Sembra un addio annunciato o,
per meglio dire, un arrivederci che sa di saluto a chissà quando. Antonio Conte,
l’allenatore dei record della sua Juventus, il moto perpetuo, l’irrequietezza
che non s’accontenta mai di niente, lascia i tifosi della Juve e la Juve stessa
senza alcuna certezza per il suo futuro sulla panchina della Vecchia Signora.
In questi giorni si va per deduzioni nel dare un senso logico a certe
dichiarazioni che lasciano propendere più per un addio consenziente che per un
chiaro “desidero rimanere”. Conte sa
che questa squadra ha dato ormai tanto, anzi tutto quello che poteva dare, e
quindi si richiede una sorta di rivoluzione, un ricominciare d’accapo con il
supporto di campioni in grado di competere a grandi livelli in Champions
League. Non sappiamo se la Juve sia in grado di accontentare il suo allenatore,
almeno sotto il profilo del budget societario. Conte ha bisogno di nuovi
stimoli, ha bisogno di nuove scommesse, così come è stato tre anni fa quando è
arrivato alla Juve dopo un fallimentare settimo posto. Adesso, con questa
squadra si è vinto tutto. Manca solo la Champions, ma per arrivare a far questo
non basta questa squadra, è impensabile poter competere con Bayern, Real Madrid,
Barcellona; no, così non è davvero proponibile. Dalle parole di Conte si evince
un chiaro desiderio di cambiare che è dato dalla ragione, mentre il cuore resta
legato ai sentimenti forti che non potranno mutare il suo essere juventino da
sempre e per sempre. “Non penso all’anno
sabbatico, anche perché dopo due mesi la mia famiglia non mi sopporterebbe più.
Se con la Juve dovessimo decidere di lasciarci, valuterei le offerte che mi intrigano”. Questo è il
pensiero di Conte sotto l’effetto della riflessione sul suo futuro. Parla di
qualcosa che lo possa intrigare, un qualcosa che pensiamo debba trovare forse
più in lui, dentro se stesso, che negli altri. Un passato glorioso da capitano
della Juventus e un recente triennio da coach dai molteplici record, ad Antonio
Conte manca solo di vincere la Champions League come allenatore. La sua
richiesta è in fondo questa, poter essere messo in condizioni di vincere,
perché, come dice lui, è solo chi vince che scrive la storia. Non c’è che dire;
questo piccolo grande allenatore tutto grinta e determinazione, capace di
motivare la sua squadra fino alla soglia del maniacale modo di raggiungere
grandi risultati, sarà pure criticabile su diversi aspetti caratteriali ma è
indubbiamente uomo dalle idee chiare e allenatore che non si può discutere. Lui
mette tutto se stesso nel suo lavoro, va dritto per la sua strada fatta di
obiettivi da raggiungere e, per fare questo, ha bisogno del supporto della
società che fino ad oggi ha avuto, talora solo in parte. Ma adesso, ai suoi ragazzi
non può più chiedere di più. La birra è finita, c’è bisogno di rinforzi ad alto
livello. Difesa, centrocampo e attacco hanno bisogno di forze fresche ma,
soprattutto, di tanta qualità internazionale che richiede sforzi economici che
la Juventus non pensiamo sia in grado di promettere, almeno per competere con
le grandi potenze calcistiche europee. Vedremo come si evolverà la questione
tra Conte e la Juve, ma quel “Comunque
resteremo sempre amici…”, potrebbe già essere considerata una risposta.
Salvino
Cavallaro
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