Torino 1 – Juventus 3. La Juve vince il derby della Mole.
Onore al merito. Ma chi non ha visto la partita lasciandosi attrarre dal
risultato così eclatante, potrebbe pensare che per i bianconeri sia stata una
passeggiata. Non è così. Nell’analisi tecnico - tattica di un derby davvero
interessante sotto il profilo del gioco, abbiamo notato un inizio arrembante
del Toro che è andato in vantaggio nei primi venti minuti della partita con l’irrefrenabile
“gallo” Belotti, che per lunghi tratti della gara ha messo in difficoltà Rugani
e la difesa bianconera. Un moto perpetuo capace di aggredire, carpire palloni, ringhiare
in ogni occasione d’attacco della squadra granata. Poi, poco più tardi, il “pipita”
Higuain infila il portiere Hart con un tiro di destro che si insacca nell’angolo
del palo esterno del portiere granata. Una disattenzione imperdonabile della
difesa del Toro, che in una delle tante ripartenze improvvise della squadra di
Allegri, ha lasciato campo libero al devastante Cuadrado che in velocità ha
passato la palla a Mandzukic, il quale ha trovato in verticale un pallone per
Higuain; e così il gioco è fatto. Un 1 a 1 momentaneo che sembra proprio il
destino dei due attaccanti, quasi a volere dimostrare il loro valore
comparabile ai 200 milioni di euro scarsi, con relativa clausola rescissoria. E’
il frutto del calcio moderno e degli iperbolici contratti su cui potremmo
dilungarci a dismisura. Ma, continuando l’analisi del derby con la faccia di
Torino e Juventus, questa volta dobbiamo dare atto a Max Allegri che si è
presentato allo stadio Grande Torino con Sturaro al posto di Pjanic (entrato
sul finire della gara e autore del terzo gol), prevedendo una partita di
battaglia e meno tecnica. E così è stato, perché il Toro arrembante sotto il
profilo dell’intensità agonistica, dopo il primo gol non ha saputo raddoppiare.
Merito del 4-3-3 voluto dall’allenatore della Juventus che in fase di
interdizione diventava un 4-4-2, capace di contenere l’aggressività dei
granata. Mihajlovic, da parte sua, sull’1 a 1 ha pensato di vincere la partita
e con un atto di coraggio, nel secondo tempo ha tolto Benassi per Boyè, Baselli
per Martinez, lasciando il trio d’attacco composto da Iago Falque, Belotti e Ljajic.
Si può pensare a una pazzia, ma l’allenatore granata non è nuovo a queste mosse
tattiche che rivoluzionano e danno spinta estrema all’attacco, indebolendo
tuttavia il centrocampo. Ma il rischio è nel suo DNA, è il suo modo di vedere
il calcio propositivo e con gli attributi. D’altra parte se non ci si
accontenta di uno scialbo pareggio, bisogna pur attaccare per vincere. Teorie che
qualche volta non sono condivisibili nel calcio, soprattutto quando si perde. E
se il Toro avesse vinto? Beh, allora saremmo tutti qui a elogiarne le mosse
tattiche. Ma ritornando alla Juve, dobbiamo dire che come per incanto sembra
aver ritrovato la fisionomia di un gioco che aveva perso per strada. Evidentemente
la squadra di Max Allegri aveva bisogno di essere pungolata nell’orgoglio. E, ironia
della sorta, il Toro con il suo essere arrembante e ad inizio gara pure
asfissiante nel pressing alto, ha sollecitato il ritrovamento di un carattere
bianconero che si era perso persino nel mare di Genova. Pensiamo che la vittoria
della Juventus possa racchiudersi proprio con questa analisi, perché abbiamo
visto finalmente quelle verticalizzazioni di gioco sperato e mai visto,
soprattutto a beneficio del “pipita” Higuain che, guarda caso, ha siglato la
sua doppietta di giornata. Quando hai in squadra giocatori di tale levatura,
devi metterli in condizione di rendere al 100%. Altrimenti è davvero uno
spreco! Si chiude così il tanto atteso derby della Mole, il primo della
stagione 2016-17. Adesso la Juve può gestire tranquillamente il suo vantaggio
in campionato e pensare ad un Febbraio che la vedrà avversaria del Porto in
Champions League. Per quanto riguarda il Toro, invece, è importante smaltire in
fretta la delusione del derby che, come dicevamo qualche tempo fa, non deve più
rappresentare l’unico senso del campionato, ma soltanto una partita che è
diversa dalle altre e niente più. L’ambiente granata, Mihajlovic e i suoi
ragazzi devono riprendere la strada interrotta perché questo Toro è maturato,
ha alzato notevolmente l’asticella tecnica ed ha sposato una volontà vincente. Quella
del suo allenatore che in qualche partita dice: “Non volevo accontentarmi del pareggio…” Erano anni che non si
parlava e si agiva così in casa granata…..
Salvino Cavallaro
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