E chi l’avrebbe mai
detto che la città della Mole Antonelliana sarebbe arrivata a disinteressarsi (o
quasi) del suo derby cittadino. Storia di un pallone torinese che da sempre ha
regalato attese febbrili ed emozioni da vendere. E adesso? Adesso non è più
così per colpa di un Torino che ha creato intorno a sé un alone di freddezza. Nonostante
le iniziative popolari del presidente Cairo che ha abbassato i prezzi, prima a
favore dei giovani e poi a beneficio delle donne in occasione dell’8 Marzo, non
sembra esserci stato l’auspicato risveglio di interesse granata. E, mentre la
Juve procede nella sua strada fatta di record e interesse da parte dei suoi
innumerevoli tifosi sparsi in tutta Italia, il Torino si trova a dovere
affrontare come sempre situazioni di difficoltà tecniche e organizzative. Procede
la costruzione dello stadio Filadelfia che dovrebbe essere ultimato alla fine del
2016. E positivo è stato pure l’affitto dei campi Robaldo in Strada Castello di
Mirafiori, dove il Torino potrà creare finalmente una casa per il suo vivaio giovanile.
Ma è la squadra di Ventura che non va bene. E sono anche tante altre cose
legate a una gestione societaria troppo ancorata a un conservatorismo che non
fa crescere mai sotto l’aspetto dell’immagine e della popolarità. Abbiamo più
volte affrontato questo tema granata, che per noi è essenziale ai fini di una
svolta epocale che possa fondersi in maniera perfetta tra storia, leggenda
e presente – futuro. Erano gli anni in cui si attendeva il derby con
passione. Una stracittadina che faceva emergere due sponde pallonare ricche di
storia, di avvenimenti, di vittorie, di gioie e anche di disgrazie senza fine. Era
il periodo storico del tremendismo granata, capace di mettere soggezione la
Vecchia Signora d’Italia che faceva incetta di scudetti, ma che soccombeva
davanti a quel Toro arrembante, sanguino, desideroso di farsi valere contro la
più titolata avversaria. Storie forse evanescenti, talora anche effimere, ma
ricche di passione, di interesse, di colore, di gioco, di grinta, di
determinazione, di spettacolo capace di tenerti sul filo delle emozioni più
vere. Era la gioia della vittoria che si contrapponeva alla delusione della
sconfitta. Oggi non è più così, visto che si vive una fredda vigilia del derby
torinese che si disputerà domenica 20 marzo. Pochi i biglietti venduti in
prelazione ai tifosi del Toro, mentre l’Olimpico rischia di non essere uno stadio
tutto granata. Il conto alla rovescia è già iniziato, ma tutto va a rilento e in
maniera svogliata, quasi a dimostrare che il tifoso del Toro si senta offeso nel ricordo
del derby d’andata che, se potesse, lo cancellerebbe dagli annali
dei derby torinesi di tutti i tempi. Finora non si sono verificate le corse ai
botteghini e soltanto la curva Maratona risulta esaurita in tutti i suoi posti.
Ma quella, si sa, è l’anima della fede granata che emerge sempre. Attaccata,
inossidabile e refrattaria anche a quel vento impetuoso che molte volte spira
contro i granata, così come si sta verificando in questo periodo. Ma domenica
20 Marzo allo Stadio Olimpico di Torino arriva la Juve, arrivano quelle maglie
bianconere che per il Toro sono state da sempre lo stimolo a fare la partita
della vita. Vedremo se qualcosa cambierà nell’atteggiamento di attesa della
Torino del pallone, città sabauda e prima capitale d’Italia apparentemente
fredda, ma che da sempre si è sciolta nell’attesa di un derby cittadino che
nessuno ha mai voluto perdere. La Juve è sempre là, in alto alla classifica. Ma
è il Toro che deve crescere per stuzzicarla come faceva una volta, dimostrando di
essere all’altezza della situazione. E magari chissà, sotto la Mole si potrà
ancora respirare quell’aria da derby che non c’è più. Neanche a inventarla.
Salvino
Cavallaro
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