Milazzo 0 Savona 3. Le cronache ci riferiscono il leitmotiv di queste ultime settimane milazzesi, delle profonde spaccature e problemi societari, dei dissidi, del mancato lavoro della squadra che non si allena ormai da quindici giorni, ma anche di un comportamento sorprendentemente positivo espresso sul campo da parte dei ragazzi del vice mister La Spada, (Tosi non s’è più visto). Stoico dunque il Milazzo che, sul campo del Grotta Polifemo assolutamente deserto per motivi di inagibilità, perde contro la prima della classe ma esce in maniera dignitosa e a testa alta. La speranza è ultima a morire, questo i ragazzi del Milazzo calcio lo sanno bene, tuttavia, il pensiero fisso dello sbando collettivo dovuto a una società che non c’è, rode e mortifica oltremodo. E’ la battaglia dei nervi senza fine, una delusione dietro l’altra che è profonda e che colpisce l’anima ma non i piedi “buoni” di qualcuno di questi ragazzi che, elogiarli, è fare poco. Gran parte di loro, infatti, dorme tra le mura silenti degli spogliatoi del Grotta Polifemo, dove soltanto il rumore del vicino mar di Ponente, talora impetuoso e in burrasca, non lascia prevedere nulla di buono ed è premonitore di una storia del pallone iniziata tra legittimi sogni e continuata tra delusioni e mortificazioni senza fine. Ma che colpa ne ha Mignogna, D’Amico, Dama, Lewandowski, Cancelloni, Previti and company, di tutta questa maledetta storia che investe come un violento tornado la S.S. Milazzo? Nessuna, proprio nessuna. Fin dal ritiro estivo di Norcia, i ragazzi avevano incrociato le dita sperando in un contratto che potesse dare loro un futuro. Per i più “fortunati” di loro è avvenuta una firma che poi si è rivelata come affissa su carta straccia, mentre i “meno fortunati” (si fa per dire) hanno ricevuto il benservito con un “Grazie” di circostanza, cui faceva seguito un laconico “Non ci interessate”. Ebbene, con il senno di poi, i più fortunati sono proprio stati coloro i quali sono stati “bocciati” dalla nuova dirigenza mamertina. Ma, ritornando alla partita contro il Savona, dove lo scenario deprimente degli spalti deserti ha assunto contorni a dir poco malinconici, i ragazzi del Milazzo pur senza ”birra” nelle gambe hanno dato chiari segnali di amor proprio nel dimostrare, attraverso l’impegno profuso in campo, la loro assoluta estraneità a una situazione che li coinvolge loro malgrado e li mortifica oltremodo. Davanti a loro non c’era il Savona in quanto avversario diretto, ma il fatuo destino che li ha accomunati in una storia che ha dell’incredibile. Gli irriducibili e ammirevoli sostenitori del Milazzo hanno capito bene il loro messaggio e, in maniera commovente, assiepati com’erano tra le terrazze di case e palazzi nei dintorni del Grotta Polifemo, hanno assistito e apprezzato con il cuore l’impegno e la volontà dimostrata in campo dalla loro squadra, anche se sono incappati in una sconfitta cocente che già, peraltro, era stata largamente prevista alla vigilia dell’incontro. Ma i ragazzi rossoblu sono usciti dal campo sicuri di avere fatto il proprio dovere, come se più di così non avrebbero davvero potuto fare e, infatti, così è stato. In fondo sono stati ammirevoli! Il pallone resta la loro vita, il loro sogno da coltivare e da difendere con le unghie e con i denti. Per questo, sotto la calda doccia del Grotta Polifemo, dopo che la stanchezza di quell’interminabile partita senza alcun valore tecnico si era impadronita di loro, hanno rivolto il primo pensiero a una società che latita, che in questo momento non c’è, che tarda ad arrivare, anche se all’orizzonte s’intravvede uno spiraglio di luce capace di non spegnere le residue, fievoli speranze. In fondo, nonostante tutto, per questi ragazzi del pallone rossoblu non può essere illusorio ed evanescente il pensiero d’inseguire con caparbietà e speranza le fortune di Del Piero, Totti, Pirlo, Buffon, Balzaretti, Chiellini e altri illustri calciatori, partendo proprio da Milazzo. Questo non è vietato da nessuno. Da piccoli ci hanno insegnato a non disperare mai, a non perdere fiducia nella vita e, soprattutto, di non mettere limite ai sogni. A volte, da certe brutte avventure ci si può risvegliare traendone utili esperienze di vita. Vero capitan Mignogna and company? Non mollate!
Salvino Cavallaro
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