TOTTI, MALINCONIA DI UN TRAMONTO.


Quando in ognuno di noi
si avvicina il crepuscolo della carriera e i riflettori cominciano a sbiadire
quella luce che prima era brillante e luminosa, ecco che affiora una legittima
malinconia che ti fa vivere con amarezza i momenti più belli del film della tua
vita lavorativa che sta per finire. Tocca a tutti, prima o poi, perché
l’inesorabile tempo che fugge via, non guarda in faccia nessuno. E allora
capisci che nulla è per sempre, neanche ciò che pensavi fosse infinito. Non
potevi capirlo prima, non c’era tempo per riflettere ciò che si chiama vita. C’era
l’entusiasmo delle mille cose da fare, c’era l’orgoglio di raggiungere i propri
obiettivi che significavano il successo. E poi? Chissà …. La frase: “ Io? E che ce fai con me?” che Francesco Totti ha rivolto a un cronista,
mentre gli chiedeva un suo parere circa la partita di Champions League tra Roma
e Real Madrid, è l’emblema di una delusione profonda per aver giocato soltanto
4 minuti sul finire dell’incontro. Una frase malinconica fatta di rassegnazione
ma anche di provocazione verso chi non crede più in lui e gli dà segnali
eloquenti che è ora di farsi da parte. Quasi quarant’anni ma non li dimostra, Francesco Totti ha ancora la voglia e
il cervello di quando ha cominciato la sua splendida carriera. Ma la forza
fisica, la corsa e la tenuta di una partita intera, quella non è più la stessa,
non può esserlo. Eppure tocca anche a lui, la leggenda, il grande mito della
storia romanista, il capitano dei capitani giallorossi, il pupone amato da
tutti i romanisti. E’ chiaro che la frase di Totti voleva non solo dribblare il
collega giornalista, ma aveva anche il sapore amaro di chi sente avvicinarsi
quel futuro che, per un calciatore, significa appendere le scarpe al chiodo. Spalletti
è stato chiaro: “Io devo allenare la
squadra, non i singoli giocatori” una frase eloquente che vuol dire che
l’esperienza non basta e quindi bisogna far giocare i calciatori più preparati
a sostenere uno sforzo fisico capace di pressare, attaccare e interdire per
tutta la partita. Totti, oggi, non è più in grado di farlo, soprattutto dopo
quell’infortunio di fine settembre che l’ha fatto penare prima del suo rientro
in squadra. Oggi, Francesco, si è chiuso in un mutismo assordante. Lo abbiamo
visto svogliato, quando sul finire della partita contro il Real Madrid,
Spalletti gli ha detto di riscaldarsi. La Roma perdeva già 2 a 0, ed è sembrato
quasi irriverente, se non umiliante, chiamarlo in causa per 4 minuti di
partita. Ma questo è, purtroppo, anche se è difficile da accettare. Capiamo
mister Spalletti, ma capiamo anche Francesco Totti e gli siamo accanto nella
sua malinconia di un tramonto che sente ormai troppo vicino. E’ la metafora
della vita. C’è l’alba che si tinge di rosa, di luminosità e di legittima
speranza per il futuro. Ma c’è anche il tramonto e la tristezza del giorno che
finisce.
Salvino
Cavallaro