IL GIOCO ANTICO DI MAX ALLEGRI


Che vinca o no lo Scudetto e la Coppa Italia,
pensiamo che l’avventura di Massimiliano
Allegri alla Juventus sia giunta al capolinea. Fermo restando i suoi meriti
nell’aver vinto quattro scudetti di fila, aver conquistato due finali di
Champions e altrettante Coppe Italia e Supercoppa, il mister di Livorno pecca
troppo di conservatorismo pallonaro. Il big match che la Juventus ha perso contro
il Napoli con un gol al 90’ di Koulibaly,
lascia aperte diverse considerazioni di carattere tattico che vanno oltre la
pur importante partita persa contro i partenopei di Sarri. Più che il merito degli avversari della Juve, salta sempre
all’occhio un certo tipo di atteggiamento di non gioco che i bianconeri di
Allegri mettono in mostra da troppo tempo. E pur con tutte le partite giocate
in un anno, che pesano inevitabilmente sui muscoli e sulla testa dei giocatori,
pensiamo che la causa negativa sia da ricercarsi proprio nel mettere sempre in
campo una squadra con chiari intenti difensivi, snaturando certe
caratteristiche tecniche dei suoi giocatori di centrocampo e d’attacco.
Ricordate Mandzukic centravanti da
area di rigore? Oppure Higuain
goleador del Napoli? E Dybala perché
è costretto a partire da lontano, rincorrendo sempre il suo marcatore in fase
di non possesso palla? E perché la Juventus di Allegri preferisce sempre essere
bassa, invece di imporre il proprio gioco con un sistema più moderno che vede
la difesa alta e un centrocampo aggressivo che dia maggiormente aiuto alle sue
punte? Sembra di ritornare indietro di 40anni, allorquando il calcio si
intendeva prettamente difensivo per poi partire in contropiede e magari vincere
a fatica una partita stiracchiata e priva di spettacolo. No, questa Juve ha
proprio bisogno di un ammodernamento mentale di un calcio fatto per imporre il
proprio gioco, pensando che sono gli avversari a doverla temere e non
viceversa. E poi basta con questa storia che la Vecchia Signora d’Italia vince
sempre perché ha tanta esperienza ed è cinica senza mai essere bella. Il calcio
moderno insegna che si corre per 95 minuti e oltre, che si fa possesso palla
sbagliando meno possibile, che si pressa alto inibendo il gioco ragionato dell’avversario.
Esattamente come ormai fanno tutti contro la Juve di Allegri. Dal Napoli per
finire alla Spal e al Crotone, tutti sanno che per non fare emergere i valori
tecnici che oggettivamente i bianconeri hanno, bisogna controbatterla sul piano
dell’intensità agonistica e dell’aggressività nel carpire la palla, sviluppando
trame di gioco d’attacco capaci di offenderla in maniera efficace. Per far
questo c’è assoluto bisogno di una preparazione fisica e mentale di base, che
agisca in maniera uniforme su tutta la squadra. E’ quello che vediamo nel
calcio moderno ad alti livelli. E poi perché non cercare mai di concepire il
calcio della grande bellezza, che dia anche spettacolo agli occhi degli esteti
del pallone? In fondo, non è scritto da nessuna parte che sviluppare il calcio
spettacolo non sia redditizio come chi si difende, soffre e cerca di non
prendere gol fino alla fine. C’è sempre un equilibrio di base, una logica
pallonara che non sfugge mai alla concretezza di vincere. Si può vincere giocando
bene e anche male, ma si può pure perdere giocando sia bene che male. Adesso la
Juve ha bisogno di cambiare registro. Sì, perché nel calcio ci sta pure di
soffrire per portare in porto una vittoria, ma non si possono fare fin dall’inizio
certi calcoli matematici che sanno di rinuncia e che reprimono l’inventiva di certi
campioni, i quali qualche volta devono essere lasciati a briglia sciolte. Allegri ha spesso mostrato la sua
insicurezza, prova ne è il suo continuo rivolgersi a suo vice Landucci per capire cosa fare. Non ci
sembra di avere visto altri allenatori di Serie A così dipendenti come lui.
Tutto fa! Anche questo!
Salvino
Cavallaro