Era un giorno di febbraio 2005, quando c`incontrammo con Federico Balzaretti in uno studio di Torino per registrare un`intervista su cd audio. Ricordo che fu un incontro molto schietto, amichevole, in cui emergeva l`essere di un ragazzo pulito alla ricerca del raggiungimento di un sogno: diventare popolare attraverso il calcio professionistico. In quell`anno Federico era diventato il capitano del Toro, la società che lo apprezzava e lo aveva visto crescere come giocatore fin dai primi calci. Un esterno sinistro biondo che, già nei ranghi tra i giovani calciatori, dimostrava tutta la sua tecnica. S`involava su quella fascia sinistra con caparbietà, così come fa oggi, alla ricerca del cross perfetto per qualche suo compagno in grado di trasformare in gol il suo prezioso suggerimento. Poi il fallimento del Torino F.C. di Franco Cimminelli; una mazzata, un fulmine a ciel sereno che poteva rallentare l`ascesa appena iniziata della sua carriera. E poi Moggi e l`interessamento immediato della Juventus che subito ha fiutato in lui l`affare. Balzaretti, infatti, era padrone del suo cartellino, perché non più tesserato a causa del fallimento della società granata. Passò alla Juventus e per lui furono anni difficili, proprio in quella Torino granata che lo aveva fatto crescere, amato e reso celebre, identificandolo come giocatore simbolo. Uno sgarbo che i tifosi non gli hanno mai perdonato, ancora oggi che sono passati tanti anni. Poi Firenze e mister Prandelli. Una città e un allenatore che l`ha subito apprezzato affidandogli la maglia da titolare. Ma, un malaugurato incidente al ginocchio lo fece stare a lungo fuori squadra e, per lui, in quella Fiorentina di Prandelli non ci fu più posto. Quindi Palermo per una nuova sfida, una nuova avventura umana e professionale che ha subito preso con entusiasmo. Era il Palermo di Zamparini, del DS Foschi e dell`allenatore Guidolin. Ricordo che c`incontrammo con Federico in un albergo di Torino, prima della partita contro la Juventus. Gli chiesi come si trovava a vivere a Palermo, la città del profondo sud e, soprattutto, come si fosse inserito nell`ambito della squadra rosanero. Aveva negli occhi lo stesso sguardo che avevo riscontrato qualche anno prima nel corso della mia intervista, uno sguardo di eloquente fiducia e voglia sfrenata d`arrivare. Il destino lo aveva fermato a causa di quell`infortunio ma Federico con orgoglio non voleva demordere, anzi era sicuro che quella piazza fosse il posto ideale per potere risorgere dalle ceneri e arrivare ad alti livelli. Ero convinto anch`io e, senza piaggeria, gli dissi che presto sarebbe arrivato in Nazionale in sostituzione di Maldini, ormai a fine carriera. Non mi sono sbagliato. Era troppo importante il suo piede sinistro, la sua tecnica, la sua sagacia e l`instancabile corsa nell`involarsi su quella fascia sinistra del campo fungendo da esterno basso fluidificante. Avevo visto bene e non mi ero sbagliato nel prevedere una sua luminosa carriera anche in considerazione del fatto che, in quella posizione del campo, il Campionato Italiano è spesso carente di campioni. Il resto è storia recente. La vita professionale e privata di Federico Balzaretti é cambiata notevolmente, oggi é un campione di calcio vero e ha raggiunto il suo sogno di vestire la maglia azzurra in occasione del Campionato Europeo di Calcio. Una bella vetrina, un premio alla sua carriera, al suo carattere forte e deciso che si è temprato negli anni come il suo fisico che, ai primordi del calcio nel Settore Giovanile del Torino, appariva gracile fino a non prevederne una luminosa carriera. Da allora, tante cose sono cambiate nella vita di Federico; un amore meraviglioso, gli affetti più cari, cui non fa mancare mai la sua presenza (anche se non fisica) e il successo all`apice della carriera di calciatore. Tuttavia, quelle poche volte che ci sentiamo per telefono o fugacemente ci vediamo in qualche occasione, ricordiamo insieme quel febbraio del 2005 e quel piccolo studio di Torino dove cominciò la sua bellissima favola di uomo e di calciatore.
Salvino Cavallaro
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