Se fosse iscritta al campionato di Serie A Tim e ogni partita rinviata a causa sua valesse tre punti, ora sarebbe in una posizione di classifica più che dignitosa. E' la neve la protagonista indiscussa delle ultime giornate del campionato nazionale.
Pardon, i protagonisti sono due: la neve e gli stadi. Strutture fatiscenti, obsolete ed improponibili non riescono a tenere testa ad un problema che nel resto d'Europa si affronta con facilità disarmante.
Settori scoperti, prezzi esorbitanti e voglia di andare allo stadio che passerebbe anche al più accanito sostenitore.
Soprattutto se a gravare su questa situazione, arriva la neve.

In un suo romanzo, Ligabue scrive: "La neve se ne frega" e, in questo caso, fa bene anche se a rimetterci sono gli innamorati cronici, gli ultimi romantici del calcio da stadio, quello che "a mezzogiorno in macchina, all'una siamo al campo, panino, chiacchierata e poi partita" nonostante vento, pioggia e caldo afoso.
"La neve se ne frega" come fanno presidenti, dirigenti e amministratori di una calcio sempre più basato sulle promesse non mantenute e gli introiti dalle pay-tv.
Ci rimette chi di errore ne ha fatto solo uno: amare questo sport.

Si falsano interi campionati,  le partite che si giocano nonostante il fenomeno atmosferico.
Bologna-Juventus e Parma-Fiorentina sono solo le ultime due in ordine cronologico: è a dir poco assurdo assistere ad una lotta scudetto con una delle squadre coinvolte con due gare in meno.

Tutto ciò, mentre in Olanda, ad Amsterdam per la precisione, c'è uno stadio che si chiude completamente isolando il terreno di gioco da precipitazioni varie.
Non pretendo un Amsterdam Arena in ogni città d'Italia, ma che il campionato che tutti amiamo si svolga come si deve svolgere, questo sì. Come in tutto il resto d'Europa, d'altronde.

"La neve se frega" anche lì, ma il resto funziona bene, molto bene.