Capita di essere in vacanza, di trovarsi a Milazzo per un pomeriggio di relax nel Lungo Mare Garibaldi e lasciarsi cullare dai pensieri alla vista dell’immenso Mar di Levante. Seduti su una delle tante panchine, si scorgono in lontananza le numerose imbarcazioni che vanno e vengono dalle bellissime Isole Eolie. Uno spettacolo che non finiresti mai di ammirare. E intanto, sulla passeggiata, numerose persone s’incrociano tra di loro in un andirivieni tipico di chi ha voglia di camminare per mettere in moto muscoli e circolazione sanguigna. Il vociare gioioso dei bimbi che vanno in bici e rincorrono il pallone, è la sicurezza che in questa Marina Garibaldi di Milazzo non c’è alcun pericolo di sorta. E ci sta pure che in tutto questo splendido quadretto estivo, lungo la passeggiata passi pure un campione di calcio molto conosciuto: Christian Poulsen, il biondo danese che tutti ricordano per quell’increscioso episodio legato allo sputo in faccia ricevuto da Francesco Totti nel corso della partita tra la Nazionale della Danimarca e l’Italia nel corso dei campionati europei del 2004. Poulsen nasce il 28 febbraio del 1980 ad Asnaes in Danimarca. Centrocampista della Nazionale danese è attualmente svincolato ed è l’unico giocatore ad aver giocato nei cinque campionati più importanti d’Europa. Il biondo danese, infatti, ha giocato in Spagna, Inghilterra, Germania, Italia e Francia. Holbaech, Copenaghen, Schalke 04, Siviglia, Juventus, Liverpool, Evian TG e Aiax, dove ha chiuso praticamente la carriera dopo aver firmato nel 2012 un contratto biennale che l’ha legato alla società olandese fino a giugno 2014. Classico mediano di rottura, Christian Poulsen è stato anche impiegato come centrale o laterale di difesa a quattro. Il 14 luglio del 2008 firma un contratto quadriennale con la Juventus, che lo acquista per circa 10 milioni di Euro. Ma nella città di Torino resta solo fino al 2010, anno in cui fu ceduto anzitempo al Liverpool. Il giocatore danese non fu accolto in maniera esaltante dalla critica e dai tifosi, i quali erano ancora legati a quel brutto episodio con Totti, cui facevamo cenno pocanzi. Ricordiamo il titolo a tutta pagina del Tuttosport d’allora: “Purtroppo, Poulsen”. Segno evidente che tutti erano in disaccordo con la dirigenza di allora, formata dall’Amministratore Delegato Blanc, Secco e dall’allenatore Ranieri, per aver acquistato un calciatore che aveva fatto parlare di sé in maniera non proprio positiva e per essersi fatto la nomea di giocatore ruvido, arcigno e falloso. Ma non fu proprio così, perché nei due anni trascorsi a Torino in maglia bianconera, seppe rispondere sul campo con i fatti e non a parole. Ma a inizio stagione 2009, dopo un serio infortunio che lo lasciò fuori dal campo per tre mesi, Poulsen divenne la riserva del brasiliano Felipe Melo, un calciatore che per la Juventus si rivelò un vero e proprio flop. Così, ritornando al nostro casuale incontro milazzese con il campione danese, approfittiamo per fargli una veloce intervista seduti su una panchina del lungomare. Accanto a lui la sua famiglia composta dalla biondissima moglie e dai suoi figli che sono altrettanto biondi; un maschietto e una femminuccia davvero graziosi. Poulsen è gentile, ci stringiamo la mano e accetta anche di fare una foto e quattro chiacchiere con noi.
Poulsen, come mai ti trovi in vacanza a Milazzo?
“Ci torno tutti gli anni. Amo questa terra di Sicilia e il suo mare, così come l’apprezza la mia famiglia”.
Che cosa pensi di quello che sta accadendo alla Juventus?
“Conte si è rivelato il più bravo allenatore d’Italia, ma ha bisogno di motivazioni forti per poterle trasmettere ai suoi giocatori, i quali devono avere fame di vittorie. Tre anni fa, quando è arrivato alla Juve del dopo Del Neri, ha trovato terreno fertile per ricostruire una squadra e una gloriosa società che non poteva essere quella del settimo posto conquistato in campionato. E così, cominciò un lavoro intenso che ha portato la Juve a vincere tre scudetti di fila, due supercoppe e un punteggio da record che difficilmente sarà superato”.
Pensi che Conte sarà il prossimo C.T. della Nazionale Italiana?
“Penso proprio di sì. Ha tutte le carte in regola per poterlo fare e, soprattutto, troverà quell’ambiente adatto alle sue esigenze di selezionatore e a quelle motivazioni ideali, cui prima facevo riferimento”.
Quindi, non credi che le sue dimissioni siano la causa di una campagna acquisti non adeguata a quello che Conte stesso aveva chiesto alla società bianconera, per essere competitiva in Champions League?
“Non saprei rispondere a questa domanda, perché bisognerebbe essere dentro la questione”.
Che cosa ricordi della tua permanenza a Torino nelle fila della Juve?
“E’ stato un periodo che ricordo con piacere, anche se un infortunio ha complicato la mia permanenza tra i bianconeri”.
E di quello sgradevole episodio che è stato lo sputo di Totti, che cosa pensi a distanza di tempo?
“Sono cose che accadono in partita. Più di una volta ci siamo sentiti a telefono con Totti, e di quell’episodio non resta più nulla”.
Che cosa farai adesso che hai appeso le fatidiche scarpette al chiodo?
“Penso di restare nel mondo del calcio e di diventare un allenatore”.
Mentre accarezziamo la testolina bionda di suo figlio, chiediamo ancora a papà Christian se gli piacerebbe se da grande facesse il calciatore.
“No, preferisco che nella vita faccia altro”.
Non sapremo mai perché. Intanto ci salutiamo e, mentre lo ringraziamo per la gentilezza di un’intervista improvvisata ma esaustiva, vediamo che il suo sguardo si rivolge ancora al bellissimo panorama che Milazzo è in grado di offrire ai propri turisti. Chiunque essi siano.
Salvino Cavallaro
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