Ci siamo.
Il tormentone è iniziato e non si placherà fino a maggio.
In settimane in cui l’opinione pubblica si spreca a cercare quale realmente sia l’anti Juventus, tanti, quasi tutti, dimenticano fattori importanti, tralasciando un’analisi approfondita.
In che senso?
Poco meno di un mese fa i nerazzurri sembravano poter competere con l’armata di Conte dopo l’esaltante vittoria torinese.
Poco meno di un mese fa i più guardavano, storcendo il naso, la squadra di Mazzarri, reduce da prestazioni poco convincenti e da pareggi tutt’altro che soddisfacenti.
Ora, trascorse alcune giornate fatte di cadute di Stramaccioni e di successi di Cavani, la convinzione è cambiata: è il Napoli che può impensierire i campioni d’Italia.
L’impressione immediata è che il pensiero pubblico si sposti dove soffia il vento, vento rappresentato in questo caso dai fatidici tre punti.
Procedendo passo per passo si arriva a una riflessione compiuta.
Juventus: c’è chi dice che una sconfitta comporta un’altra sconfitta. La squadra di Torino ne è la prova: quarantanove turni dopo l’ultima caduta, prima l’Inter, poi il Milan hanno incrinato le certezze del pubblico. Ma non c’è da preoccuparsi, il caso fisiologico è normale e i successivi trionfi ne sono la prova. I bianconeri restano la squadra da battere sia per il fatto che i campioni in carica rimangono sempre i favoriti sia perché la superiorità dell’organico è evidente: in un campionato come quello italiano, la forza e la potenza del centrocampo sono fondamentali, se non vitali. Se esistono delle anti-Juventus solo il tempo ce lo mostrerà, nel frattempo si può sostenere che il problema maggiore del team di Agnelli potrebbe essere interno: la Champions porta via tante energie e il Milan dell’anno scorso ne è la testimonianza. Le competizioni europee oltre a sottrarre forze fisiche, crea un deficit anche nella testa e nel morale dei giocatori, ovviamente nel caso di una delusione. E anche in questo caso il Milan del Camp Nou ne è una prova lampante.
Intanto, spazio al campo dove la formazione bianconera dimostra sempre una potenza e una forza strabiliante.
Napoli: i rumors di questi giorni dicono che i partenopei possano puntare allo scudetto senza problemi. I rumors di un mese fa, dopo la sconfitta allo Juventus Stadium firmata Caceres-Pogba e dopo il pareggio interno contro il Torino, dicevano il contrario.
Quindi? Qual è la verità?
La verità è che gli azzurri della Campania hanno avuto una crescita esponenziale strepitosa, mostrata soprattutto dalla differenza dei punti rispetto agli anni passati. Alcune scelte sono poi state fondamentali: Mazzarri ha subito chiarito che al campionato sarebbe stata data la precedenza, mettendo chiaramente in secondo piano l’Europa League, competizione in cui comunque Cavani e compagni sono riusciti a passare il turno.
Altro attestato di stima sono i segnali, quelli importanti, quelli, appunto, da scudetto. Che cosa si intenda per segnali scudetto è presto che fatto: partite in cui, pur non giocando al massimo e al meglio, si torna a casa con la pancia piena di tre punti. Un esempio? Certamente, anche più di uno. L’ultimo per ordine di tempo è ovviamente quello di Cagliari, dove i partenopei, pur non disputando una partita egregia, per un episodio o per altro sono riusciti ad abbattere il muro avversario.
Altri segnali sono vincere due volte su due al Ferraris di Genova, impresa non da poco: questo è, infatti, uno dei campi più difficili in cui giocare e poche sono le squadre al top che riescono a fare il bis ligure durante la stagione.
Insomma, pur non avendo una rosa così ampia e completa, i detentori della Coppa Italia in carica possono ambire a posizioni alte, quasi vertiginose.
Inter: in sponda nerazzurra vale l’esempio opposto del Napoli. Da incredibilmente forti e coraggiosi, a piccoli e ridimensionati. E anche qui bisogna scavare per scoprire la verità. Le ultime due prove della stagione sono state probabilmente fra le peggiori mai viste quest’anno. Ma in un momento di calo comprensibile e di preoccupazione per l’inevitabile caso Sneijder, quasi giunto al termine, i tre punti contro i rosanero di Gasperini sono da acciuffare al volo, mettere nel taschino, chiuderlo con forza e riprendere a lavorare. Consideriamo anche un’altra cosa importante: Stramaccioni e l’Inter non possono fare a meno di Antonio Cassano, diventato una pedina fondamentale per gli equilibri e soprattutto per la fantasia di una squadra spaesata e senza idee. L’altra cosa positiva è che manca solo un mese a gennaio e i rinforzi sono obbligatori: fondamentale è un sostituto naturale di Milito che non vede mai la porta, se non è in giornata. Resta la convinzione che il perfetto cambio sarebbe un connazionale che ha un nome e un cognome: German Denis sarebbe congeniale per le caratteristiche del team di Moratti che non dovrebbe nemmeno bucarsi le tasche per portare a casa un giocatore tanto, ma tanto sottovalutato.
L’altro obiettivo resta un regista-trequartista, cioè almeno un giocatore di spiccata qualità in mezzo al campo che ispiri idee e assist e crei giocate.
Resta il piccolo sospetto che i nerazzurri siano bene indirizzati anche in Europa League, dove nel doppio scontro la squadra milanese possa essere davvero temibile e sicura.
Si, si può tranquillamente pensare che queste tre squadra, le prime tre in classifica, ci possano regalare un campionato bello e lungo, con una corsa interminabile a tre.
E si, si possono tralasciare le restanti, nel senso che per un motivo o per l’altro Fiorentina e Lazio, aggiungendoci pura una Roma in crescita, non possano avere i mezzi sufficienti per combattere per quello che è l’obiettivo più duraturo, estenuante e complicato dell’anno. Sognare non costa niente, è vero, ma essere realisti è d’obbligo.
Poi, certo, un conto è parlare di scudetto, un altro paio di maniche è pensare alla possibilità di qualificarsi nell’Europa che conta e quindi arrivare almeno fra le prime tre.
Tra sorprese quali Fiorentina e Lazio, la conferma della super Juve, e i segnali importanti di Napoli e Inter: meno male che è gennaio e che questa stagione non è nemmeno alla metà di quello che ci potrà ancora offrire.
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