“Sogno
che un giorno il Messina possa ritornare in Serie A”. A
parlare è il neo allenatore della squadra dello stretto Antonio Venuto, che abbiamo incontrato sul campo comunale di
Torregrotta in occasione di una partita di preparazione contro la squadra
locale che milita in promozione. E’ fiducioso il mister di Villafranca Tirrena,
anche se non nasconde le difficoltà di una preparazione frettolosa, dovuta al
fallimento della società giallorossa che è poi stata salvata dal presidente Sciotto. Problemi che non mettono in
disparte la sua gioia di essere finalmente diventato il coach della squadra che
ha sempre amato. Antonio Venuto arriva sulla panchina del Messina dopo una
lunga trafila di esperienze che l’hanno fatto conoscere agli addetti ai lavori
come un allenatore di sicuro affidamento. Serio, preparato e con spiccato senso
dell’appartenenza, Venuto ha sempre sposato il culto del lavoro, del sudore,
della fatica, ma anche del rispetto dei ragazzi a sua disposizione che egli
cura sotto l’aspetto tattico, tecnico e anche psicologico. E’ la caratteristica
di questo allenatore siciliano, capace di non risparmiarsi mai e di restare
sempre con i piedi ben piantati a terra. Per questo motivo il presidente
Sciotto l’ha scelto tra tanti, perché sa che il suo Messina è in buone mani. E
allora ascoltiamolo questo allenatore, dal quale traspare evidente la voglia di
lavorare per portare il Messina ai livelli che gli compete.
Mister
Venuto, finalmente si realizza il sogno di diventare l’allenatore del Messina.
E’ più contento o preoccupato?
“Entrambe le cose. Sono
sicuramente felice di approdare nella squadra della mia città che sogno fin da
quando ho cominciato a frequentare la tribuna e la gradinata del mitico stadio
Celeste negli anni ’70. Non pensavo che un giorno sarei diventato l’allenatore
della mia squadra del cuore. Questo oggi è accaduto e adesso sono felicissimo.
Dall’altra parte, però, so benissimo che questo incarico ricopre una
grandissima responsabilità, tuttavia, sono sicuro che con l’aiuto, dei ragazzi,
dei tifosi e di tutto l’ambiente riusciremo a toglierci delle belle
soddisfazioni”.
Qual
è il vero progetto del Messina che è reduce da un fallimento?
“Il Messina è rinato dalle
ceneri grazie alla famiglia Sciotto, che è riuscita a risollevare le sorti di
questo club pagando 150 mila euro per l’iscrizione ai campionati e 50 mila euro
per la fidejussione. Un’operazione di grande impatto economico, per
riconsegnare il calcio a una città che per il suo blasone e la sua storia non
poteva esserne priva. Adesso, sulle ali dell’entusiasmo, tutti si aspettano di
vincere il campionato. Questo non sarà facile perché abbiamo un gravissimo
ritardo nella partenza, visto che abbiamo cominciato praticamente il 6 agosto
con una squadra rabberciata, e adesso, a poco a poco, stiamo costruendo un buon
gruppo con calciatori che possono fare al caso nostro. Certo, mancano ancora
dei tasselli tali da completare il puzzle per una squadra competitiva a tutti
gli effetti, tuttavia, devo dire che la società sta lavorando alacremente,
nonostante il grave ritardo della nostra partenza. Sono venuti parecchi
giocatori a provare da noi, ma non tutti hanno avuto le caratteristiche di far
parte di un disegno tattico tale da fare la differenza in campionato. Vedremo
in seguito di trovare qualche giocatore svincolato o qualche under di sicuro
valore. Attualmente, la mia squadra gode di un centrocampo importante, capace
di giocare a due o a tre. In difesa ci siamo rinforzati dopo l’acquisto del
centrale Colombini, anche se c’è ancora bisogno di un altro acquisto per
completare un reparto che io ritengo assolutamente importante per il gioco che
intendo fare con le mie squadre. Ma c’è anche bisogno di un ariete in attacco e
di un portiere under”.
Possiamo
dunque dedurre che i tre giocatori arrivati dalla Vibonese, rappresentino una
sorta di riparazione momentanea?
“Sì, è proprio così. C’è un gap
di partenza ritardata che al momento non abbiamo ancora colmato, perché buona
parte degli under e i migliori giocatori sul mercato si sono accasati in altre
squadre. Non è facile costruire frettolosamente una squadra competitiva,
tuttavia sono convinto che attraverso la buona organizzazione societaria, il
lavoro costante, la dedizione, la fame calcistica e la voglia di arrivare dei
miei ragazzi, si possono anche raggiungere risultati che in partenza
sembrerebbero insperati. Ci vuole pazienza, questo è sicuro, perché altre
squadre si sono completate prima di noi e perciò dobbiamo andare avanti
attraverso la cultura del lavoro, sperando ancora in qualche acquisto
importante. Il campionato è lungo e chissà, magari alla fine si illumineranno
non soltanto i fari ma anche tutto il resto”.
Questo
ci lascia pensare a un eventuale cambiamento tattico di ciò che è il suo credo
calcistico, fatto di gioco propositivo e mai difensivo.
“Ho degli attaccanti importanti
e capaci di fare tanti gol, vedi Bonadio, Rizzo, oltre le punte centrali che
possono essere Cocuzza e De Zai. Ritengo di avere un attacco prolifico e un
centrocampo di qualità, capace di interdire nel momento di non possesso palla.
Certamente, bisogna vedere se riusciremo a supportare questo peso nella fase
difensiva, soprattutto nelle ripartenze degli avversari. C’è invece ancora molto
da lavorare per quanto riguarda il gioco degli esterni, che ritengo
indispensabili nelle due fasi di attacco e di difesa”.
Per
finire mister Venuto, qual è il suo messaggio diretto ai tifosi del Messina?
“Dico alla piazza di Messina di sapere
aspettare, di avere pazienza, perché sono convinto che risorgeremo dalle
ceneri. Questo è il mio pensiero da primo tifoso del Messina, perché ho sempre
sognato che questa squadra e questa società potesse tornare presto in Serie A,
figuriamoci se non lo penso adesso che sono il diretto interessato.”
Salvino
Cavallaro
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