di calcio e di mentalità indubbiamente moderna che, tuttavia, di solito richiede uno sforzo di energie notevole che lascia legittimamente interdetti sulla durata della condizione fisica e mentale dei giocatori stessi. Spesso abbiamo invocato un top – player che potesse in qualche modo essere il risolutore del grande volume di gioco espresso dalla squadra. Ma, a oggi, i risultati sembrano avere dato ragione alla Juventus che, salvaguardando meticolosamente il proprio bilancio patrimoniale, è riuscita a primeggiare in Campionato (con ottime prospettive di bissare la conquista del secondo scudetto consecutivo targato Antonio Conte) entrando anche ai quarti di finale della Champions League. Chi segue come noi il calcio da tanti anni, sa molto bene che nulla è legato all’improvvisazione e che certi risultati sono il frutto e le capacità di una grande e competente società che ha saputo creare un team e dei ruoli capaci di raggiungere grandi traguardi. Disciplina e alto senso del professionismo sono valori che non s’inventano, come non s’improvvisa neanche il saper gestire gli umori dei giocatori della panchina, talora tristi per non essere presi in considerazione, ma poi, al momento opportuno, capaci di dare il meglio per se e per la squadra nell’istante in cui sono chiamati a giocare. Ad esempio, il gol, la freschezza fisica e mentale, dimostrata da Giaccherini nel corso dei ritagli di partita a lui concessi, non sono casuali ma frutto di preparazione settimanale da parte di Conte che è capace di tenere sulla corda anche i giocatori che non sono ritenuti titolari. Crediamo che questo sia il segreto di questa Juventus, grande nel nome e umile nel gestire un calcio moderno fatto di essenziali valori sportivi. Poi si può disquisire su tutto. Gli anti juventini diranno la qualunque su antiche agevolazioni arbitrali, rispolverando magari malignamente alcuni scheletri ancora chiusi negli armadi bianconeri. Ma queste sono cose che nel calcio sono all’ordine del giorno e non passeranno mai, come non si elimineranno mai certe invidie e antipatie per chi è in grado di vincere sempre con regolarità. Difficile essere coerenti su una materia così opinabile come il calcio, uno sport che è posto in analisi dai più disparati punti di vista. Tuttavia, noi ci atteniamo oggettivamente a considerare quei fatti che sono figli del lavoro, della serietà, della concretezza e di certe peculiarità professionali capaci di fare la differenza. In questo periodo è giusto evidenziare la validità di una Juventus i cui risultati sono sotto gli occhi di tutti e, quando oggettivamente sarà il momento di fare critica, non ci tireremo certamente indietro.
Salvino Cavallaro
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