FRANCO OSSOLA, UNA VITA A RICOSTRUIRE L’IMMAGINE DI UN PADRE MAI CONOSCIUTO.


Forse è ancora troppo presto
per parlarne, visto che siamo solo agli inizi di Aprile, ma nell’atmosfera romantica
della tifoseria granata, si avverte già il profumo intenso di ricordi che ti
riporta a quella commemorazione ormai sacra del 4 Maggio 1949. Sembra incredibile,
eppure questa storia che è stata scritta e riscritta, visitata e rivisitata in
lungo e in largo dalla vasta letteratura granata, vissuta intimamente e
condivisa tra fratelli dello stesso DNA, resta pur sempre qualcosa che non sa
mai di stantio, di passato, di obsoleto, ma è sempre presente come se tutto fosse
successo ieri. E invece ieri non è stato, perché da quella storica tragedia in
cui l’aereo che riportava a Torino i leggendari calciatori del Grande Torino,
sono passati ben 67 anni. Franco Ossola, figlio dell’omonimo leggendario
campione del Grande Torino, assieme a Gigi Gabetto e Sandro Mazzola, è il
testimone indiretto di una tragedia che ha coinvolto le loro famiglie e gli
affetti più cari. Ci capita spesso di pensare a Franco Ossola e ci chiediamo
come possa essere la vita di chi non ha conosciuto il proprio papà, di averne
studiato la storia, di avere inseguito passo dopo passo i momenti della sua
vita, quasi a volerne emulare le gesta, condividere l’educazione, i valori, gli
intimi affetti mai vissuti insieme. E’ la storia di un bambino diventato uomo
in fretta, che ha trascorso la sua vita nel rimpianto di quell’attimo di un
giorno funesto, in cui suo papà perì tragicamente con i suoi compagni di
squadra e tutto l’equipaggio. Lui era ancora nel ventre della mamma e non poté
mai toccare con mano il viso di papà, aspettare una sua carezza, attendere un
sorriso rassicurante che potesse dargli fiducia per il sano crescere insieme. Così,
proprio come è successo ai più fortunati di noi che, troppe volte davvero,
abbiamo sminuito l’importanza di una presenza essenziale, di una figura che per
tutti i figli significa completamento, formazione, crescita, sicurezza. Eppure,
come dicevamo, il piccolo Franco diventato presto uomo, ripercorre la storia di
papà cercando di emularne dapprima le gesta sportive. Da calciatore non ebbe un
futuro, ma l’atletica, quella si, rappresentò per Franco Ossola una sorta di
rivincita contro un destino avverso, quasi a volere dimostrare a papà che lo
guardava dal cielo, il legittimo orgoglio di portare avanti il buon nome della
famiglia Ossola. Infatti, assieme a Pietro Mennea, Luigi Benedetti e Pasqualino
Abeti, Franco Ossola ha corso a Barletta la staffetta 4x200 che, in quel caldo
giorno del 1972, valse per quegli azzurri il primato del mondo per avere stabilito
il tempo di 1’21”15. Un record che resistette per ben quattro anni. Ma Franco,
trascinato ancora dai ricordi, viene ispirato dalla letteratura e scrive tanti
libri sulla storia del Grande Torino. E’ un tracciare il solco indelebile di
una vita, la sua, che attraverso la scrittura fa materializzare il suo
leggendario papà, facendo vivere ciò che avrebbe potuto essere e non è stato. Sono
storie che emozionano, che fanno riflettere, che ti riempiono di dolce malinconia
e ti fanno porre grandi domande sul senso della vita. E’ una grande storia,
quella di Franco Ossola, una storia che di tanto in tanto ci piace percorrere
come fosse una strada fatta da tante curve che non lasciano mai intravvedere la
diritta via. Tante tessere di un mosaico che l’avverso destino non ha mai dato
l’opportunità di completare.
Salvino
Cavallaro