Sarà l’eterno amletico dilemma che inseguirà le future vittorie della Juventus. 29 scudetti sono quelli assegnati alla Juventus dalla giustizia sportiva dopo i fatti di calciopoli e 31 sono quelli che Società e tifosi bianconeri rivendicano come quelli legittimamente conquistati sul campo. Un tunnel dal quale non se ne esce facilmente e chissà per quanti anni ancora rappresenterà il tormentone mai risolto. Ma, comunque sia, la Juventus bissa il suo secondo scudetto dell’era Conte. Vince 1 a 0 contro il Palermo e si aggiudica il campionato 2012- ’13 con tre giornate d’anticipo: e questo non è davvero poco. 26 partite vinte su 35 giornate di campionato, lasciano capire quanto questa Juventus abbia sempre badato al sodo senza fronzoli e inutili orpelli. Un’andatura costante che ha spesso avvilito e scoraggiato le più accreditate inseguitrici, le quali non sono state in grado di tenere il passo dei bianconeri. La squadra di Conte è andata forse oltre al suo reale valore tecnico di squadra che manca di un vero e proprio top player. Ma il coach bianconero ha saputo plasmare la squadra con motivazioni che, talora, sono apparse addirittura maniacali nell’assumere una mentalità ossessivamente vincente. Allentare la tensione non è possibile in casa bianconera, almeno fino a quando ci sarà Conte. E dire che dopo la batosta psicologica della doppia sconfitta consecutiva contro il Bayern Monaco, tutto lasciava presupporre a una delusione psicologica che avrebbe in qualche modo rallentato il progredire della Juventus. E invece, anche da questa forse prevedibile defaillance, i bianconeri hanno saputo ritrovare la linfa per proseguire in campionato la strada del successo. E’ l’interminabile “fame” di vittorie che Conte ha saputo inculcare a questa squadra, fin dal primo giorno in cui due anni fa nel ritiro di Bardonecchia, ha guardato negli occhi tutti i suoi giocatori a disposizione, catechizzandoli in maniera convincente ed entrando tra pieghe più profonde della loro coscienza . La Juve veniva da due campionati fallimentari che si riassumevano in due settimi posti in classifica. Non era possibile! Non era da Juventus! “Dobbiamo smettere di fare schifo” disse Conte in quell’occasione e così nel suo team si cementò il senso dell’appartenenza juventina in quel “tutti per uno e uno per tutti”che è alla base dei successi. Eppure, se pensiamo allo strapotere juventino che si identifica nei suoi numerosi scudetti vinti , che sono da sempre stati emblema di una casata aristocratica come quella degli Agnelli, sembra davvero impossibile che Conte sia riuscito a inculcare una mentalità da provinciale sempre arrembante, agguerrita, ringhiante come chi è affamato e cerca sempre un tozzo di pane per riempirsi lo stomaco. Non è certo nella retorica dei sentimenti che intendiamo cadere, tuttavia, questo ci sembra trasparire da una conduzione tecnica che è significativamente vincente. “Solo chi vince fa la storia, gli altri la leggono”. Conte è arrivato ad allenare la Juve con lo stesso spirito e la medesima mentalità di quando allenava il Siena e l’Atalanta. Non si è mai imborghesito nel sistema Juve, ma ha trasmesso valori di sacrificio e dedizione molto simili a quando giocava nella sua Juventus. Grinta e determinazione nel suo interdire in campo; ma anche il cuore oltre l’ostacolo, nella generosità di spendere tutte le proprie forze fino alla fine di ogni gara. Questo è il suo esempio, questo è il suo messaggio inconfutabile, questo è quanto i suoi giocatori hanno recepito e fatto proprio. Tutti, da Buffon a Pirlo, da Chiellini a Barzagli, ma anche da Marchisio al baby Pogba hanno capito cos’è questa Juventus. Adesso comincia la parte più difficile: proseguire sulla strada del successo. Come? Rimpolpando un’intelaiatura già competitiva in campo nazionale, che ha però bisogno di alcuni ritocchi importanti per tessere il mosaico internazionale. Su tutti, il valido apporto del tanto desiderato Top Player; il fuoriclasse che la Juve non ha. Poi anche altre alternative importanti che possano rendere la squadra competitiva anche in campo internazionale. Per il prossimo anno, Conte vuole avere garanzie e idee chiare su quelli che sono i programmi della Società. Agnelli e Marotta sanno già che la Juve non può più continuare solo con questi giocatori. Urgono validi fuoriclasse in grado di colmare quel gap tecnico già emerso quest’anno in campo internazionale. Sì, perché questa Juve, adesso, ha davvero grandi e legittime aspirazioni di crescita.
Salvino Cavallaro
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