Domenica prossima contro l’Atalanta sarà l’ultima
partita in casa della Juventus in questo campionato 2018’19, che l’ha vista
vincere lo scudetto per l’ottava volta consecutiva. Allo stadio è in programma
la festa ufficiale che si ripete ormai da 8 anni. Ma quest’anno sarà diverso,
inevitabilmente diverso. Troppe cose bollono in pentola in casa Juve, per avere
la mente sgombra e pronta ai bagordi festaioli. A Torino e nell’Italia
juventina c’è un unico sentire che sa di spasmodica attesa, su quello che sarà
il prossimo futuro della Vecchia Signora. E ci sono tifosi bianconeri che si
arrovellano di ansia, nell’attesa di una fumata bianca della più ermetica
società di calcio italiana che nulla lascia trapelare. Pensiamo persino che
Andrea Agnelli non parli neanche da solo in una stanza, per evitare che i muri
stessi possano ascoltare. Ma questa lunga attesa di una conferma così apparentemente
sicura a parole e tanto declamata davanti alle telecamere da Agnelli e Allegri,
dopo l’orrenda scoppola subita in Champions da parte dell’Ajax, adesso, col
senno di poi, è sembrata una farsa per far capire al popolo bianconero che la
società Juventus ha sempre le idee chiare sul da farsi. Spiace dirlo, ma questa
volta non è così, perché chi attende all’esterno delle mura ha il diritto di
sapere cosa stia succedendo ormai da giorni all’interno della sede della
Continassa. Ad oggi sappiamo di due incontri. Il primo vissuto faccia a faccia
tra Agnelli e Allegri e il secondo in compagnia di Nedved e Paratici. In ballo
ci sono diverse questioni che si dividono tra richieste di Allegri che vuole un
rinnovo di contratto in scadenza il prossimo anno, ma con un congruo aumento di
milioni di euro (10 milioni contro gli attuali 7,5) e la possibilità di avere
il potere di fare mercato, decidendo con la società i giocatori da cedere e
quelli da acquistare. Sappiamo ad esempio che già da diversi mesi Allegri dice
di avere bene in mente la Juve del prossimo anno, quasi fosse già tutto deciso,
scontato. Non è così! Infatti, questa lungaggine di incontri senza esito
definitivo, fa pensare ad una profonda incertezza che ha creato una spaccatura
all’interno dei vertici dirigenziali. Andrea e suo cugino John Elkann si
oppongono vivacemente al ritorno di Antonio Conte, il quale sarebbe invece gradito
da Nedved e Paratici.
Ma prescindendo da questo nodo difficile da
sciogliere come tanti altri che si stanno attorcigliando in casa Juve, resta il
fatto che il ruolo tecnico e manageriale richiesto da Allegri non può essere
accettato da Andrea Agnelli il quale, pur tenendo conto del calcio che cambia
anche nelle sue figure dirigenziali, non può disconoscere la tradizione storica
della sua nobile casata, che nella Juventus ha da sempre visto il modo di
gestire in maniera autorevole e senza interferenze di sorta. Ciascuno con il
suo ruolo ben definito. Ciascuno con le proprie responsabilità. Ciascuno con i
propri doveri. Sì, perché vincere è l’unica cosa che conta. E, se vogliamo, Max
Allegri l’ha pure sposata alla lettera questa frase simbolo del feudo
bianconero, vincendo 5 scudetti di fila, Coppe Italia e Supercoppe, con l’aggiunta
di avere portato in finale di Champions due
volte la Juve, senza tuttavia averla mai vinta. Ed è questo il bubbone che
tormenta la società e i tifosi, proprio in un anno in cui si sono fatti
investimenti notevoli per l’acquisto di Cristiano Ronaldo. E tutto questo
insieme di cose danno il senso della non chiarezza di idee da parte della
società, la quale per la prima volta si trova ad essere fragile nelle sue
scelte. Allegri o non Allegri? A questo punto non è neanche semplice, perché pensiamo
che si sia aspettato troppo e tergiversato su un argomento basilare; per l’appunto
quello della direzione tecnica. Buona idea sarebbe stata quella iniziale, e
cioè di un ritorno di Zinedine Zidane. Tuttavia, adesso è troppo tardi! Poi si
sono fatti i nomi di Deschamps, Pochettino, Simone Inzaghi e perfino Pep
Guardiola che appare saldamente ancorato al Manchester City e al suo lauto
contratto. Quindi che si fa? La domanda resta ancora senza risposta, anche se
il calciomercato è alle porte con le voci insistenti delle cessioni di Paulo
Dybala, Mandzukic, Khedira, Alex Sandro, Cancelo. Insomma una sorta di
epurazione suggerita dallo stesso Allegri con l’acquisto di almeno 5 Top Player
suddivisi tra difesa (2), centrocampo (2) e attacco (1). Così si è espresso
pubblicamente il tecnico di Livorno, peccato che il 90% del popolo bianconero
non sia d’accordo sulla sua conferma, per il ben noto problema di una Juventus
incapace di esprimere un gioco moderno, brillante, agonisticamente frizzante,
vivo, come quello che ci viene proposto dalle migliori compagini di calcio
europee. Così, anche tra i tifosi si risente questo eco percepito in società
già da diverso tempo, e cioè di una squadra che vince, annoia in Italia e non
progredisce in Europa. Dunque l’attesa alla Continassa si fa davvero
insopportabile e, di conseguenza, il tormentone che si arrovella nello stomaco
dei tifosi juventini si manifesterà inconsciamente pure dentro le mura dell’Allianz
Stadium, quando si celebrerà la festa dell’ottavo scudetto consecutivo che in
un altro momento avrebbe un sapore diverso. Perché adesso la testa è altrove.
Salvino
Cavallaro
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