LA JUVENTUS E IL MALE (NON TANTO) OSCURO


Genoa batte Juve 3 a 1. Non è tanto la sconfitta a far
parlare di sé, ma come è maturata. Ci si potrebbe appellare alle assenze o all’avversario
arrembante, forte fisicamente e capace di non farti più capire niente, disputando
la partita della vita, fatto è che a questa Juve manca l’anima. E’ dall’inizio
del campionato che ne parliamo, che scriviamo di una squadra senza gioco e
senza un centrocampo capace di illuminare e interdire nella stessa misura. Ma,
evidentemente, il suo primato nelle classifiche di Campionato e di Champions ha
azzittito quella parte di critica costruttiva che, nonostante tutto, ha sempre
cercato di fare un’analisi approfondita che potesse vedere oltre la positività data
dalle vittorie maturate attraverso il non gioco. Questo stato di cose ha fatto prolungare
l’emergere dei fatidici nodi al pettine e prendere coscienza della situazione.
E’ come avere assorbito il cortisone, che pur con tutte le sue
controindicazioni è capace di togliere il dolore senza però andare alla radice
del problema e risolverlo. Ecco, ci sembra che questa metafora si addica
perfettamente alla Juventus di quest’anno, che fino ad oggi è riuscita a
nascondere i suoi gravi problemi di un assetto di squadra che non fa emergere
le idee di gioco, nonostante i vari primati. Sono tanti i campioni di questa
Juve di Allegri, ed è per questo motivo che le tre sconfitte subite in
campionato tra Inter, Milan e Genoa, fanno particolarmente rumore per come sono
maturate. Moduli di gioco che cambiano e giocatori che tra infortuni e scelte
tecniche sono messi in campo saltuariamente, dando la sensazione di una
confusione che non è da Juve. Il passo lento, la mancanza di movimento senza
palla e l’ostinazione di portarla avanti senza sapere a chi darla, hanno fatto
sì che gli avversari hanno capito come aggredire alto una Juve che è troppo
flemmatica e incapace di reagire all’intensità di gioco avversario. La partita
vista a Genova è la fotocopia di quelle viste a San Siro contro Inter e Milan.
Una squadra che viene aggredita costantemente dall’avversario all’altezza della
sua difesa senza farti ragionare, deve dimostrare dall’alto della sua
esperienza di sapersi districare con calma, senza cadere in confusione. Questo
atteggiamento la Juve di oggi non è in grado di farlo, perché non è sorretta
dall’intendimento globale di squadra capace di accorciare il suo gioco tra
difesa, centrocampo e attacco. Pjanic (che ha battuto una punizione alla Pirlo,
siglando l’unico gol bianconero contro il Genoa), non ha le caratteristiche di
Pogba, sia per forza fisica nell’interdire e costruire il gioco, sia per
mancanza di continuità. Ma non è l’unico neo di questa Juve infarcita di grandi
campioni, ma incapace di avere una sua ben precisa fisionomia di squadra. I
tifosi aspettano fiduciosi e la società che ha speso un patrimonio di Euro, si
augura di risolvere questi problemi almeno entro il prossimo marzo, il mese in
cui riprenderà la Champions League. Sì, perché in questa condizione non vediamo
proprio come la Vecchia Signora possa ambire alla conquista di quella Coppa che
la casa bianconera quasi pretende.
Salvino Cavallaro