Già, FORZA
TORO. Sempre! Ma quante volte ancora il popolo granata deve fare di questo
mantra la ragione di sentirsi tifosi del Toro sulla pelle, nella testa e nel
cuore, sorpassando gli altalenanti momenti di illusione e poi di disillusione? A
Udine come contro Lecce, Sampdoria e Parma, sempre lo stesso problema, sempre
lo stesso atteggiamento di squadra che non intende incidere, far parlare di sé in
termini ammirevoli ma soltanto in modo negativo. E non è certo il mancato
rigore su Laxalt che può far gridare allo scandalo nel match che il Toro ha
perso a Udine, ma per un complesso di cose che l’hanno reso avulso dal gioco e
incapace di dare un’immagine di gioco moderno che s’intende fatto con sanguigna
propulsione in avanti con l’attenzione a essere corti quanto basta, per potere
far fronte ai vari momenti che si riferiscono al non possesso palla. Nella
squadra di Mazzarri si parla da sempre di difetti atavici dovuti a ingenuità,
distrazioni difensive, mancanza di concentrazione mentale nell’affrontare con
la stessa attenzione le squadre forti e quelle che stimolano meno. Discorsi
senza fine che non hanno portato nel tempo alcuna modifica mentale, oltre che tattica
e tecnica. E non è tanto lo schema tattico che Mazzarri ha imposto a questa
squadra fin dal primo giorno in cui si è insediato allenatore del Toro, ma a
parer nostro sussiste quella mancanza di stimoli a produrre un gioco moderno,
che si concretizza attraverso una mentalità propositiva e senza timori
reverenziali verso l’avversario che probabilmente nemmeno lo stesso Mazzarri ha
insito in sé. Va bene rispettare l’avversario, ma c’è un calcio d’oggi in cui
non si prevede più il dovere aspettare l’avversario per colpirlo nelle
ripartenze. L’avversario, anche se superiore tecnicamente, lo devi aggredire
alto, non farlo ragionare e inibirlo nella sua naturale fonte di gioco.
Per
fare questo c’è bisogno di una preparazione fisica e mentale che il Toro non ha
perché è l’espressione dell’insegnamento del proprio allenatore. Chi ha mai
visto il Toro aggredire dal primo minuto l’avversario di turno fino alla fine
della partita? Crediamo che in questo campionato (ma se non ricordiamo male
neanche in altri) soltanto in pochi sprazzi di match la squadra di Mazzarri si
sia espressa in questo senso. Eppure, squadre come Parma, Hellas Verona, Lecce,
Brescia, che sono inferiori tecnicamente al Toro, hanno un gioco aggressivo,
mai riverenziale verso l’avversario e scendono in campo con la mentalità rafforzata
da un’autostima che aiuta a moltiplicare le proprie reali qualità. Il Toro non
può continuare ad andare sempre indietro come i gamberi, perché se dovesse continuare
così, ci sembrerebbe opportuno puntare lo sguardo su Mazzarri come probabile
imputato della mancanza di crescita dei granata. Non serve andare davanti alle
telecamere dopo l’ennesima sconfitta e ripetere sempre: “ non siamo stati capaci di chiudere la partita” oppure “i ragazzi sono stati ingenui e su quest’aspetto dobbiamo continuare a lavorare molto…..”.
Ma quanti anni ci vogliono ancora affinché il popolo del Toro possa vivere un presente
capace di inorgoglirsi non solo per la sua immensa, grande storia? Il Torino
deve entrare stabilmente a far parte del novero delle grandi squadre italiane in
cui c’è entrata anche l’Atalanta di Gasperini con un concetto di gioco a tutto
campo che va oltre le reali potenzialità tecniche dei suoi giocatori che vede
nel Papu Gomez, Muriel, Duvan Zapata e Ilicic, i fari di orientamento dei vari
Toloi, Palomino, Gosens, Castagne, Freuler, mentre i granata di Sirigu, Izzo,
Ansaldi, De Silvestri, Nkoulou, Baselli, Rincon, Laxalt, Belotti, Iago Falque,
Zaza e Verdi, non fanno da traino ai vari Millico, Parigini, Meitè, Ola Aina e
altri giovani? Un motivo ci sarà pure. Qual è? Secondo noi sta proprio nella mentalità
generale di un’idea di calcio moderno che il Toro non ha!
Salvino
Cavallaro
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