PIETRO MENNEA, UN ESEMPIO DA SEGUIRE


Un carattere inquieto, mai completamente soddisfatto di ciò che aveva ottenuto
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24/03/2013 -

Siamo alle solite. Adesso che il mito è morto, tutti sgomitano per dedicargli una strada, un borgo, una frazione, uno stadio, una sala conferenze o un intero impianto sportivo. E’ un modo come un altro per commemorare un personaggio che non c’è più, che è venuto a mancare. E lui, Pietro Mennea, ci ha davvero lasciati troppo presto. Aveva solo 60 anni ed è stato stroncato da un male incurabile. Un carattere forte, deciso, volitivo, caparbio, sicuro di raggiungere risultati sportivi e di vita che all’apparenza apparivano impossibili. Eppure Pietro Mennea non si fermava davanti a niente, nulla lo spaventava, lo intimidiva e più d’una volta ha dato dimostrazione della sua forza caratteriale. Sembrava avercela con il mondo intero Mennea, sempre polemico e insoddisfatto, perché dietro ogni vittoria sofferta c’era anche la risposta a tante storture e ingiustizie sociali. Un carattere inquieto, mai completamente soddisfatto di ciò che aveva ottenuto, perché non era solito sedersi sugli allori ma ad ogni occasione guardava avanti, ad un altro traguardo da raggiungere e conquistare. Leggenda dello sport azzurro, ex primatista del mondo dei 200 metri, Pietro Mennea era e resterà uno dei più forti e popolari atleti di sempre. Era nominato “Freccia del Sud” per essere nato a Barletta e per aver interpretato l’atletica con la furia del vento. Campione olimpico a Mosca nel 1980, è stato detentore del record mondiale dei 200 metri per 17 anni. Il suo tempo 19”72 realizzato a Città del Messico nel 1979 è stato battuto da Michael Johnson ai Giochi di Atlanta. Il suo ricco palmarès annovera cinque partecipazioni olimpiche, un oro e due bronzi ai giochi, un argento e un bronzo ai Mondiali, tre ori, due argento e un bronzo agli Europei. Ma la sua vita di atleta professionista e di uomo, non è solo costellata di medaglie e di record, ma egli, infatti, è stato per molti il simbolo del riscatto sociale. Lui, uomo venuto dal sud e da una famiglia povera, ha dimostrato al mondo che contando su un fisico normale ma con un carattere e una forza di volontà ferrea, nella vita e nello sport si possono raggiungere risultati importanti, capaci di riscattare tutto ciò che è insoddisfazione e non realizzazione di sé. E, a riprova di quanto sin qui detto, Mennea ha avuto particolare predisposizione per gli studi, avendo raggiunto quattro lauree (giurisprudenza, lettere, scienze motorie e scienze politiche). Poi è stato parlamentare europeo dal 1999 al 2004, autore di 20 libri, direttore generale della Salernitana Calcio dal 1998 al ’99 e docente universitario. Negli ultimi anni di vita, ha pure esercitato la professione di avvocato e dottore commercialista assieme alla moglie Manuela Olivieri. Un esempio davvero da seguire per tanti giovani atleti e non, che nella vita moderna e nello sport  tendono a far uso di droghe e stupefacenti per migliorare e arrivare là dove Pietro Mennea è arrivato con il suo carattere e le sue proprie forze fisiche e mentali. Non è vero che lo sport e la vita fatta per vincere, richieda l’ausilio di sostanze chimiche nocive alla salute che assicurano il raggiungimento del traguardo sperato. E’ l’uomo, con la sua forza caratteriale, la sua convinzione e testardaggine, che soffoca le naturali fragilità umane che sono spesso causa di rifugi pericolosi. Pietro Mennea ci ha insegnato che solo con le proprie capacità fisiche e mentali, ci si può mettere continuamente al confronto con se stessi e con gli altri. Scalare la “montagna” è possibile, basta volerlo. E, oggi che non è più con noi in questa terra, siamo sicuri che Pietro Mennea da Barletta, la “Freccia del Sud”, il “Vento poderoso” che soffiava a mille all’ora in pista e nella vita contro tutti e tutto, è già lì in Paradiso a sfidare con grinta e determinazione anche gli Angeli. Ciao Pietro, grazie di essere esistito.

Salvino Cavallaro              


Salvino Cavallaro