IL TORO PAREGGIA CONTRO IL SASSUOLO E SCIVOLA VERSO L’ANONIMATO


Nell`ultima partita di andata,i granata evidenziano un periodo di appannamento.
tempo: 24ms
RSS
Reggio Emilia, 09/01/2017 -


Peccato! Questo Toro tecnicamente interessante e nuovo sotto l’aspetto della mentalità, sta ritornando a condurre un campionato anonimo. Segno che qualcosa non va ancora per potere ambire all’Europa. E’ davvero difficile porre in analisi un Torino che dimostra due facce di una medaglia, che dovrebbe essere uguale d’ambo i lati. Dopo una serie di sconfitte accumulate prima della pausa invernale, la squadra di Sinisa Mihajlovic si è presentata a Reggio Emilia con l’intento di portare a casa i tre punti in palio, per potere risalire posizioni in classifica. E, in effetti, abbiamo visto (almeno nel primo tempo) un Toro che ha dimostrato il giusto atteggiamento e la concentrazione tipica di chi sa che per centrare l’Europa ci vuole fatica, lavoro e grande coralità di squadra tra i vari reparti. Ma nel secondo tempo abbiamo visto più confusione che altro; così Ljajic e compagni sono tornati a casa con uno sterile 0 a 0 che non cambia la sostanza di un Torino che ha velleità europee. Così si esprime Mihajlovic a fine partita: “Sono amareggiato. Abbiamo fatto un grande primo tempo e questi sono due punti persi. Quando è così, e giochi un primo tempo con tutte queste occasioni, devi avere la cattiveria e la lucidità di segnare e fare tua la partita. Quando non la butti dentro, non vinci”. E’ proprio così, - Quando non butti dentro la palla, non vinci – è la legge del calcio. Ma adesso, in quest’anno magico di attaccanti di valore, il Torino ha l’obbligo di buttarla dentro questa palla. E allora perché non lo fa più come all’inizio? I motivi sono tanti: mancanza di cattiveria, di esperienza, di essenzialità e di umiltà nel capire, che essere cinici nella sostanza è più importante che specchiarsi e dire – “Quanto siamo belli” -. Ecco, forse questa potrebbe essere una delle cause tecniche e tattiche che affiorano nel Torino di oggi, il quale ha affidato la direzione d’orchestra a un Ljajic, che pur avendo grandi mezzi tecnici, pecca da sempre di continuità e maturazione. Da lui si pretende molto di più, proprio perché dal punto di vista della qualità tecnica si erge sugli altri. Ma il suo non essere in grado di prendere in mano la squadra da vero e proprio leader, non consente ai compagni di avere in lui l’affidabilità richiesta. Sono situazioni ed elementi chiari che non sfuggono, e sono l’emblema di un Torino che sta crescendo ma che non è ancora abbastanza maturo. Manca ancora qualcosa, quel qualcosa che potrebbe identificarsi in qualche acquisto che dovrebbe alzare l’asticella dell’esperienza. L’acquisto di Juan Iturbe, a nostro avviso non è male. Tuttavia, se visto sotto l’aspetto della sostanza nell’ambito della fase d’attacco e di interdizione, non si può pretendere che l’argentino rappresenti come per incanto l’immediatezza di un giocatore che deve ritrovare quella forma espressa nell’ormai lontano Hellas Verona di qualche anno fa. Questo giocatore da troppo tempo fa panchina, ed è giusto che gli sia dato del tempo per ritrovarsi, soprattutto in un ambiente totalmente nuovo per lui. Quindi, i problemi sono da ricercarsi nella squadra che deve essere aiutata a maturare nella sua globalità e non in un solo giocatore. Ljajic è un giocatore estroso che ha classe, tecnica, ma non garantirà mai l’ordine tattico e la continuità che gli si richiede. Era così con la Fiorentina, è stato così nella Roma e poi nell’Inter. Quindi, vedremo cosa accadrà in casa granata. C’è tutto il girone di ritorno per ravvedersi. L’Europa è lì, pronta per essere acciuffata da chi più se lo merita. Riuscirà il Toro?

Salvino Cavallaro                         

Salvino Cavallaro