Abbiamo volutamente aspettato a dare dei
giudizi su questa nuova Inter della proprietà Suning. Troppe delusioni si sono
intervallate anche negli anni in cui Thoir è stato il maggior azionista dei nerazzurri.
Soldi scialacquati, buttati via senza senso, affidandosi esclusivamente all’istinto
più che alla ratio di un calcio che significa investimenti oculati alle
esigenze tecniche e progetti da seri. E’ mancata la calma della ricostruzione,
dopo gli anni favolosi del triplete di Mourinho e di Massimo Moratti. Si andava
avanti con il pensiero frettoloso di ritornare subito a certi livelli, senza
fare i conti che per ricostruire un tale illustre passato ci voleva calma e
soprattutto capacità manageriale di settore. Ebbene, tutto questo non c’è
stato, perché dire “Noi siamo l’Inter….”
non è sufficiente per fare le cose con quella fretta che tanto sapeva di
tamponamento a momenti di assoluta confusione, aggravata da un Mancini accolto
come salvatore della patria, ma che nella sua veste di allenatore – manager all’inglese,
ha purtroppo fatto più danni che cose positive. Detto questo, voltiamo pagina e
passiamo ad oggi. Dopo aver continuato a sbagliare nell’affidare la squadra all’olandese
De Boer, ignaro di un calcio italiano da lui mai frequentato di fatto, ecco che
la dirigenza dell’Inter composta da Suning. Ausilio, Zanetti, ha capito di
affidare la squadra a un tecnico dal buon curriculum, ma che non fosse
ammantato da pomposa spocchia, fatta esclusivamente per continuare a illudersi
e dire “Noi siamo l’Inter”. Sì, “Noi
siamo l’Inter”- va bene – ma devi dimostrarlo con i fatti, con l’umiltà di saper
ricostruire insieme alla squadra, allo spogliatoio, e a un tecnico capace di
dare un’anima e un gioco che non significa soltanto battere la Juve e poi
vivere di rendita, ma deve avere un significato di continuità di calcio
efficiente, tra gioco e risultati. Ebbene, riteniamo che oggi con Stefano Pioli, si sia trovato
finalmente quella quadratura del cerchio vanamente cercata negli anni e mai
trovata. E non è un caso che l’Inter abbia centrato 5 vittorie consecutive in
campionato, perché nulla nasce dal nulla. La squadra di Pioli appare con lo spirito da provinciale. Ben messa in campo,
ordinata nei due centrali di difesa, veloce e duttile negli esterni bassi e
alti, centrocampo che con l’acquisto di Gagliardini
ha trovato il metronomo del gioco e un attacco che si esalta con i gol di Maurito Icardi e di un Perisic sempre pronto a pungere le
difese avversarie. Ecco, ci pare proprio che Pioli abbia in punta di piedi capito qual è stato il mal di Inter
che ha afflitto tutto l’ambiente nerazzurro. Oggi, ad Appiano Gentile si
respira un’aria nuova che lascia ben sperare per l’immediato futuro, a patto
che il tecnico abbia la capacità di mantenere nei suoi giocatori quell’umiltà e
quella concentrazione nell’approccio alla gara, che è fondamentale nell’allontanare
evanescenti voli pindarici che sono stati la caratteristica negativa dell’Inter
del recente passato. Prova ne è il comportamento della squadra che è capace di
subire, rimontare e vincere con cuore e tanta foga agonistica, senza tuttavia
mai perdere la testa. Sono cose che abbiamo visto nelle recenti partite con
Udinese e Chievo, soltanto per citarne qualcuna. E persino la confusione e i
casini provocati da Icardi dalle parole scritte sul suo libro, che hanno
provocato una grandissima contestazione di massa tra i tifosi nerazzurri,
sembra acqua passata. E la quiete ritrovata dopo la tempesta è anche un altro
fatto positivo di un ambiente che ha saputo compattarsi, rimboccarsi le maniche
e ricominciare in tutta umiltà. Questa è l’Inter che bada finalmente ai fatti e
non alle inutili parole. Stefano Pioli
è il giusto conduttore di una nave che stava affondando. Naturalmente, non
tutto è stato ancora fatto; e ci mancherebbe altro, visto che l’ex allenatore
della Lazio deve ancora trovare la quadra di un centrocampo che, secondo noi,
non può fare a meno di Banega e in
attacco non può ignorare la presenza del prezioso talento di Barbosa Almeida Gabriel, detto Gabigol. Tuttavia, ci sembra davvero
che la diritta via per la rinascita dell’Inter sia stata ritrovata. Il segreto?
L’umiltà, la concentrazione, il lavoro assiduo e la voglia di ritornare ai
fasti del passato pensando da squadra provinciale, pur non dimenticando mai che
ti chiami Inter.
Salvino
Cavallaro
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