LA SCIENZA PER ALLEVARE NUOVI TALENTI NEL CALCIO


Una rivoluzione
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03/02/2014 -

Quali saranno  i campioni del domani ? Quale  fra i giovani talenti del calcio è più adatto a giocare in difesa  o  a centro campo o in attacco? E ancora ,come ottimizzare le prestazioni di un atleta sia durante l’allenamento sia  in gara? Come evitare che s’infortuni ,”stressando” e affaticando troppo il suo corpo con esercizi fisici non adatti a lui? Ebbene per rispondere a queste e ad altre domande, utili a selezionare le nuove leve del calcio italiano oltre che a massimizzarne  il talento  innato, confezionando allenamenti  “ad hoc” ,molto probabilmente ci penserà  la convenzione siglata di recente fra la Lega Italiana Calcio e CriBens-Università Cattolica per studiare i giovani talenti da un punto di vista genomico e molecolare.
Si  potranno così programmare scientificamente gli allenamenti  ed il regime alimentare ,studiando le caratteristiche di quel  giocatore con analisi genetiche e molecolari,tramite prelievi di sangue,urine e saliva alla ricerca di marcatori,ovvero molecole  “spie” di stress psico-fisico,oppure del metabolismo e di potenza e resistenza  muscolare.
La ricerca scientifica scende in campo  quindi a servizio dello sport più bello del mondo,grazie ad una convenzione sottoscritta  il 30 Gennaio  dall’Università Cattolica del Sacro Cuore-Centro di ricerca in Biochimica e Nutrizione dello Sport (CriBeNS-UCSC) e dalla Lega Italiana Calcio Professionistico (Lega Pro),rappresentate dal presidente della Lega Pro,Mario Macalli,e dal direttore del CriBeNS-UCSC,Bruno Giardina,con la collaborazione della FIGC ,presente Luigi Abete,e della FMSI(Federazione  Medici Sportivi Italiani),rappresentata dal presidente dr. Maurizio Casasco.
Ha detto Ettore Capoluongo,responsabile dell’U.O.S.  di Diagnostica  Molecolare Clinica e Personalizzata:”La letteratura scientifica ha ormai reso disponibili dati importanti di associazione tra varianti di seguenza presenti in alcuni geni (dette polimorfismi,cioè forme alternative di uno stesso gene) e la capacità di adattarsi meglio ad alcune tipologie di attività sportive,di  preparazione e di recupero “post-training”.In altri termini ,esistono geni  in un certo senso legati al “talento sportivo”,che garantiscono al soggetto,portatore  di alcune loro varianti,migliori performance muscolari,migliore resistenza  allo sforzo,muscoli più scattanti ed altre caratteristiche  corporee e metaboliche ,che rendono un individuo “campione”.Il segreto di molti assi del calcio e di altri sport  sta proprio nella combinazione  di  queste piccole ma sostanziali differenze.
“Molti  club stranieri –ha aggiunto Capoluongo- hanno cominciato già da qualche anno ad usare questi ulteriori parametri biomolecolari nella scelta dei ruoli migliori per la squadra o nella modulazione del training”.  Ad esempio,un indicatore di performance è determinato dalla composizione dei muscoli dell’atleta ,cioè dalla tipologia di fibre muscolari ,di cui sono composti i suoi muscoli,la quale a sua volta dipende da determinati varianti  genetiche.Ci sono giocatori che per la loro composizione muscolare biochimica non potranno mai essere degli attaccanti,ma questo non vuol dire che non potranno diventare  eccellenti  centrocampisti!
Gli studi monitorizzeranno una quantità abbastanza rappresentativa di atleti,in collaborazione con lo staff medico e tecnico delle società,per studiare le loro varianti genetiche e rapportarle al tipo di preparazione fisica e di selezione dei ruoli. Questo vuol dire in pratica poter evitare quegli stress (ad es. overtraining) ,che sovente causano effetti  collaterali importanti che portano l’atleta a dover affrontare periodi  di fermo.
A questo proposito la dott.sa Mele del comitato scientifico del CriBeNs  ha dichiarato:”Cercheremo infine di individuare marcatori biomolecolari precoci di stress monitorando i giocatori prima e dopo la seduta di allenamento ,in modo da rendere disponibili schemi di recupero per ogni singolo atleta basati su un corretto apporto e comportamento nutrizionale”.
“Il CriBeNS –ha spiegato Bruno Giardina,responsabile scientifico della convenzione e docente di Biochimica Clinica dell’Università Cattolica di Roma-vuole dare il suo contributo all’ottimizzazione della performance sportiva di atleti in varie discipline.Il concetto chiave è quello di “personalizzazione”.  Per quanto concerne gli atleti,a livello agonistico o professionistico,a maggior ragione vanno considerate tutte quelle caratteristiche genetiche individuali che possono indicare il tipo di allenamento e di apporto nutrizionale  più idoneo per migliorare la performance sportiva e tutelate la salute della persona.Si può infatti –ha concluso- migliorare la prestazione ed insieme prolungare il periodo di attività agonistica ad alto livello personalizzando allenamento e alimentazione dell’atleta e scegliendo il ruolo più adatto a lui”.
Sarà importante rimodulare il fabbisogno nutrizionale  del giocatore in base ai carichi di lavoro,agli orari degli allenamenti e delle competizioni. La dieta da seguire dopo un doppio allenamento è completamente diversa da quella di una fase di recupero post-gara.Pertanto diete diverse in base alle variabili,che intervengono nella giornata dello sportivo:differente fabbisogno nutrizionale per un intenso allenamento con i pesi rispetto ad un allenamento diretto a migliorare la velocità e se poi i due allenamenti vengono svolti nella stessa giornata,le cose si complicano ulteriormente da un punto di vista nutrizionale.Anche le condizioni climatiche,in cui si svolgeranno gli allenamenti e la gara,costituiscono una variabile importante per l’adeguamento del supporto nutrizionale:giocare una partita di calcio in inverno in un clima rigido è ben diverso che farlo nella stagione calda in un clima tropicale,come quello, in cui si svolgeranno i prossimi campionati mondiali in Brasile.
Per questo motivo il CriBeNS ha istituito l’Unità mobile di Nutrizione nello Sport,novità assoluta per l’Italia,predisposta per  raggiungere gli atleti nelle sedi rispettive di Società,evitando spostamenti  ed assenze  dagli allenamenti. In questo modo si eseguiranno in loco prelievi biologici di sangue,urine e saliva da trasportare  all’U.O.S. di Diagnostica Molecolare Clinica e Personalizzata  per valutare le necessità nutrizionali e metaboliche dell’atleta.
Una rivoluzione copernicana nel calcio ,come si intuisce ,che porterà a riconoscere i “campioni” non più dalla giocata ,ma dal loro DNA e dai  marcatori nel  sangue. Ne guadagnerà il calcio,almeno lo speriamo,ma perderà forse quel valore aggiunto, che lo ha reso lo sport più bello del mondo e che rivediamo nel romanticismo delle  storie dei suoi personaggi,a cui non vorremmo propio rinunziare!
                                                                  
Attilio Andriolo

IlCalcio24 Redazione