Cresta o non cresta. C’è chi ce l’ha
materialmente, chi non ce l’ha e imita comunque un gesto diventato ormai d’uso
comune tra i social, i ragazzi e persino tra seri signori d’altri tempi. E’ un’impazzare
che fa trend, che ti fa stare al passo coi tempi, mentre fai una foto con un
amico o più semplicemente fai un selfie per postarlo su web. Ma i diritti d’autore
sono riservati a lui, ad Andrea Belotti calciatore del Torino che dopo ogni gol
realizzato corre di felicità per il campo, sventagliando con la mano sulla
fronte quel segno della cresta del gallo che è apportatrice di felicità. Una
trasmissione di contentezza che è coinvolgente per simpatia. Certo, Andrea
Belotti è il campione di calcio che tutti vorrebbero avere per qualità tecniche
e umane. Un attaccante di 23 anni che è il simbolo della fortuna venuta dal
niente, una semplicità che non è capace di tramutarsi in quella esteriorità del
compiacersi che sa di sofisticato. Andrea Belotti è un ragazzo perbene, che ci
piace mettere in luce per le sue indubbie qualità di atleta generoso, sempre
pronto a farsi in quattro per la squadra, per i suoi compagni, anche a costo di
subire ripetuti falli dagli avversari. Lui è una forza della natura che pur non
avendo un bagaglio tecnico eccelso, sa di moto perpetuo. Eppure, Andrea Belotti
nato a Calcinate (BG) il 20 dicembre 1993, al momento è capocannoniere della
Serie A assieme a Dzeko con 24 reti, pur giocando nel Torino che ha un ottimo
attacco (grazie a lui), un centrocampo insufficiente e una difesa che
definiremmo scarsa. E allora ci domandiamo cosa farebbe mai questo giocatore se
giocasse in un’altra squadra più completa in tutti i suoi reparti. Una domanda
che non si pongono giustamente i tifosi del Toro, che lo adorano e vorrebbero
restasse legato a questi storici colori granata che in fondo gli hanno dato l’opportunità
di crescere e di essere quello che oggi è: un vero campione. Ed è la Belotti mania
che imperversa nella Torino granata, che s’infiltra tra le pieghe dell’anima di
una città apparentemente bogianen (non ti muovere) ma che invece sa accendersi
di passione come un brichet (fiammifero). E’ l’entusiasmo di un popolo che
riconosce in Belotti un centravanti fuori dalla norma, capace di fare reparto
da solo, di lottare, di giocare a calcio e far salire la sua squadra. Ha fatto
bene il presidente Cairo a riservargli un contratto con la clausola di centomilioni
di Euro da potere trattare soltanto con squadre all’estero. E oggi, con il
senno di poi, tenuto conto della qualità dell’atleta, questa cifra sembra persino poca. Cairo dice che il Gallo
resterà al Toro. Francamente, seguendo la logica economica che non tiene conto
del cuore e dei sentimenti legati al calcio, non vediamo come il presidente del
Toro possa resistere a un’eventuale offerta di questo tipo. E mentre il gallo
continua a segnare mostrando la cresta, volere caparbiamente diventare capocannoniere
del Campionato di Serie A 2016’17 e vincere la scarpa d’oro, si lascia
coccolare dai suoi tifosi granata che gli dimostrano affetto con la preghiera
di restare a giocare per il Toro. Lui, accolto da duemila persone al “Granata Store
di Torino” per porre autografi su magliette e altro merchandising, avverte
questo coinvolgimento passionale del popolo del Toro e dice di volere restare.
Ma si sa che tra il dire e il fare……c’è sempre di mezzo il mare!
Salvino
Cavallaro
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