MILAZZO CALCIO: FRANCAMENTE NOI NON CE NE INFISCHIAMO, ANZI SIAMO DISPIACIUTI


Salvino Cavallaro giornalista iscritto allOrdine Regionale del Piemonte. Nasce a Milazzo (Me) ma ormai da anni vive e lavora a Torino. Ha collaborato con le redazioni di Sprint & Sport, Piemonte Sportivo, Torino Sera, La Nuova Metropoli, Arte & Dintorni, Stadio Goal. Attualmente, scrive per il Palio dei Quartieri News di Torino e collabora con IlCalcio24. In questi ultimi anni ha scoperto il fascino discreto della letteratura ed ha pubblicato il libro Quello che ho scritto, pensato e pubblicatoe Tra interviste e altroedito da Progetto Immagine. Contatti: salvinocavallaro@libero.it
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Torino, 09/10/2012 -

Parafrasando quel "Francamente me ne infischio" pronunciato da Rhett Butler interpretato dall'attore Clark Gable nel film "Via col vento", ci è venuto in mente come chi ha fatto volutamente del male alla S.S. Milazzo deturpando l'immagine della città di Milazzo, possa sogghignare malvagiamente urlando magari ai quattro venti quella celebre frase. Eppure, all'orizzonte, già da tanto tempo si vedevano vacillare pericolosamente i sogni del pallone rossoblu come castelli di carta, pronti a cadere al minimo soffio di vento. Ebbene, il vento è arrivato impietoso ed è simile ad un tifone di forte intensità, capace di sradicare e tranciare di brutto tutto ciò che si presenta sulla sua strada. Altro che sogni e flebili castelli di carta. La situazione societaria del Milazzo calcio che si presenta ormai chiaramente tra situazioni grottesche e realtà che fanno male, è l'esempio eclatante di una non gestione capace di situazioni volutamente ambigue che si sono delineate e manifestate nel tempo con estrema chiarezza.

Già da questa calda estate siciliana, avevamo percepito qualcosa di strano, di poco chiaro che in genere non si confà con chi ha a cuore qualcuno e/o qualcosa. Eterne domande senza risposta alcuna, elusioni e fraintendimenti che abbondavano a dismisura, appuntamenti importanti rimandati e fiumi di demagogia spicciola che avevano il sapore di chi vuole tamponare una situazione delicata in maniera del tutto grossolana e raffazzonata. Ma, a quale pro? Il gruppo capitanato dal giovane presidente Giuseppe Peditto ha fallito dall'inizio, troppi i suoi proclami pro-tifosi e troppa enfasi negativa contro la precedente proprietà dei Lo Monaco. Francamente ci lasciava un po' perplessi questo dilagare forzato di evanescente populismo che sembrava artefatto. Ma, non avendo la controprova della non veridicità di quei comportamenti, abbiamo voluto credere che fosse tutto vero per amore del calcio milazzese.

Tuttavia, mai è stato messo pubblicamente nero su bianco, nonostante le reiterate sollecitazioni da parte delle istituzioni locali e, soprattutto, di Pippo Midili, assessore allo sport del Comune di Milazzo che ha invitato il gruppo Peditto a esibire pubblicamente l'atto notarile dell'avvenuta proprietà e le capacità economiche atte a fare fronte agli oneri derivanti l'acquisto della società stessa. Ad oggi non ci risulta che qualcosa di simile sia avvenuto. E, intanto, la situazione precipita senza freni inibitori creando in seno alla squadra e alla stessa società un groviglio di problematiche capaci di agevolare l'ammutinamento o sciopero che dir si voglia da parte dei giocatori che non percepiscono alcun stipendio, favorendo così l'anarchia più completa. Ma ciò che più fa male in tutta questa storia a dir poco grottesca è il deteriorarsi dell'immagine della città di Milazzo che brucia davvero.

Ora, l'Italia, guarda questa piccola ma incantevole parte di mondo che è la penisola di Milazzo, in maniera ambigua, sospetta, come se, suo malgrado, fosse stata incapace di prendere in pugno una situazione sfuggita di mano sin dall'inizio. E così Milazzo è diventata la società di calcio del viaggio in pullman, dalla Sicilia a Casale Monferrato e viceversa. No, signori, sappiate che questa città siciliana è ben altro, è qualcosa di più serio di più importante di quello che si è detto fino ad oggi. La sua anima e le sue radici più profonde trasudano di cultura e ci raccontano di una città che pullula di storia e bellezze naturali invidiate da tutto il mondo. E, per quanto riguarda il pallone milazzese, diciamo che non è malato immaginario, semmai l'hanno fatto ammalare nel corso degli anni in maniera reale; questo, se permettete, è diverso! E non si dica gratuitamente che l'ambiente milazzese, incapace di reattività, sia qualunquista e minimalista su situazioni così importanti. Non è così; anche perché lasciarsi andare alla deriva, non è cosa da prendere in considerazione e non è degno del miglior milazzese. Oggi al capezzale del pallone mamertino e della sua città c'è bisogno di "medici" in grado di salvare il salvabile. In fondo la vita ci ha insegnato che si nasce, si cresce e si vola. Certo, durante il percorso si può anche cadere rovinosamente; importante è rialzarsi, alzare il capo e proseguire con dignità. Sono i fatti che da sempre cementano lo stato delle cose che contano, le fatue parole in genere si scrivono sulla sabbia. Per questo noi non diciamo "Francamente me ne infischio", anzi desideriamo di cuore che la situazione di stallo in cui è caduto suo malgrado il Milazzo calcio abbia i giorni contati e possa evolversi al più presto in maniera positiva.

Salvino Cavallaro                                      
 




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