Indimenticato perno del centrocampo bianconero, Alessio Tacchinardi nato a Crema il 23 luglio del 1975, è oggi opinionista televisivo e allenatore degli Allievi Regionali del Brescia. Nel 1994 proveniente dall’Atalanta approda alla Juventus, e qui sigilla la sua prestigiosa carriera di calciatore fino al 2005, anno in cui passò al Villarreal per due stagioni prima di finire la carriera a Brescia nel 2008. Con la Juve vinse cinque scudetti, una Coppa Italia, quattro Supercoppe italiane, una Champions League, una Supercoppa Uefa, una Coppa Intercontinentale e una Coppa Intertoto. In Nazionale vinse il Campionato d’Europa Under 21 nel 1996, 13 presenze nella Nazionale maggiore dal 1995 al 2003, 12 nell’Under 21 e 9 nell’Under 18. Un Palmarès davvero prestigioso per questo giocatore cremasco che ha legato tutte le sue fortune calcistiche alla Juventus. Ma, di Tacchinardi, c’è anche un altro aspetto conosciuto da poche persone: il suo amore per il Golf. A Crema, infatti, sua città natale, ha organizzato e patrocinato la Tacchinardi Cup 2013, un’importante manifestazione sportiva che si è svolta il 18 aprile scorso presso il Golf Crema Resort, al podere di Ombrianello. Sono stati 55 i partecipanti, ben 9 in più rispetto alla prima uscita ufficiale della manifestazione. La prossima si svolgerà giovedì 16 maggio e proseguirà fino al 6 giugno, data in cui si chiuderà il torneo. Ci saranno anche ospiti illustri quali, Massimo Mauro, Gianluca Vialli, il giornalista Sky Alessandro Bonan e, con molta probabilità, anche Cesare Prandelli, il C.T. azzurro che è grande appassionato di Golf da sempre. Ma, ricordando Alessio Tacchinardi ex calciatore della Juventus e della Nazionale, l’abbiamo avvicinato in esclusiva per IlCalcio24.com.
Tacchinardi, cosa pensi del secondo scudetto consecutivo conquistato dalla Juve dell’era Conte?
“Penso che la Juve abbia fatto qualcosa d’importante, qualcosa che non è mai facile ripetere anche in considerazione che vincere non è cosa semplice. Tuttavia, una Juventus che ha dimostrato grandi motivazioni, volontà e idee molto chiare, non poteva non bissare la vittoria”.
Qual è stato il giocatore bianconero che ti ha impressionato maggiormente?
“Devo dire che tutti i giocatori della Juventus hanno fatto una grandissima stagione. Ma Vidal è il giocatore che mi è piaciuto di più, perché lavorando con serietà nella Juve, ha avuto una crescita esponenziale tale da instaurare una leadership di centrocampo che è nota a tutti. Un vero guerriero, capace di fare la differenza. Un altro giocatore che mi è piaciuto tanto per continuità e rendimento è stato Barzagli. Poi, non voglio dimenticare Pogba; un giocatore giovane che è cresciuto tantissimo ed è stato la vera rivelazione di questa Juventus”.
Sei d’accordo con chi sostiene che il successo della Juve si racchiuda principalmente nella mentalità provinciale e nella fame di vittorie?
“Penso che la ferocia calcistica e un certo tipo di mentalità, Antonio Conte l’abbia acquisita soprattutto quando giocava. Si chiama mondo Juve, la capacità di indossare una maglia che ti deve dare lo sprone a vincere, perché non c’è alternativa alla vittoria e all’essere protagonista, conservando al contempo l’umiltà. Questi sono gli ingredienti che Conte ha saputo apportare alla squadra come suo imprescindibile credo calcistico. Poche parole, molta ferocia, cattiveria agonistica e ambizione, senza tuttavia mai perdere di vista l’umiltà, che è essenziale per avere idee chiare e giocare un calcio bellissimo e propositivo. Questa è la Juve”.
Pensi veramente che tra la Juve e le più titolate squadre europee ci sia tutto questo ampio divario di cui si parla tanto?
“ Non penso che ci sia realmente tutto questo divario. Il Bayern Monaco è in assoluto la squadra più forte d’Europa e la Juve è stata sicuramente sfortunata a doverla incontrare ai quarti di finale. Se gli fosse capitato il Borussia, il Barcellona o il Real Madrid, sarebbe andata avanti o, almeno, se la sarebbe giocata alla pari. Per questo, sono convinto che tra la Juve e le altre squadre europee non ci sia tutto questo gap di cui si dice tanto”.
Ma cosa manca realmente a questa Juve per ritornare a vincere dopo tanti anni la Champions League?
“ Vincere la Champions non è facile, indipendentemente dal fatto che ci sia un giocatore in più o in meno. Serve tanta fortuna e, al contempo, tutta una serie di episodi positivi, capaci di metterti in condizione di arrivare in finale e tentare di vincere, grazie anche al fatto di giocare un’unica partita. Tuttavia, dopo quest’analisi, devo ammettere onestamente che la Juve manca di un certo numero di fuoriclasse in grado di fare la differenza in campo internazionale”.
A proposito di questo discorso. Dopo l’acquisto di Fernando Llorente, la Juve sembra passare da Cavani a Jovetic, da Higuain a Ibrahimovic per colmare il vuoto di un vero e proprio top player. Tu cosa ne pensi?
“Penso che Ibrahimovic potrebbe essere un acquisto molto importante perché è veramente forte, è un vero campione ed è uno che vuole vincere, anche se, in realtà, non ha mai vinto la Champions ma è in grado da solo a far alzare il livello della squadra. Personalmente penso che Cavani sia il giocatore ideale per questa Juve che si rivede in lui dal punto di vista della mentalità, dell’agonismo e della fame di vittorie. Per il trentenne Ibrahimovic e, per la Juve, sarebbe un ritorno al passato, mentre con Cavani si instaurerebbe un rapporto calcistico più consono al credo tattico e alla filosofia di Conte”.
Qual è la differenza tra la Juve in cui tu giocavi e quella di oggi?
“Secondo me ci sono tante differenze. Innanzitutto è cambiato il calcio, anche a livello di mentalità di allenatori emergenti. Conte, per esempio, ha un calcio molto più dinamico, propositivo e bello sotto l’aspetto spettacolare. La mia Juve era diversa; cinica, meno dinamica e forse più consona ai tempi di un calcio diverso da quello di oggi, che si identifica in una maggiore qualità rispetto a prima. E’ il segno dei tempi, in cui tecnica e modi diversi di concepire il calcio si incontrano (ieri come oggi), in un unico obiettivo da raggiungere: la vittoria”.
Salvino Cavallaro
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