TORO, INEBRIARSI DI DERBY.


Purtroppo in casa
granata si vive ancora di piccole soddisfazioni. Il derby è rimasta l’unica
occasione per “salvare” una stagione insipida, senza sussulti ed emozioni.
Diremmo pure che si tratta di un campionato granata che ha fatto indietreggiare
ciò che l’anno precedente aveva fatto illudere di progredire. Ma c’è ancora un
altro record da far crollare per scrivere la storia: i tre minuti che separano
Buffon dal record di imbattibilità. 180 secondi per segnare un gol al portiere
bianconero e passare alla storia. Sarà Immobile, piuttosto che Belotti o Glik,
non importa; serve buttare dentro la porta il pallone della storia di tutti i
tempi. Che magra consolazione, diciamo noi. Che mentalità piccola e che
mancanza di carattere. Non è certo questa la strada giusta per crescere e
ambire a diventare una grande società e una grande squadra di calcio. Il derby
è giusto vederlo sotto l’aspetto di una logica calcistica cittadina, che
vincerlo fa sicuramente esaltare i propri tifosi. Ma la logica perversa di
pensare che il derby con la Juve sia l’unico obiettivo rimasto al Torino in una
stagione dai connotati pressoché fallimentari per espressione di gioco, di
risultati e quindi di classifica deludente, ebbene, a nostro avviso è indice di
immaturità. Il Toro è il Toro, non è squadra qualsiasi cui gli basta godere
delle disgrazie dei tanto “odiati” cugini. Il Toro deve pensare a se stesso per
presentarsi alle partite di sempre con lo stesso spirito e lo stesso
orgoglio, cui fino a qualche tempo fa si presentava davanti alle stracittadine.
Pensare a se stessi, alla propria storia, al proprio presente ancora da
costruire e al proprio futuro che resta sempre più un’incognita, deve essere il
motivo conduttore di una società che deve avere l’aspirazione di ambire ad alti
livelli. Altrimenti, che significato ha dire : “Torino siamo noi” oppure “Chi
non salta bianconero è?”. Il calcio è cambiato e anche gli sfottò hanno un
senso quando tu produci un calcio ad alti livelli, vinci, diverti, sei in alto
alla classifica e fai invidia a chi sta dietro. Meglio essere invidiati che
compatiti sempre. Il Torino deve cambiare nella mentalità, nell’organizzazione,
deve costruire un ambiente più moderno senza cancellare il suo passato. Poi si
potrà anche discutere sulle non eccelse potenzialità economiche della società
granata, ma se si riuscisse una volta per tutte a dare un calcio a quello
stantio conservatorismo, siamo sicuri che si farebbero grandi passi di qualità.
E’ il calcio d’oggi che ci spinge a fare certe considerazioni che non vogliono
rappresentare una critica distruttiva, ma che desiderano invece aiutare a
pensare in grande. C’è bisogno di altri stimoli. Alla gente granata non basta
più accontentarsi di distruggere le ambizioni dell’avversario, ma c’è bisogno
di imporre la propria personalità perduta nel tempo.
Salvino Cavallaro